“Ho fatto scarcerare un innocente” – Intervista all’Avv. De Simone
Il 19 ottobre 2013 Roma è stata preda di un corteo. Una grande manifestazione organizzata da diversi gruppi anarchici e politici. Alcuni di questi erano i “No-Tav”, ed altre note organizzazioni. Morale della favola? Sei manifestanti sono stati arrestati. Giorni dopo, però, il Gip non ha convalidato l’arresto chiesto dal Pubblico Ministero e i sei ragazzi sono stati scarcerati. Ad attenderli fuori dal carcere c’era un sit-in in loro sostegno e dei cartelloni con su scritto “Liberi tutti”. 2Duerighe.com è andato ad intervistare l’avvocato Catello De Simone, legale di uno dei sei giovani manifestanti che è stato scarcerato.
Avv. De Simone, cosa è successo durante la manifestazione di sabato 19 ottobre? Perché le forze dell’ordine hanno arrestato sei giovani tra i manifestanti?
Durante la manifestazione del 19 ottobre si sono riunite nel centro di Roma migliaia di persone, al fine di far valere i diritti della totalità dei consociati in un momento di conclamata criticità economico-sociale per il nostro paese e per il futuro dei giovani. Purtroppo nelle manifestazioni irrompono sempre coloro che non hanno nulla a che vedere con lo scopo nobile della manifestazione, ma la usano come strumento per spargere terrore e per danneggiare la città ed i cittadini romani. Le forze dell’ordine hanno arrestato i sei ragazzi, prelevandoli dalla folla, senza verificare se avessero partecipato agli scontri e /o avessero lanciato petardi, danneggiato negozi commerciali etc … Si trattava, infatti, di ragazzi incensurati che erano alla manifestazione per far sentire la loro voce, per dire basta alle vessazioni subite quotidianamente e per chiedere alle istituzioni di programmare un futuro migliore per le giovani generazioni.
Sono stati presi a caso tra la folla?
Si, come ho già evidenziato sopra. Non c’era nessun elemento potesse far seriamente sostenere una partecipazione attiva agli scontri avvenuti qualche istante prima.
Lei chi rappresentava? E’ il legale di uno dei sei ragazzi?
Io sono il legale di Massimo Forina, uno dei sei ragazzi tratti ingiustamente in arresto il 19 ottobre. Si tratta di un ragazzo incensurato, laureando in sociologia, che ha partecipato a diverse manifestazioni in modo civile, propugnando i diritti dell’intera collettività.
L’accusa sosteneva che i sei manifestanti avevano in tasca il foglietto con il nome dell’avvocato. Volevano portare avanti un’ipotesi di predeterminazione degli scontri, di organizzazione della violenza.
Non posso negarlo per la totalità dei manifestanti, ma sicuramente per il mio assistito che non ha mai fatto parte di associazioni o movimenti sovversivi; è il rappresentante di un’associazione studentesca nata esclusivamente per la tutela dei diritti degli studenti e per facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro. Non credo ci sia stata una predeterminazione agli scontri, anche se alcuni manifestanti si sono recati alla manifestazione con il solo scopo di spargere terrore. Proprio quest’ultima evenienza, ben nota all’opinione pubblica, ha fatto sorgere l’esigenza di prevedere aprioristicamente un legal team in grado di tutelare i diritti dei manifestanti (anche se non ravviso alcuna scorrettezza nella condotta anzi descritta, ad onor del vero, non avrei mai accettato professionalmente di far girare il mio nome in un corteo).
Qual è stata, a suo avviso, la motivazione che ha spinto il Gip Riccardo Amoroso a non convalidare nessun arresto?
Innanzitutto credo cha abbia rivestito particolare importanza la personalità ex art. 133 c.p. degli indagati, i quali erano completamente scissi da logiche criminali. Mi consenta di complimentarmi con il gip, il quale è sembrato molto equilibrato e non ha ricevuto alcun condizionamento dall’opinione pubblica, che chiedeva la condanna dei manifestanti.
Si ritiene soddisfatto di questa sua vittoria?
Si, decisamente! Sapere di essere stato l’artefice della scarcerazione di un innocente mi rende orgoglioso. Ulteriore gratificazione che abbiamo avuto io ed il mio validissimo collega Mattia Di Tommaso, è quella di aver indicato una pronuncia giurisprudenziale sulla mancanza di responsabilità de cd. resistenza meramente e sostanzia nel mero divincolarsi e dimenarsi in seguito all’arresto delle forze dell’ordine. Pronuncia che è stata integralmente trasposta nell’ordinanza con la quale il gip non convalidava l’arresto e respingeva la richiesta di custodia cautelare del p.m.
I sei ragazzi di che gruppo facevano parte all’interno del corteo?
Non posso parlare degli altri, ma come ho già detto il mio assistito era estraneo a qualsivoglia gruppo anarchico e/o di stampo delinquenziale, ma solo esponente di un’associazione studentesca completamente avulsa da contesti politici e criminali.
Lei ha qualche idea in generale su come evitare questi episodi?
Bella domanda. Questi episodi di violenza li viviamo quotidianamente per le strade di Roma, nelle manifestazioni sportive e nei cortei di piazza. credo che l’unico modo possibile per far diminuire episodi di becera violenza, sia quello di far riacquisire alla pena quella sua intrinseca funzione deterrente, ma non sparando nel mucchio come è stato fatto per il mio assistito, bensì individuando e condannando esemplarmente gli autori.
Come crede che possano essere meglio regolate queste vicende a livello legale? Sono necessarie, a suo avviso, tutte le misure di sicurezza prese giorni prima del corteo dalle forze dell’ordine?
Sicuramente non guasterebbe che la questura ed il prefetto concertassero delle misure volte ad evitare qualsiasi tipo di contatto, anche se una città come Roma deve necessariamente distribuire le varie forze dell’ordine su tutto il territorio, per evitare che una massiccia presenza degli operanti di pubblica sicurezza ad eventi del genere, possa lasciare vuoti sul resto del territorio capitolino.
Cosa bisognerebbe fare per evitare ogni volta gli stessi tragici episodi?
La manifestazione svoltasi il 19 ottobre era a forte rischio scontri e, pertanto, essendo preminente l’incolumità pubblica, qualora si dovesse ritenere di autorizzare un evento del genere, consci dei rischi che ne conseguono, si deve necessariamente chiedere l’ausilio di agenti provenienti da tutto il territorio nazionale al fine di individuare facilmente i responsabili di disagi e punirli ai sensi e per gli effetti della normativa penale vigente.
di Giuseppe Ferone
13 novembre 2013