The Last of Us e Resident Evil 4 – Quando il remake è necessario?

Abbiamo bisogno di remake dei videogiochi? Se sì, di quali remake abbiamo bisogno? Domande che sorgono spontanee dopo i recenti annunci dei remake di The Last of Us e di Resident Evil 4, in arrivo rispettivamente il 2 settembre 2022 e il 23 marzo 2023.
I remake, piuttosto diffusi al giorno d’oggi, ricevono in media un’opinione paradossale: vengono accusati di togliere spazio ad eventuali nuove IP, ma allo stesso tempo si vorrebbe vedere persino dei remake di titoli che non molti ricordano.
A tal proposito, Resident Evil 4 e The Last of Us Parte I sembrerebbero essere per lo più due “operazioni nostalgia”, ma con un’attenta analisi è possibile scorgere delle sostanziali differenze tra i due rifacimenti.
Perché Resident Evil 4 e non Code: Veronica?
Tramite la saga di Resident Evil, Capcom è una delle software house che più sta puntando sui remake, ma contemporaneamente è anche un esempio di come remake e nuovi titoli vadano di pari passo.
La nota casa nipponica ha infatti intrapreso un nuovo corso, per la seconda volta, con la serie di Resident Evil, ma ha alternato il settimo e l’ottavo capitolo della saga con i remake di Resident Evil 2 e 3, permettendo ai fan di recuperare due giochi molto amati in versione moderna e con tante novità, tra cui la visuale in terza persona (in contrasto con la visuale in prima persona adoperata in Resident Evil VII e Village)
Tuttavia, Resident Evil 4 non sembrerebbe essere un capitolo che necessita di un remake, essendo ancora piuttosto godibile anche a distanza di quasi diciotto anni.
Forse sarebbe più interessante un remake di Resident Evil Code: Veronica, celebre spin-off della saga ambientato dopo gli eventi del secondo e terzo capitolo.
Classe 2000, Resident Evil Code: Veronica presenta la struttura della prima trilogia della serie, pertanto avrebbe senso un remake che lo renda moderno, allo stesso modo di ciò che è avvenuto con Resident Evil 2 e 3.

Il remake di Resident Evil 4 è dunque una pura operazione di fanservice? Solo in parte.
Innanzitutto, l’annuncio di un remake di Resident Evil Code: Veronica avrebbe fatto chiedere a gran voce lo stesso per il quarto capitolo, molto più della richiesta contraria avvenuta nella realtà dei fatti, ed è anzi una richiesta abbastanza timida.
Proporre un remake di Code: Veronica tra qualche anno, dopo Resident Evil 4 (e magari dopo Resident Evil IX), darebbe ben poco da ridire ai fan della serie.
In ogni caso, il remake di Resident Evil 4 potrebbe comunque avere molto da offrire rispetto al gioco originale (e a tutte le sue numerose edizioni). Al di là del comparto tecnico, certamente di gran lunga superiore nel remake essendo addirittura un’esclusiva per PC e console next gen, diversi aspetti del gioco originale possono essere migliorati.
Resident Evil 4 è oggettivamente considerabile un capolavoro del suo tempo nonché titolo rivoluzionario, ma paradossalmente, al giorno d’oggi potrebbero fare più effetto i titoli di Resident Evil antecedenti, sia originali che remake.
Ad esempio, il reveal trailer dello State of Play dello scorso 2 giugno, assieme a quel poco di gameplay mostrato dieci giorni dopo in The Capcom Showcase, ha dato l’idea di un remake dalle atmosfere più cupe rispetto al gioco originale, persino nei momenti con più luce, e questo andrebbe a migliorare uno degli aspetti più criticati già all’epoca.
Un altro esempio più tecnico riguarda il gameplay: Resident Evil 4 fu il primo videogioco in terza persona ad utilizzare la telecamera “over the shoulder”, ma è ben lungi dall’avere i controlli divenuti poi lo standard di tutti i titoli in terza persona.
Paradossalmente, nonostante sia stata la telecamera che rese fruibile la mira manuale con il joypad nei TPS, Resident Evil 4 resta un gioco che funziona meglio con mouse e tastiera.
“This time, it can be different. It has to.” Sembra quasi un monito la frase espressa da Leon S. Kennedy, protagonista di Resident Evil 4, al termine del trailer mostrato nell’ultimo State of Play.
Difatti, il sito ufficiale del remake di Resident Evil 4 parla chiaramente anche di “una trama riconcepita”: elemento delicato da trattare in queste operazioni, ma non particolarmente sbagliato quando si tratta di Resident Evil. Questo perché si potrebbe dire che la trama di Resident Evil è sempre stato il punto debole della serie, e il quarto capitolo non fa eccezione.
In verità, la trama di Resident Evil 4 è una delle meno problematiche, per il semplice motivo che non ci sono poi molti momenti narrativi nel corso del gioco, ma non per questo è esente da difetti quali personaggi stereotipati e talmente poco profondi nella caratterizzazione che verrebbero stroncati in due parole.
Cosa potrebbe cambiare nel remake, al momento, lo si può solo immaginare tramite il trailer e i rumors. Si sono viste sessioni fugaci con Ashley Graham che fugge in luoghi del villaggio nel quale non è mai presente nel gioco originale, così come si suppone che il contenuto extra “Separate Wades”, che vede protagonista Ada Wong, possa essere integrato direttamente nella main quest.
Secondo alcuni rumors dello scorso anno, la trama potrebbe addirittura avere nuovi collegamenti con Resident Evil Village.
The Last of Us Parte I: quando un remake è necessario?
Il Summer Game Fest 2022 non è stato così dissimile dall’edizione dello scorso anno: tanti annunci, forse troppi, senza destare particolare entusiasmo, e la sorpresa finale con l’annuncio di The Last of Us Parte I, il tanto vociferato remake di The Last of Us, in arrivo su PC e PS5. Peccato che il trailer fosse già finito sul web il giorno stesso tramite un leak.
In arrivo il 2 settembre 2022, questo remake ha scatenato tanto entusiasmo quanto contestazione. The Last of Us è un’esclusiva PS3 risalente al 2013, rimasterizzato per PS4 appena un anno dopo, dal comparto tecnico talmente valido che si difende benissimo anche a distanza di nove anni.
La grafica del gioco è sotto i riflettori in questo caso, poiché nessuno in Naughty Dog si azzarderebbe a ritoccare il comparto narrativo di The Last of Us. Il trailer del Summer Game Fest dà conferma di tutto ciò, avendo mostrato sessioni di gioco e cinematiche identiche all’originale, e soprattutto un paragone tra questo remake e la versione remastered che non sembra mostrare differenze così eclatanti, nonostante il nuovo motore di gioco.

