Clicat: 190 dipendenti senza stipendio da due mesi, quale futuro?
Sono 190 gli impiegati della S.c. Ciclat, l’azienda appaltatrice che fornisce un servizio di assistenza meccanica ai mezzi di Atac, che stanno aspettando di percepire lo stipendio di agosto e settembre.
Ieri era attesa la delibera di 200 mila euro, da parte dell’Atac, a favore della Ciclat soldi che dovrebbero servire per coprire le mensilità ancora non pagate.
Ma la questione è molto più complicata di quel che si pensa, ai nostri microfoni, durante la manifestazione che ha avuto luogo lo scorso 16 ottobre, davanti la sede di Atac in via Prenestina, un dipendente della Ciclat ha affermato:
«La scusa è sempre la stessa Atac non paga, Ciclat non paga, il Comune non paga, la Regione non paga. Il ritardo nel pagamento degli stipendi è stato costante, sino ad arrivare in due occasioni a tre mesi senza percepire salario. Una cosa che come potete ben immaginare compromette non solo la salute, fisica e psicologica dei dipendenti, ma che fa crescere i debiti delle loro famiglie, fa ritardare i pagamenti dei mutui. Ogni giorno a molti di noi arrivano a casa avvisi di mancati pagamenti, bollette, come facciamo a sopravvivere?».
Un altro dipendente ha detto che, almeno 20 giorni fa, è stato chiesto alla Ciclat: «la documentazione riguardante il ritardo del pagamento degli emolumenti, per sospendere i muti ed i prestiti, ma la risposta è stata negativa, perché la Ciclat a sua volta ha richiesto queste documentazioni all‘Atac, che le ha negate».
Stress, depressione ed incertezza per il futuro, questi sono gli spettri con cui devono convivere quotidianamente questi 190 dipendenti: «Questa situazione -ci dice uno di loro- ci sta portando forte stress e depressione. Quanto dobbiamo ancora restare senza dignità mentre gli altri percepiscono stipendi da ricchi più super minimi, assegni ad personam, ed altri vengono assunti a chiamata diretta per scambio di voti e senza alcuna competenza nel campo del Tpl?».
Nonostante questo: «Tutte le mattine mi reco al lavoro puntuale -prosegue un altro lavoratore della Ciclat- striscio il tesserino e svolgo la mia mansione senza discutere, perché non ci deve essere la stessa puntualità nell’erogazione degli stipendi? Perché dobbiamo esser presi in giro da persone senza scrupoli che adoperano il motto ‘morts tua vita mea’ a danno dell’ultima ruota del carro? Aggiungo che il nostro poi non è un lavoro semplice. Ad esempio qualche giorno fa, lavorando su un bus guasto al capolinea, mi sono sentito deriso ed offeso da un gruppo di zingari che non solo offendevano me ma anche gli autisti e l’Atac, dicendomi che non ero capace a riparare i mezzi e oltre agli insulti mi hanno anche sputato sui piedi. I miei colleghi mi hanno trattenuto dal perdere il controllo, ma mi chiedo come sia possibile come delle persone che non pagano il biglietto, anche se prendono la diaria e vanno in giro a rubare, possano insultare un lavoratore che non prende lo stipendio da due mesi».
Quello che si chiedono tutti questi dipendenti è: quale futuro spetta all’azienda e a chi ne fa parte?
Enrico Ferdinandi
18 ottobre 2013