Roma sud, medici di Base diffidano gli ospedali in difesa dei propri assistiti
Karl Jaspers, filosofo tedesco, lo aveva già intuito negli anni 50: la figura del medico difronte al progresso che la tecnica ha indotto alla disciplina medica è stata ridimensionata in negativo.
Ad oltre cinquant’anni di distanza dalla pubblicazione de Il medico nell’età della tecnica ci ritroviamo a prender atto dell’attualità dei suoi contenuti, proprio per questo motivo cercheremo con quest’articolo di farvi riflettere in tal senso sottoponendovi una diagnosi dello “stato di salute” della professione del medico di base.
Burocrazia, questa è la parola chiave che descrive meglio l’attività quotidiana del medico di base, costretto a passare la quasi totalità del tempo a compilare moduli informatici per l’INPS, per l’Agenzia delle Entrate, centinai di moduli certificativi (tutti diversi fra loro ed obbligatori), a fare chiamate infinite ai call-center per il CUP o a dover fungere da esattore del paziente per l’accertamento dei requisiti prescrittivi, dell’esenzione ticket, o dell’applicabilità di note prescrittive.
Una volta il medico, affermava Jaspers, era in grado di curare meglio i suoi pazienti grazie al contatto umano, a quel dialogo in grado di rendere le parole così forti da fungere in molti da casi da vera cura, non solo palliativa.
La burocrazia quindi è il nuovo male che affligge il medico ed anche il paziente, entrambi ne rimangono legati, ed entrambi ci rimettono: il primo è costretto a fare un lavoro che non è il suo, il secondo si trova davanti ad medico che, per forza di cose, non è in grado di svolgere al meglio la sua attività e quindi a curarlo adeguatamente. La conseguenza più grave è proprio il decadimento della qualità del servizio: il paziente diventa bidimensionale come lo schermo di un computer, la reciproca fiducia si trasforma in diffidenza, spesso, cosa ancor più grave il paziente tenta di fare da medico curandosi da solo con Google.
Per questo motivo quest’oggi vi parleremo di una lodevole iniziativa promossa ed ideata da uno di quei medici di base “imbalsamato” dalla burocrazia: lavora a Roma, si chiama Roberto Berti e nel giro di pochi giorni ha raccolto più di centro firme, di altrettanti medici di base della zona, a sostegno di una petizione rivolta verso i direttori sanitari del Policlinico Tor Vergata, dell’Ausl RMB, e del Policlinico Casilino.
La richiesta di questi cento medici di base? Semplicemente quella di far rispettare le regole ed evitare, almeno per il futuro, si legge nella diffida, di assumere:
«gli indebiti rischi legali derivanti da:
1. mancato corretto utilizzo del ricettario regionale per prescrizione di accertamenti;
2. mancato invio della certificazione medica di malattia (telematica /o cartacea) all’atto della dimissione dal ricovero o dal pronto soccorso;
tali omissioni abitualmente vengono compiute da numerosi Colleghi Medici Dipendenti Pubblici (SSN) che operano presso codesta struttura sanitaria, in cronico contrasto con le normative specifiche che regolamentano la materia.
Le norme sono purtroppo chiarissime, così come è purtroppo chiaro il costante comportamento omissivo di veramente troppi Colleghi Dipendenti Pubblici, che continuando ad essere posto in essere, forse perché fino ad ora incontrastato, determina un danno rilevante allo scrivente.
Ancor più grave è il danno ricevuto dallo scrivente quando gli assistiti vengono addirittura “dirottati” verso di lui, chiamandolo a supplire una omissione commessa , sicuramente in buona fede e per semplice grave disinformazione, dal Collega “dirottatore”.
Sembra lecito allo scrivente sollecitare lo spirito di collaborazione dei Sigg. Responsabili in indirizzo, affinché esaminino l’opportunità di adottare tutti i provvedimenti di loro competenza per informare tempestivamente e capillarmente i Medici Dipendenti Pubblici sugli obblighi normativi a cui essi sono soggetti per quanto attiene i precedenti punti 1 e 2».
Ecco un altro problema che imbroglia, ulteriormente il lavoro dei medici di base, il mancato lavoro, anzi le omesse responsabilità dei “Colleghi Dipendenti Pubblici”, che non adempiendo a dei loro compiti lavorativi come l’atto di dimissione dal ricovero ospedaliero, passano ai medici di base la compilazione di certificati che non sono proprio di loro responsabilità. Una situazione, come si evince chiaramente dal testo della diffida che con il passare del tempo diventa come marea sulla roccia: logora e lascia la superficie così insipida da far scivolare sempre più a fondo la qualità del servizio.
Noi di 2duerighe vi terremo informati sull’evolversi dell’iniziativa del Dott. Berti e speriamo che quest’articolo possa avervi fornito un quadro clinico abbastanza chiaro dello stato di salute del medico di base del nuovo millennio. State tranquilli presto arriveranno nuovi check up.
Enrico Ferdinandi
11 ottobre 2012