“La vita che ti diedi”: apparenza e inganno in scena al Teatro Quirino

“La vita che ti diedi” è l’intenso spettacolo teatrale di Pirandello che sarà in scena da martedì 9 dicembre a Roma, frutto della collaborazione di Marco Bernardi, regista, Patrizia Milani e Carlo Simoni, rispettivamente nei personaggi di Donn’Anna Luna e Don Giorgio Mei. Un‘opera questa che, poco più di novant’anni fa, veniva messo in scena per la prima volta proprio al Teatro Quirino. Un dramma che Pirandello ha descritto in una lettera la figlia come “la cosa più alta e pura che sia uscita dalla mia fantasia”.
Ed infatti in questa tragedia ritroviamo i temi cari alla riflessione artistica di Pirandello, riletti qui in chiave drammatica, che rappresenta il mezzo che l’autore usa per acuire i contrasti che montano nella trama e nella psicologia dei personaggi. Al centro rimane il contrasto tra il vero e l’apparenza, proiettato attraverso la lente distorta di una madre, Anna Luna, che rifiuta di accettare che il figlio sia morto; che rifiuta perfino di pensare che suo figlio possa essere quell’uomo rivisto dopo tanti anni di assenza, vivo eppure contemporaneamente così estraneo. Potrebbe una madre infatti sbagliarsi sull’identità del proprio figlio? Di qui la “lucida follia” che animerà la narrazione, ovvero la messa in scena del tentativo estremo di una madre di negare di fronte alle persone che le sono vicine la morte del proprio figlio. Tramite la figura di un protagonista, il figlio, assente dalla scena e chiuso in una stanza inaccessibile viene indagata la possibile di arrivare ad ingannare gli altri fino a tal punto da trasformare la propria fantasia nella realtà. È possibile fingere fino a credere che la propria finzione sia vera?
“La vita che ti diedi”, in scena al Teatro Quirino dal 9 al 21 dicembre, rappresenterà l’occasione di confrontarsi con queste tematiche che Pirandello non lasciò certo senza risoluzione. In poco meno di un’ora e mezza di rappresentazione senza intervallo verrà offerto al pubblico un dramma che lascia intravedere il labirinto di problematiche che solleva, e che, pure, non si abbandona mai alla complicazione, ma che rimane “puro” nella sua semplicità narrativa.
Daniele Di Giovenale
8 dicembre 2014
@DanieleDDG