Frida: “la sintesi infuocata di un’esistenza”

“Sono nata nella pioggia. Sono cresciuta sotto la pioggia. Una pioggia continua nell’anima e nel corpo.”
È proprio Pino Cacucci con ¡Viva la vida! a dar voce alla grandissima Frida Kahlo nei suoi ultimi giorni di vita.
Cacucci nasce ad Alessandria nel 1955, è un giornalista, uno scrittore, un traduttore ed un viaggiatore. Ha scritto opere come Outland rock o Puerto Escondito, ma anche tantissime altre di grande valore.
¡Viva la vida! È un monologo della stessa Frida, delirante per la sua reclusione forzata che, piena della forza e della grinta che l’hanno sempre caratterizzata, racconta del suo incidente, del suo grande amore e del Messico.
Frida aveva 18 anni quando per uno scherzo della vita finì su un autobus che di li a poco sarebbe stato schiacciato da un tram. Parla dello scontro paragonandolo ad una bestia feroce che lentamente li divorava e parla di cio che realmente le rovinò la vita, di un corrimano che la trafisse nel ventre e che quando fu estratto le scaturì un urlo così assordante da allontanare quella che chiama Pelona, la morte.
Ciò che però si ripete è che la morte non andò mai via, ma restò al suo fianco ricordandole ogni giorno la sua presenza e prendendosi anche alcune rivincite come le vite dei figli che Frida non ha mai partorito.
Frida parla anche di un altro aspetto molto importante della sua vita, che in qualche modo le dava un motivo in più per lottare: Diego.
“Mi sono innamorata di Diego con una tale forza, una sorta di tale abbandono, che solo allora ho compreso cosa fosse l’amore.”
Frida conosceva Diego fin da bambina per la sua fama di pittore e traditore. Ciò che li avvicinò fu un giudizio che Frida gli chiese sui suoi dipinti e che folgorarono Diego per la loro bellezza e per le emozioni quasi crudeli di ognuno di loro. Da quel momento i due si scelsero e si amarono incondizionatamente. Si sposarono in fretta nonostante la famiglia di Frida non fosse d’accordo, ma entrambi erano consapevoli dei loro demoni e non si lasciarono dissuadere dalle loro intenzioni.
Da quel momento per Frida comincia un travaglio per tutta la sua vita che si alterna dalla voglia di morire a causa dei dolori e dell’incapacità di generare un figlio e la voglia di vivere per la pittura, per la politica di cui si interesserà sempre e per Diego che nonostante si tradiscano a vicenda entrambi sanno di essere l’incastro perfetto dell’altro e che per puro egoismo più si amano più si fanno del male.
“Figlia prediletta del Messico, Frida possedeva quel misto di fatalismo e prorompente energia che contraddistingue la sua terra.”
Così la definisce Pino Cacucci raccontando che Frida diceva d’esser nata nel 1910 insieme alla rivoluzione, e che se solo avesse potuto avrebbe combattuto tra le leggendarie soldaderas. Frida ed il Messico erano un tutt’uno, indissolubili, ed oggi infatti il suo volto appare ovunque in quella terra da lei tanto amata.
Pino Cacucci ha creato un capolavoro che successivamente è stato riprodotto anche a teatro. Da così voce a Frida Kahlo, grande pittrice ed idolo delle donne, durante gli ultimi momenti della sua vita, dove non rimpiange nulla e da valore ad ogni attimo vissuto.
È un piccolo libro che lascia molte emozioni, che ci fa conoscere una Frida che non si giudica ma si accetta e si valorizza così com’è. Cacucci brevemente riesce a trasmettere ciò che è stata Frida Kahlo in tutta la sua vita e ciò che ha lasciato la sua arte.
Consiglio dunque questo libro a chiunque abbia voglia di conoscere questa donna meravigliosa in ogni sua sfaccettatura perché anche se in modo sintetico Pino Cacucci ci ha racchiuso la vera Frida Kahlo.