Speciale Final Fantasy 35th – Final Fantasy VI: un capolavoro senza tempo

Quando si parla dei “vecchi Final Fantasy”, spesso si intende la generazione nata su PlayStation. Il riferimento è dunque rivolto ai titoli della saga a partire da Final Fantasy VII, arrivando in genere fino a Final Fantasy X, ovvero prima della fusione tra Squaresoft ed Enix.
Questo fatto sta ad illustrare come molti giocatori di Final Fantasy non hanno mai provato i primi sei capitoli della saga principale.
La nuova serie Final Fantasy Pixel Remaster è un’ottima occasione per recuperare facilmente alcune grandi perle della saga, riproposte con un’estetica moderna e, in alcuni capitoli, con una difficoltà più bilanciata, ma fedeli ai titoli originali.
Basterebbe provare anche solo l’ultimo di questi sei capitoli, che ha finalmente ricevuto la sua Pixel Remaster lo scorso 23 febbraio, per rendersi conto di cosa si sono persi molti giocatori prima di Final Fantasy VII.
Contro la guerra per brama di vita
Buffo il fatto che Final Fantasy VI Pixel Remaster sia stato pubblicato proprio il 23 febbraio, prima della notte che ha visto la Russia iniziare l’invasione dell’Ucraina.
In Final Fantasy VI è l’Impero Gestahl a voler espandere il proprio dominio, dichiarandolo apertamente senza scrupoli. Il potere dell’Impero sta nell’aver trovato il modo di utilizzare la magia scomparsa dopo l’antica Guerra dei Magi che portò il mondo alla rovina, assieme alla tecnologia, denominandola Magitek.
L’Impero ha già conquistato tre quarti del mondo di gioco, ed è in queste situazioni che nasce una Resistenza, ma la svolta che da il là alla storia è il giorno in cui tre blindati Magitek arrivano alla città di Narshe dove è stato rinvenuto un Esper congelato; un’antica creatura in grado di usare la magia.
Fra questi tre membri dell’Impero vi è una ragazza controllata mentalmente da una corona soggiogatrice, ma quando raggiungono l’Esper questo reagisce alla sua presenza, facendo sparire i suoi compagni.
La ragazza viene soccorsa e liberata dalla Resistenza: si chiama Terra e non ha ricordi, se non fugaci, del suo passato, ma è incredibilmente un’umana capace di usare la magia, motivo per il quale l’Impero Gestahl vorrebbe sfruttarla.
Inizia così la lotta di Terra e degli altri protagonisti per la pace e la libertà, contro chi per il potere è disposto anche a risvegliare antiche minacce portatrici di morte e distruzione, con il serio rischio di farsi sfuggire di mano la situazione.

Come accaduto in seguito con Final Fantasy XII, anche in Final Fantasy VI non sembrerebbe esserci un vero protagonista. Questa affermazione è dovuta al fatto che i personaggi di Final Fantasy VI, indipendentemente dalla loro secondarietà nella storia, sono caratterizzati come fossero tutti personaggi principali, o quasi.
La vera protagonista sembrerebbe essere Terra, ma Celes, per esempio, non è da meno, soprattutto nella seconda metà del gioco. E come si può non essere trascinati dal dramma familiare di Cyan? Ma anche la leggiadria di Locke, Edgar e Setzer nasconde dilemmi ben più profondi.
Dopotutto è con la tenacia o l’ironia che i numerosi protagonisti affrontano gli ostacoli presenti nella loro storia, impersonificati dell’Imperatore Gestahl, bramoso di potere e assolutamente senza scrupoli, e soprattutto dal suo braccio destro Kefka, vero e proprio antagonista del gioco.
Dall’aspetto di un giullare di corte, Kefka è una sorta di nichilista completamente pazzo. Agli ordini dell’Imperatore, prova semplicemente piacere nell’infliggere dolore agli altri. Kefka è una sorta di nichilista che disprezza la vita e vuole semplicemente annientarla.