Qualche dubbio in più potrebbe esserci sul lato del gameplay: se il motore di gioco sarà lo stesso di The Last of Us Parte II, lo stesso potrebbe valere anche per le meccaniche di gioco?
Anche in questo caso non si tratterebbe di una differenza netta, ma sarebbe qualcosa di più tangibile, soprattutto per quanto riguarda l’IA, se non fosse che il gameplay del secondo capitolo della serie è pensato per affrontare aree ben più vaste e in piena libertà: funzionerebbe con la linearità del primo capitolo? Dovessero venir ampliati gli scenari quanto basta (quindi senza stravolgere il gioco) sarebbe molto interessante, ma al momento si tratta di un’ipotesi remota.
Inoltre, tenendo in considerazione anche la fugace conferma di un videogioco multiplayer ambientato nel mondo di The Last of Us, vien da credere che The Last of Us Parte I non conterrà anche il remake dell’ottima e sottovalutata modalità Fazioni.
Insomma, The Last of Us Parte I sembrerebbe essere molto meno necessario come remake rispetto a Resident Evil 4, ma quand’è che un remake è effettivamente necessario?
In genere, viene considerato necessario un remake quando si intende riproporre in chiave moderna un videogioco attempato nelle meccaniche, in modo tale da renderlo fruibile anche per i giocatori, soprattutto più giovani, che non se la sentono di riscoprire un gameplay particolarmente obsoleto.
Tuttavia, seguendo questo ragionamento si potrebbero fare diversi esempi per contestare la situazione reale.
Ad esempio, perché Capcom ha deciso di partire con i remake da Resident Evil 2 in poi, ma ha lasciato il primo Resident Evil fermo al remake del 2002?
Il secondo, terzo e addirittura quarto capitolo meritano di essere riproposti in chiave moderna, e il primo invece dovrebbe restare fermo alla telecamera fissa e a tante altre meccaniche arretrate?
Non può trattarsi nemmeno di una questione di arretratezza grafica, dato che il remake di Resident Evil ha lo stesso motore di gioco di Resident Evil 4.

Spesso è proprio il voler ammodernare il comparto tecnico ciò che spinge a desiderare e realizzare un remake.
È il caso di Demon’s Souls, rimasto pressoché identico all’originale ma presentando una spettacolare grafica next gen, di fronte al primissimo motore grafico dei titoli di Hidetaka Miyazaki che sono sempre stati tecnicamente arretrati (com’è tipico della maggior parte delle produzioni nipponiche).
Inoltre, il Demon’s Souls originale è un’assoluta esclusiva PS3: non ha mai ricevuto porting di alcun genere, non è quindi giocabile in retrocompatibilità ma solo in streaming su PS Now (a breve su PS Plus Premium ed Extra).
Il caso di Demon’s Souls fa presagire un futuro simile anche per Bloodborne. Un titolo persino più recente (2015) di The Last of Us ma con maggiori necessità di una rivisitazione grafica e poco altro.
Trattandosi di un’opera autoriale, è bene che un eventuale remake di Bloodborne, così come quello di Demon’s Souls, non differisca dall’originale sul lato del gameplay, soprattutto per via del fatto che, probabilmente e a differenza di The Last of Us, non verrebbe sviluppato dagli stessi autori dell’originale.
Ma se dovesse trattarsi solo di una questione grafica, allora si potrebbe desiderare anche il remake della trilogia di Dark Souls, o addirittura di Sekiro, se non addirittura di Elden Ring, visto che tutte le opere di FromSoftware sono inferiori nel comparto tecnico al remake di Demon’s Souls realizzato da Bluepoint Games.

In verità, il termine “necessario”, utilizzato spesso in questi casi, non è il più adatto: nessun remake è davvero definibile “necessario”, come non lo è nessun videogioco e nessun’altra forma d’arte o d’intrattenimento.
Si possono fare analisi di mercato a riguardo, al fine di comprendere la situazione reale del mercato videoludico e come evitare, eventualmente, che la corda si spezzi.
Ad esempio, era abbastanza logico aspettarsi una nona generazione di console con il ritorno alla retrocompatibilità, dopo due generazioni piene di remastered per il motivo opposto (quante volte l’utenza avrebbe accettato di riacquistare lo stesso gioco migliorato?) nonché il motivo per il quale Sony riceve più critiche rispetto a Microsoft riguardo tutto ciò.
Tuttavia, ogni opera di questo genere è semplicemente una forma di libera espressione. L’acquisto e la critica è ciò che determina la validità di tale forma, e che lancia o meno il segnale dello spezzarsi della corda.