ROMA CAPITALE : il malumore serpeggia sul filo
ROMA – A Roma ci sono anche le “isole felici” o, meglio, le “ strade felici”. Sono quelle dei quartieri bene, quelle dove risiedono personaggi della politica, gente di serie A che conta nei corridoi delle istituzioni. In queste oasi privilegiate, guarda un po’, non ci sono buche.
In qualsiasi altra zona, invece, Roma è caput mundi dello slalom. Il pedone è costretto a camminare con gli occhi fissi ai marciapiedi dissestati, pieni di avvallamenti e crepe. Il ciclista , da parte sua, è un eroe del rischio e purtroppo causa d’intralcio nel caotico traffico feriale. Al di là di quelle poche piste ciclabili in zone che lo consentono, la nostra città offre spazi stradali limitati soggetta com’è a vincoli archeologici. Quanto ai pendolari del lavoro che circolano in moto, a Roma devono fare i conti con la selva di automobili nelle ore canoniche. Una buca, una pozzanghera, possono essere causa di conseguenze rovinose: incidenti, cause civili, ripercussioni in ogni settore, da quello sanitario all’assicurativo e al giudiziario . Tutta una macchina mangiasoldi in movimento. Come a dire, buca tua vita mea.
La Capitale è una città particolarmente difficile da gestire. Anche a questo livello di governo urbano, deve fare gioco la politica del cambiamento, della rottura di certi schemi clientelari. Primo fra tutti l’assegnazione degli appalti, nella fattispecie dei lavori pubblici. Il ripristino del manto stradale rovinato dalle infiltrazioni d’acqua non può continuare alla maniera, tutta nostra, della cosiddetta “romanella” , interventi superficiali e frettolosi che, basta una pioggia, fanno riemergere tutte le magagne.
La nostra città non sembra essere all’altezza del modello che le spetterebbe . Negli sgangherati templi della sanità pubblica è là che s’incontra la gente e la gente parla, si sfoga. Una parola tira l’altra e si va a finire sulle solite responsabilità di chi governa il territorio urbano. Ogni “successore” appare meno determinante di chi lo precedeva. Le critiche non mancano, l’immagine supera i contenuti. E dalle responsabilità locali si finisce senza scampo a quelle nazionali, dove le voci si fanno più gravi facendo registrare un calo a livello popolare di certi indici di gradimento. Tant’è. Questa è l’aria che tira. Il ragionamento della gente semplice parte dalla pancia, dall’evidenza dei fatti, dalle difficoltà reali nella gestione della vita quotidiana, ogni giorno più complicata. E l’atteggiamento popolare non va sottovalutato.
Il malcontento continua a lievitare. Coi tagli e l’inconsistente quanto tardivo appoggio agli utenti del SSN, divenuto carente e caotico, chi ci guadagna sono le case farmaceutiche, che la fanno da padroni ad iniziare dallo studio del medico curante. Così che siamo costretti ad ingurgitare tutti le stesse medicine come polli d’allevamento… o meglio cavie di farmaci spesso dannosi. Gli unici esercizi commerciali a non chiudere sono le farmacie, veri porti di mare.
Avevamo iniziato a parlare delle buche stradali… ma è tutt’uno.
Angela Grazia Arcuri
6 ottobre 2014