E’ da tanto che volevo dirti: genitori e giovani di oggi, un dialogo che non ha mai fine

Non ci sono più i giovani di una volta: questo vecchio modo di dire sembra riecheggiare nell’aria sempre più spesso, tanto che non è più solo uno dei più frequenti argomenti da bar, ma progressivamente una tragica verità. Le testate giornalistiche infatti riportano attraverso tristi fatti di cronaca un disagio sempre più profondo delle nuove generazioni e un tentativo di comunicarlo non sempre chiaro a chi dovrebbe essere, invece, adulto e pronto a capirlo. Mi riferisco, ad esempio, alle vicende giudiziarie che hanno visto protagonista un amato professore saluzzese, piuttosto che i suicidi “per omosessualità” e i frequenti omicidi per raptus di varia natura.
Oltre a chiedersi che cosa veramente pensino questi giovani protagonisti dei fatti di cronaca e i loro coetanei, sarebbe opportuno chiedersi anche cosa pensano i loro stessi genitori e di qui aprire un profondo dibattito, non per tornare ai giovani di un tempo, ma bensì migliorare la vita di quelli di oggi.
Sono numerosi infatti i saggi di psicologi, educatori, insegnanti ed esperti di comunicazione per indirizzare i genitori a rapportarsi con i propri figli: da Paolo Crepet (per citare due dei numerosi titoli sull’argomento, Non siamo capaci di ascoltarli, Einaudi 2006 e L’autorità perduta. Il coraggio che i figli ci chiedono, Einaudi 2013) a Vittorino Andreoli (Lettera alla tua famiglia, Bur 2006, Lettera ad un adolescente, 2006), da Giorgio Nardone (Modelli di famiglia. Conoscere e risolvere i problemi tra genitori e figlia, Tea 2006) a Bruno Bettelheim (Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli 2002), la lista degli esperti è davvero molto lunga, ma raramente si lascia spazio alla realtà, ossia alle problematiche, ai sentimenti, alle emozioni e ai disagi reali della vita di ogni giorno.
Nonostante l’edizione non sia troppo nuova, ho trovato quindi nuovamente attuale E’ da tanto che volevo dirti, risultato di una selezione e di un collage del materiale raccolto da una campagna lanciata nel 2002 da Stile Libero per la quale i genitori italiani erano stati invitati a scrivere direttamente ai propri figli. In questo modo Giuseppe Caliceti e Giulio Mozzi hanno potuto raccogliere lettere, consigli, riflessioni, consuntivi di vita e testamenti spirituali, ricordi, inviti, segreti, sfoghi, paragoni tra l’infanzia e l’adolescenza di un tempo e quella di oggi, ottenendo finalmente una fotografia dei pensieri dei genitori allo specchio con se stessi e i propri figli, senza esperti, telecamere “alla Grande Fratello” o soap opera alla Una mamma per amica.
Sfogliando gli sfoghi di madri e padri di varie età, provenienza ed educazione, ci si può fare un’idea del mondo reale e di quello che sarà attraverso la fotografia degli educatori di oggi e dei risultati di domani. Non sempre però gli scenari sono incoraggianti. A tratti infatti ci si commuove, imbarazza e indigna o preoccupa, come, ad esempio, preoccupa una madre che dice di non voler essere autorevole e di preferire i propri figli indisciplinati. “Imparerete a vostre spese – scrive la signora – che è meglio essere gentili che irruenti, meglio adattarsi che chiedere, meglio riuscire graditi che sgraditi. Le buone maniere dovete impararle a poco a poco, più con il ragionamento che con l’imposizione“. A parte che le spese della selvaggia maleducazione di questi figli le faranno tutti, non solo i figli stessi, sembra essersi persa a tratti la convinzione che l’educazione vada insegnata, anche se difficile e poco piacevole. Non sempre l’esperienza dà i frutti che ci immaginiamo.
Ovviamente tra le pagine si ritrovano anche le preoccupazioni e le delusioni legate al «mestiere di genitore», i timori e le disillusioni, gli sforzi e le difficoltà, le incomprensioni, gli errori, la lotta con la droga e i fallimenti. E infine si raccontano le soddisfazioni e le felicità, il senso di riconoscenza e orgoglio, le certezze, le speranze, la voglia di tenerezza crescente mentre il tempo passa e chi si è cullato scalpita per andarsene.
Una raccolta da leggere, dunque, in cui sarà facile ritrovarsi nelle esperienze di qualcuno, sia come genitore che come figlio, ed utile per riflettere sui rapporti e sul ruolo stesso di genitore, per nulla naturale e che nessuno può insegnare, sebbene troppi lo diano per scontato, essendo così facile ritrovarsi a ricoprirlo.
di Annalisa Audino
21 settembre 2013
Info:
Titolo: E’ da tanto che volevo dirti. I genitori italiani scrivono ai loro figli
A cura di: G. Caliceti e G. Mozzi
Casa Editrice: Einaudi 2002
Pagine: 257
Prezzo: 8.50 €