Final Fantasy VI racconta una storia drammatica, dove i protagonisti subiscono batoste ancor peggiori di quanto avviene, per esempio, in Final Fantasy II.
Non si tratta di combattere un nemico che sta vincendo, o che infligge gravi perdite, ma di combattere e ritrovarsi sempre a essere colpiti duramente all’improvviso. L’ironia è l’unico elemento che stempera una situazione che arriva davvero a toccare il fondo, portando il giocatore a vivere una storia di resilienza vera.
La pixel art è tuttora in grado di raccontare i drammi di questa storia, accompagnata dalla magnifica colonna sonora riarrangiata sotto la supervisione di Nobuo Uematsu, lo storico compositore di Final Fantasy che, grazie ai mezzi moderni, ha forse potuto veder realizzate le sue tracce nel modo in cui avrebbe già voluto realizzarle nel 1994.
Un gruppo vasto in un mondo vasto
Final Fantasy VI è il capitolo della serie con il più vasto numero di personaggi giocanti: ben quattordici, dei quali solo due sono personaggi segreti, ma è la loro gestione a fare la differenza.
Oltre alla già citata ottima caratterizzazione per tutti loro, la storia divide spesso questo folto gruppo in modo tale di dare spazio a tutti loro sia dal punto di vista narrativo che ludico. Nelle sessioni finali di Final Fantasy VI, sarà bene aver potenziato almeno i dodici personaggi giocanti obbligatori.
Final Fantasy VI è il primo capitolo della saga a distanziarsi dal concetto di classi per i personaggi giocanti, offrendo loro la possibilità di essere allo stesso tempo unici ma anche liberi nel percorso di crescita.
Tutto ciò è dovuto alla presenza di abilità uniche per ogni personaggio, molto potenti, e allo stesso tempo un sistema di sviluppo della magia e delle statistiche legato all’uso della Magilite.
La Magilite permette in primis al personaggio a cui viene assegnata di evocare un determinato Esper, in modo tale da eseguire un attacco molto potente (anche difensivo, in alcuni casi), e offre il potenziamento di determinate statistiche finché la Magilite in questione resta assegnata, ma ogni Esper permette al personaggio anche di sviluppare determinate magie in maniera permanente.

L’ultima ma non ultima eccellenza di Final Fantasy VI sta nel mondo di gioco, difficile da raccontare senza fare spoiler (nel caso non foste interessati al non avere anticipazioni, potete leggere questo articolo).
Un mondo di per sé pieno di luoghi particolari, in grado di lasciare il segno sia per gli eventi che li riguardano sia per il loro aspetto estetico e ludico: Narshe, il Castello di Figaro, il teatro dell’opera, il Treno Fantasma, la città dei ladri, le torri, ecc.
La più grande particolarità del mondo di Final Fantasy VI, sta nel fatto che quando si arrivare ad avere l’impressione di aver visto tutto, di essere arrivati al culmine della storia, inizia un’altra storia ancora e un mondo di gioco tutto da scoprire, risultando entrambi toccanti per gli eventi e per il confronto con tutto il mondo che è stato esplorato in precedenza.
Un capolavoro senza tempo
Final Fantasy VI non viene sicuramente ricordato per essere stato particolarmente innovativo, sebbene siano evidenti alcune differenze con i precedenti capitoli (ad esempio, la grafica rispetto a Final Fantasy V). Non inventa nulla che, in fondo, non si fosse già visto in maniera diversa nei capitoli precedenti, tantomeno possiede qualche elemento che possa contrastare il salto tecnologico dei capitoli successivi.
Eppure Final Fantasy VI è un capolavoro senza tempo. Basta un gameplay semplice, con un sistema di progressione ben pensato e una difficoltà abbastanza ben bilanciata per far funzionare una trama e un world building eccezionali, finendo per creare un prodotto anche superiore ai capitoli più avanzati dal punto di vista tecnologico.
Basta la pixel art per rendere toccante il dramma di Cyan, di Celes e Cid, dell’intera storia di Terra, del mondo di gioco… La storia di Final Fantasy VI e il semplice fatto di poter interagire con essa e con il mondo nel quale è ambientato è qualcosa che resterà impresso per sempre.
Difficile spiegare tutto questo senza dare anticipazioni ai lettori, per tanto Final Fantasy VI Pixel Remaster, nonostante alcune censure e l’assenza di alcuni contenuti aggiuntivi presenti nella remastered per Game Boy Advance, potrebbe essere un’ottima occasione per recuperare questo titolo.