Kilowatt Festival: una nuova relazione tra artisti, cittadini e territorio

Kilowatt Festival, ideato da Luca Ricci e Lucia Franchi, porta da diciannove anni teatro, danza e musica, nel borgo di Sansepolcro (Ar). L’edizione di questo anno (16-24 luglio 2021) ha offerto come sempre una ampia panoramica della scena artistica italiana e europea (18 paesi europei presenti) con oltre 80 eventi, alcuni dei quali gratuiti.
L’affluenza è stata alta: i posti letto direttamente gestiti dal festival sono stati 916, con 2.000 pasti circa offerti agli ospiti grazie alla collaborazione con strutture locali, 16 tra hotel alberghi e b&b e 8 tra ristoranti e bar (come non ricordare qui la disponibilità e i sorrisi del ristorante Il Fiorentino, della pizzeria I Mengrigi, nella bella campagna aretina, del Caffè delle stanze e di tutti gli esercizi che ci hanno accolti).
Anche se il numero dei biglietti venduti non ha pareggiato il risultato dell’edizione 2019, i 3.219 ingressi paganti hanno superato quelli del 2020. Questo dimostra che il pubblico è tornato, vincendo le “paure pandemiche” e la sindrome della tana.
Kilowatt Festival, prima ancora che spazio culturale è spazio sociale che consente l’intrecciarsi e il consolidarsi dei legami tra cittadini, artisti e territorio.
Kilowatt Festival in questi anni ha sviluppato una nuova relazione tra artisti, territorio e cittadini.
Creando un progetto “visionario” di democratizzazione dell’arte: i “visionari”. Sono cittadini di Sansepolcro uniti dalla passione del teatro. Si incontrano in inverno per scegliere insieme, tra i tanti spettacoli inviati in video, quelli da presentare al festival estivo.
Scegliendo partner con cui condivide valori di sostenibilità e visione sistemica della vita. Come Aboca, che sviluppa un nuovo modo di curare con prodotti innovativi naturali al 100% che usano il potenziale delle sostanze vegetali per ridefinire il concetto stesso di salute, dinamico e costante riequilibrarsi di parti interconnesse tra loro. Per Aboca, tutto ha inizio dal campo, dalla terra. Oltre 1700 ettari di terreno tra Toscana e Umbria a coltivazione biologica. Perchè, come diceva Steinbeck in Furore, la terra non è solo nitrati e fosfati, ma anche sacro fascino dell’uomo che la coltiva, conoscendola, capendola e rispettandola.
Portando spettacoli o performence che danno all’arte una funzione sociale. Il teatro cioè, sviluppa nuove competenze incentrate sulla “mediazione”: prende per mano lo spettatore e lo porta o ad avvicinarsi a situazioni “diverse”, scomode, o a conoscere il territorio.
Come Eclissi, prima nazionale del trio composto dall’attore e scrittore Alessandro Sesti, dalla musicista Debora Contini e dal compositore elettroacustico Nicola Fumo Frattegiani: una performance per una persona alla volta, che affronta il delicato tema dell’Alzheimer. É lo spazio della fragilità dove ciascuno spettatore è invitato ad attraversare provvisto di cuffie, un percorso urbano, seguendo un signore strano che parla come un disco rotto, provando il suo stesso sgomento, il suo spaesamento.
Frammenti di vita, d’amore, di ricordi, ripetizioni continue, qualche fotografia, scorci di tessuto urbano. Mulinelli apparentemente senza senso che però, se ascoltati con attenzione, ricompongono con compassione e dolcezza, la filigrana di una vita che va dissolvendosi col dissolversi della memoria.
O Urban walk, Connecting views – 60’ di Sööt/Zeyringer, un progetto partecipativo sviluppato nel contesto di Be SpectACTive! che mette in contatto abitanti di Sansepolcro e di Vienna e chiede loro di indicare i luoghi cui sono più affezionati e i motivi.
Gli spettatori sono invitati a camminare per il borgo e scoprire cosi, attraverso gli occhi dei suoi abitanti, il territorio. Abbiamo incontrato una giovane donna che ci ha raccontato storie e aneddoti dell’arte del merletto a Sansepolcro facendoci scoprire la scuola del merletto, creata dalle sorelle Marcelli. Un’altra ci ha raccontato di un albero cavo, appena fuori Sansepolcro, un ventre cavo, una tana capace di offrire riposo e nascondiglio ai partigiani braccati dai fascisti.
Giuseppe, un ragazzo di 16 anni, studente di organo al conservatorio di Sansepolcro, ci ha portato nella cattedrale. È un posto magico ci dice, quando suono l’organo qui, entro in una dimensione diversa. Barbara, una “visionaria” ci ha portato ai Giardini di Piero, il cuore verde del borgo, che ha accolto lei, romana, e le sue attività sociali con bambini ed adulti.
E proprio i Giardini di Piero della Francesca, sono stati scelti dall’Associazione CapoTrave/Kilowatt come punto centrale di aggregazione e ristorazione, per consentire incontri, eventi e chiacchierate dopo-festival.
Kilowatt Festival: I Giardini di Piero, dove il pubblico torna ad intrecciare e consolidare relazioni sociali
Nei Giardini di Piero ci siamo incontrati, abbiamo scambiato le nostre idee sugli spettacoli, incontrato gli abitanti, i colleghi, gli artisti, mangiato invitati alla cena iraniana cucinata da Gurshad Shaheman, artista franco-iraniano che ha raccontato la storia collettiva e personale di un’emancipazione. Dopo le derive disgregative del covid, insieme, tra un bicchier di vino ed una chiacchierata, siamo tornati a disegnare il futuro, a fare progetti, ad abitare la notte.
Per questo siamo rimasti molto colpiti dall’ispezione del Nucleo Carabinieri-Forestali di Sansepolcro che, riscontrando una presunta irregolarità, nella fattispecie l’ assenza di un’autorizzazione formale da parte della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, davanti ai nostri occhi ha fatto smontare i tavoli, i palchi per il concerto, il camion cucina, malgrado un dossier di 135 pagine di permessi e autorizzazioni.
I danni economici per Kilowatt Festival e l’associazione sono certamente elevati e facilmente quantificabili. Meno quantificabili sono quelli di immagine che però forse sono perfino maggiori. Se per molti di noi questo episodio è stato sentito come un grande strappo nel tessuto sociale della cittadina, per i tantissimi operatori stranieri dello spettacolo presenti, è stato il solito, sorprendente, avvilente, “teatrino politico italiano” dovuto a incompetenza e/o campanilismi.
Resta comunque difficile capire perchè l’amministrazione, che dovrebbe aiutare le persone, le associazioni e la società in generale a procedere verso il bene comune, stimolando e sostenendo dialogo e partecipazione, lo abbia di fatto impedito, evitando qualsiasi mediazione.