Viviamo in un momento storico molto strano. Ma davvero.
Siamo in mezzo a una pandemia da due anni, con un mondo che (almeno attraverso i media) sembra quasi congelato. Eppure non è così. Eppure le cose, seppur per vie traverse, si muovono. E in fretta.
Sì, perché il 16 settembre alle 00:02 UTC (da noi erano circa le 2 di notte), la SpaceX del buon Elon Musk ci ha portato tutti nello spazio! È stato il primo lancio interamente civile della storia: quattro cittadini americani, addestrati per circa sei mesi, sono stati per tre giorni in orbita bassa attorno alla Terra!
Ci sarebbero così tante cose da dire sull’intera missione che non basterebbe nemmeno un articolo dedicato con tutti i dettagli. Ma qui siamo su @alteagamersquad, cosa c’entrerà mai Elon Musk e le missioni spaziali? Semplice, ha reso possibile qualcosa che moltissimi videogiocatori hanno sempre solo sognato: viaggiare nello spazio, da civili.
Invasioni aliene e vita oltre la Terra
Alla sua uscita nel 1978, Space Invaders ebbe successo immediato- e non solamente perché “prima” i cabinati erano esclusivamente flipper.
Con l’allunaggio del 1969, infatti, lo spazio non era ormai più un luogo così lontano e irraggiungibile. Era un luogo fisico, reale, dalle potenziali scoperte infinite. Basti pensare che per i successivi dieci anni, moltissime sonde riuscirono a completare atterraggi morbidi su vari pianeti del Sistema Solare, a raccogliere e riportare a casa materiali proveniente da Marte, a scattare fotografie piuttosto chiare della composizione superficiale di Venere.

Era chiaro quindi che, se l’essere umano poteva inviare sonde spaziali su altri pianeti, qualunque società extraterrestre avrebbe potuto fare lo stesso.
C’è anche da dire che questa strana passione per le invasioni aliene, viene documentata già a cavallo tra Ottocento e Novecento: nel 1989, Wells pubblica “La guerra dei mondi”, storia che narra di marziani che, con sofisticate armi tecnologiche, cercano di conquistare l’Inghilterra. Verosimilmente, se ne era già parlato nei secoli precedenti.
Per questo non stupisce la grande attenzione che Space Invaders ottenne fin da subito, senza contare che il design degli alieni è ispirato proprio a quello descritto da Wells.
Il gameplay in sé è piuttosto semplice: controlli un mega cannone mobile e devi colpire tutti gli alieni, molto educati e tutti in file perfette in realtà, prima che arrivino alla Terra. Fine.
Ad oggi, abituati a cose mirabolanti, può farci sorridere, ma all’epoca era davvero rivoluzionario. E vi sfido, comunque, a provarlo e non rimanerne affascinati (e incollati allo schermo).

Esplorazione: nuovi universi, nuovi mondi
Quando nel luglio 2015 è stata ufficializzata dalla NASA la scoperta di Kepler-452 b, poi, si è dato il via a un nuovo capitolo della storia dello spazio.
Non solo la possibilità di vita al di fuori del nostro pianeta è concretamente possibile, per quanto ci è dato sapere, ma è addirittura probabile che sia al di fuori di questa Galassia. Non siamo gli unici a girare attorno a un Sole che annienta o permette di esistere: c’è anche Kepler.
La scoperta di nuovi pianeti è, anch’essa, alla base di un immaginario collettivo che fa capo a quel filone di opere come Guida Galattica per Autostoppisti, 2001: Odissea nello Spazio e lo stesso Interstellar, che con i suoi limiti e nonsense fisico-astronomici resta un godibile film ben scritto.

Probabilmente si è ispirato a tutto questo, Sean Murray, quando ha dato vita a No Man’s Sky, pubblicato da Hello Games nel 2018. Tralasciando i grossi problemi all’uscita e le varie espansioni che continuano ad arrivare, nonché la questione di quanto sia etico o meno rilasciare un gioco pieno di bug e non ancora in completa solidità (come? Qualcuno ha detto Cyberpunk?), è del concetto dietro al gioco che mi preme parlare.
Perché Murray e la Hello Games hanno dato, a un sogno infantile, la dignità di esistere. Rotto, certamente, almeno in principio. Ma di un bello travolgente.
No Man’s Sky è l’idea di un futuro in cui viaggiare nello spazio per scoprire nuove galassie e, perché no, nuovi universi non sarà più così assurdo o fantascientifico. È l’immagine di un Universo senza più segreti – o meglio, con miliardi di nuovi segreti svelabili semplicemente viaggiando tramite una piccola navicella praticamente ovunque. Chi di noi non l’ha mai sognato?
Impostori, basi spaziali e Covid-19
Lo hanno rinominato il gioco della pandemia. E di fatto un po’ lo è stato.
Among Us è uscito nel 2018, ma non l’ha calcolato quasi nessuno fino al 2020. È l’incrocio perfetto tra lupus in fabula e un videogame. E ha il grande pregio di essere multiplayer.
Ci ha fatto sentire tutti meno soli, durante i lockdown, quando interi gruppi di dieci persone si riunivano nell’unico posto dov’era possibile vedersi (ovvero Discord) e cercavano di decifrare chi, tra i presenti, fosse il temibile impostore. Personalmente, ho dei bellissimi ricordi di quelle serate, con assembramenti nella zona delle luci che Conte sarebbe svenuto istantaneamente.
Ma, fin dal primo momento in cui ho aperto il gioco, mi sono chiesta: perché siamo nello spazio? Cioè, ci ritroviamo con altre persone all’interno di navicelle o stazioni spaziali, o addirittura su basi di un altro pianeta. Ma perché?
Ovviamente non c’è una vera Lore (almeno non ufficiale…), né tantomeno la Innersloth si è preoccupata di inserire spiegazioni di sorta all’interno del gioco. Almeno, per ora.

Sì, decisamente: siamo in un periodo storico davvero strano.
La realtà sta correndo molto velocemente (quasi alla velocità della luce, sembrerebbe) e, a tratti, sembra sovrapporsi a tutto questo immaginario fantascientifico appena visto.
Era una sensazione già provata quando, all’inizio della pandemia, il panico aveva portato a immaginare eventi catastrofici alla The Last of Us.
Certo è che in questo caso fa meno paura: in fine dei conti, cosa potrà mai succedere su una navicella, da soli, a miliardi di milioni di anni luce da casa…