Teatro Povero di Monticchiello, Isole d’istanti, un pellegrinaggio teatrale

C’è, nel titolo dello spettacolo del Teatro Povero di Monticchiello, Isole d’istanti, un gioco di parole che riassume molto di quello che abbiamo attraversato nei mesi di pandemia. Durante la notte del covit infatti, ci siamo scoperti “isole distanti”, in barba a globalizzazione e velocità che ci volevano una massa indistinta in movimento perpetuo.
Lo stesso momento di sgomento però, ha spinto tutti, isolatamente, a istanti di riflessioni. “Isole d’istanti” di interrogativi, di dubbi, di incertezze che, per un attimo, sembrano aver incrinato finanche l’idea del noi, del gruppo, della solidarietà: se siamo isolati infatti, non esiste più il “noi”.
Teatro Povero di Monticchiello: l’idea del “noi”
Quel “noi” che è all’origine del Teatro Povero di Monticchiello, quando negli anni 60 prende vita, mentre l’Italia vive una grande trasformazione economico-sociale e culturale.
Monticchiello, borgo medievale vicino Pienza che si è sempre retto sulla mezzadria, si spopola. Chi, per scelta o necessità, resta, si interroga su questa grande trasformazione. E lo fa coralmente, contenendo il proprio ego, riunendosi in piazza, ponendosi domande, provando a togliersi di dosso quelle croste di dubbio e di paura che ingabbiano.
E nel 1967 presenta il suo primo spettacolo, ideato, discusso e recitato dagli abitanti attori non professionisti. Inizia cosi una tradizione che ancora continua.
Anche quest’anno Il Teatro Povero di Monticchiello si è riunito in piazza. Gli abitanti hanno potuto farlo solo dopo che le normative anticovit lo hanno permesso. A novembre avevano scelto coralmente un argomento: la bella Torre di Monticchiello proprio in cima al paese, tornata, dopo varie peripezie, di proprietà pubblica.
Ma a maggio, quando dopo il confinamento si sono ritrovati insieme, hanno sentito l’urgenza di parlare del momento contingente, delle fragilità emerse, di quanto imparato e di come affrontare questa notte che sembra non essere finita. Prima di capire come tornare a fare teatro, c’è stato il bisogno di reinventare un modo di stare insieme: “ci siamo isolati, e noi, se siamo isolati, non esistiamo più!”
Teatro Povero di Monticchiello, Isole d’istanti, un pellegrinaggio teatrale
Lo spettacolo, dal 1 al 15 agosto 2020, quest’anno itinerante per consentire il distanziamento tra gli attori, ha preso via alle porte della città, con due armigeri che ci hanno fatto passare.
Incontriamo i bambini, che cercano nuovi giochi per poter continuare a stare insieme; il gruppo di teatro che sta preparando il pezzo sulla bella Torre; Andrea, che solleva la necessità di cambiare argomento. Ma anche la fidanzata, che dopo il confinamento è scivolata nella sindrome della tana, in quella dolce tentazione che può rappresentare l’assenza di assunzione di responsabilità.
Tornano in Isole d’Istanti, anche i fantasmi del passato e quella filigrana socioeconomica che in controluce si vede ancora: la mezzadria. C’è un che di verghiano nella quinta scena dove un umile contadino, che da parte “ha solo la miseria”, è umiliato dal padrone altero e al contempo affabile.
E il padrone di ieri, resta il padrone di oggi: la finanza!
Un promotore finanziario della International Bank of Val D’Orcia, ci aspetta con le sue doti eccelse di publik speaking per “fottere”, ieri come oggi, con stile.
Su un maxi schermo, in zoom, seguiamo la lezione online di giovani studenti, con un professore paziente, che cerca comunque di tenere saldo il legame fra loro nonostante le difficoltà anche tecniche, specchio di questa Italia ancora lontana dalla tecnologia. Permane l’eco della scuola di campagna di ieri, quando le difficoltà erano di altra natura e i bambini arrivavano a scuola sporchi di fango, dopo aver munto le mucche o governato i maiali.
Ci spostiamo ancora e troviamo il sindaco che sorpreso dalla nostra presenza, con un pizzico di vanagloria, invoca subito la parrucchiera.
Prima della fine di Isole d’Istanti incontriamo la banda del paese e con lei quell’antico dilemma di Antigone: una comunità, perchè sia considerata tale, deve prendersi cura anche dei suoi morti. Il rispetto della grammatica della morte, può trascendere la politica e le leggi umane che la impediscono?
Isole d’Istanti si conclude nella piazza, arrivo metaforico di questo pellegrinaggio teatrale, dove tutti, noi del pubblico e loro che recitano siamo sospesi tra l’identità passata e quella futura. Tutti dobbiamo imparare infatti a fare un po’ diversamente quello che facevamo prima per tornare comunque all’idea del noi.
Il Teatro Povero di Monticchiello, nel cuore della Val d’Orcia, è un esempio di socialità davvero raro, che vi invitiamo a conoscere.
Tutte le info su www.teatropovero.it