To the Moon Soundtrack: quella volta che un coniglio cantò alla Luna
“Quindi cosa pensi che siano davvero le stelle?”
“Non l’ho mai detto a nessuno, ma… ho sempre creduto che fossero fari. Miliardi di fari, ai confini del cielo.”
– John e River in To the Moon
(Fly me) to the Moon: chi guarda la Luna… e chi ci atterra davvero
Cantava così Frank Sinatra nel 1964, inconsapevole che appena cinque anni dopo sulla Luna ci saremmo andati per davvero. E non uso a caso il plurale. È vero: di fatto misero piede sul suolo lunare solamente i due astronauti Armstrong e Aldrin. Ma l’evento venne seguito in TV in ogni parte del mondo e quel “piccolo passo per l’uomo” fu decisamente enorme per tutto il resto dell’umanità.
La Luna ha da sempre avuto un forte impatto sull’immaginazione e sull’emotività delle persone: prima come luogo magico e irraggiungibile, che cela parte della sua identità, o a volte tutta; poi come posto accessibile ma del quale si conosce ancora troppo poco per placare la curiosità.
La particolarità del gioco di Kan Gao sta proprio nella strana e riuscita unione delle due situazioni appena descritte. Lungo tutto il percorso del gioco si ha sempre la netta sensazione che della Luna, di quella specifica luna che John vuole tanto raggiungere, si sappia qualcosa ma mai abbastanza: è mistero, ricordi sopiti, ma anche simbolo, più o meno inconscio, del desiderio di ricongiungersi a River.
Ed è proprio il personaggio di River e il loro forte legame a rendere il tutto così poetico. Parlare di To the Moon senza parlare del loro rapporto è come non parlarne. L’intera storia si basa, essenzialmente, su un amore sincero, non privo di difficoltà, resistente perché “elettivo”, figlio di quel desiderio infantile di raggiungere la Luna, così profondo da superare perfino la somministrazione dei betabloccanti e giungere nella mente distrutta di un John adulto e, inspiegabilmente, innamorato di quella strana ragazza dai capelli rossi e dal nome buffo.
“Everything’s alright” e la magia della Soundtrack
Con una delle voci più dolci e gentili che abbia mai sentito, Laura Shigihara è certamente la persona più adatta a raccontare questa storia.
Unico brano cantato, di fatto, dell’intero gioco, descrive perfettamente l’incapacità di River e John di esplicitare a parole molte cose l’una dell’altro, ma anche la completa consapevolezza di avere a fianco la persona giusta perché “until the stars all fall down/ they empty from the sky/ but I don’t mind/ if you’re with me, then/ everything’s alright”.
La vera magia, però, la compie in realtà tutto il resto della OST, a cura dello stesso Kan Gao. Così come la Luna diventa, nella fantasia dei bambini, la pancia gialla di un coniglietto, l’intera colonna sonora ci racconta di un mondo nascosto, una parte dei personaggi che nemmeno loro stessi esplicitano mai a parole, o che, addirittura, non sono nemmeno consapevoli di avere.
Come al solito, però, parlare di “tutto il resto della OST” (che trovate qui su Bandcamp) è praticamente impossibile, a meno di non monopolizzare i prossimi due mesi solamente con questo gioco. E siccome non mi sembra il caso, mi limiterò ad analizzare in particolare due brani (e un bonus…) che mi sembrano più identificativi del carattere generale di To the Moon.
Anya by the Stars: un personaggio che non è un personaggio
Credo che la reazione alla realizzazione del fatto che Anya, nome ricorrente e personaggio misterioso al quale River sembra affezionatissima, fosse di fatto il faro della scogliera, sia stata più o meno la stessa per tutti.
Un momento incredibilmente commovente e delicato, che denota stranezze in River e una estrema capacità di amare in John che, invece, non si fa troppe domande ma si “muove” nella stessa direzione emotiva della sua metà, pur non comprendendone al 100% i motivi.
Kan Gao è riuscito in questo brano a raccontarci non solo l’emotività dei due personaggi “umani”, ma quasi il punto di vista di quel faro che, secondo River bambina, non è altro che uno dei tantissimi fari ai confini dell’universo e che, esattamente come lei, cerca di comunicare senza riuscirci del tutto. Un faro praticamente solo che per la prima volta, con quei due giovani adulti, impara a conoscere cosa vuol dire sentirsi accettato, compreso, amato.
Bestest Detectives in the World: se non vuoi bene al Dr. Watts non puoi essere mio amico
Divertente, esilarante, a tratti cinico, fuori posto e apparentemente insensibile, si rivela essere uno dei personaggi più dolci e, sicuramente, meglio riusciti di tutto il gioco. Incredibilmente preparato nel suo lavoro, ama però mettersi in mezzo ai guai (tanto c’è la sua partner, la dottoressa Eva Rosaleene, a risolvere le cose) e curiosare in giro.
Ogni qual volta sentirete questo brano, preoccupatevi: ne sta per combinare una delle sue.
Presente, in realtà, anche quando dovrete cercare alcune cose in alcuni luoghi specifici del gioco, il brano rappresenta perfettamente il carattere sfaccettato del dottore che, nel profondo, combatte con mostri e paure ben più grandi di lui, piuttosto evidenti nei due piccoli Minisode.
Lo vediamo, infatti, in alcuni punti di To the Moon calare la maschera del cinico per indossare i suoi veri panni di essere umano sensibile e terribilmente perso dietro la sua collega.
Bonus: Warning (AKA best track ever)
Come non citare, infine, il capolavoro assoluto di Kan Gao, la sua traccia certamente meglio riuscita e più promettente dell’intera opera.
https://www.youtube.com/watch?v=mDMC77ktZEs
Ovviamente si scherza, e così fa lo stesso autore nel titolo del pezzo, lasciando trasparire che il carattere di cui To the Moon è intriso proviene direttamente dal suo inventore.
Un gioco commovente, dolce e raccontato in maniera divina che non toglie divertimento e leggerezza a una storia che prende, in fondo, le mosse da due bambini, una Luna che sembra lontanissima e quel coniglio con la pancia gialla e le orecchie blu che proprio non ci si spiega come ci sia finito, in mezzo a tutti quei fari ai confini dell’universo…