Kilowatt Festival, focus su coppia e famiglia
Si è concluso da pochi giorni, Kilowatt Festival, ideato da Luca Ricci e Lucia Franchi, che a Sansepolcro (Ar), promuove linguaggi artistici contemporanei. La XVIII edizione che si è svolta dal 20 al 26 luglio 2020, ha presentato, su palchi all’aperto e nei chiostri del borgo, nel totale rispetto delle normative da Coronavirus, 38 spettacoli.
Di alcuni abbiamo già parlato in Kilowatt Festival, vitalità e rinascita.
Ci vogliamo ora soffermare su tre lavori, che in qualche modo ci sono sembrati legati tra loro. Ruotano infatti attorno al tema della coppia: la prima scoppiata, la seconda ben salda, la terza con figlio adolescente.
Kilowatt Festival: Spezzato è il cuore della bellezza, Piccola Compagnia Dammacco, danza equilibrata del dolore di un tradimento
La Piccola Compagnia Dammacco (Modena) ha portato una splendida anteprima, un lavoro di grande costruzione teatrale: “Spezzato è il cuore della bellezza”. Ideazione, drammaturgia e regia sono di Mariano Dammacco, anche in scena insieme a Serena Balivo e Erica Galante.
Il tema è lui, lei, l’altra in una danza equilibrata del dolore di un tradimento, tra tragedia, umorismo e poesia. Serena Balivo, la lei tradita, è sul palco semivuoto, illuminato dalle belle luci di Stella Monesi, “buia”, appesantita da abiti ingombranti. La sua voce è quasi incredula, pesante, vuota. Ogni parola è un macigno di marmo, che porta con se, un grappolo di emozioni che vanno però in direzioni diverse.
Noi infatti pur sentendo i contorcimenti del suo ventre, ridiamo più di una volta. Come quando racconta di lui e dei suoi ripetuti inviti a lei a guardarsi dentro per vedere la fine del loro amore. All’ennesimo invito, lei gli sferra un pugno sul naso ed esce molto sangue, la sola cosa che, a detta di lei, lui aveva dentro.
O come quando racconta che lui, per convincerla della fine della loro storia, le parla del suo cane, che aveva da piccolo, Cochi. Il cane, per evitare di sentire un dolore molto forte ad una zampa, aveva assunto una posizione antalgica proprio come, sempre a detta di lui, facevano loro per evitare di vedere che era finito l’amore. Trovare il ridicolo delle cose negative, ci aiuta a superarle!
Alla sua versione di donna tradita che alterna momenti di grande ironia al dolore, fa da contraltare quella dell’amante, sempre la Balivo. Questa volta è “luminosa”, rigorosamente bionda, angelica e naive.
Le due narrazioni, pur con contenuti e registri diversi, sono come le coordinate di una battaglia navale che mettono a segno la posizione di un lui inconsistente, irresponsabile, incapace finanche di trovare il coraggio di raccontare della propria separazione alla mamma.
Lui che ora è pronto, dopo 10 anni di vita insieme, a scappare con un’altra, a fuggire dalla sua vita, che poi sarebbe anche quella di lei. Vive in un film dove ha sempre ragione lui, interpreta tutti i ruoli e si assegna dei premi. Non compare mai in scena, né ha voce. Al suo posto però, appaiono figure con grosse maschere, in atmosfere oniriche e surreali, che danzano al ritmo di piacevoli musiche sudamericane.
Lo spettacolo incanta. Il finale però lascia perplessi. Non abbiamo capito se perchè arrivato all’improvviso, come una caduta imprevista, o se perchè avremmo desiderato seguire la Balivo ancora per tanto tempo.
Kilowatt Festival: Trent’anni di grano Teatro delle Ariette
Una storia riuscita di coppia è invece “Trent’anni di grano”, narrata dal Teatro delle Ariette.
Il Teatro delle Ariette, presso Valsamoggia, in provincia di Bologna, è un’associazione culturale che produce, organizza e promuove un tipo di teatro particolare che si fa principalmente nelle case, nei forni, nelle scuole, per le strade, nelle piazze, nei campi. Nasce nel 1996 nell’omonima azienda agricola dei fondatori, Paola Berselli e Stefano Pasquini coppia anche nella vita, che fa teatro, agricoltura e piccolo allevamento.
Il loro teatro è connotato da un forte senso di convivialità, una grande voglia di stare insieme, di agire sulle relazioni sociali e di condividere, oltre a pensieri e sentimenti, anche vino, formaggi, salumi, tigelle e tagliatelle preparate in loco da loro. Anche questa volta Stefano Pasquini e Maurizio Ferraresi hanno preparato davanti ai nostri occhi, buonissime tigelle che alla fine abbiamo mangiato accompagnate da vino e salumi.
Lo spettacolo che hanno portato a Kilowatt Festival “Trent’anni di grano” è una sorta di diario della loro vita quotidiana di coppia molto unita. Fa da sfondo, la vita di un campo di grano adottato vicino a Matera.
Il grano come simbolo di ciclicità, rinascita, speranza, lavoro, fatica. Sempre biologico, sempre in piccoli appezzamenti, seminato a mano. Il grano come antico patto tra uomo e natura, ma anche come un’alternativa di vita, diversa da quella veloce tra diete, abbuffate, beauty farm e botulino. Riceviamo con curiosità anche una spiga ed una lezione rituale e corale su come spigolarla.
Paola Berselli racconta del grano e regala immagini suggestive di un mondo contadino scomparso, ma che ancora vive nei loro gesti antichi e ripetuti, tra coltivare, mietere, fare pane e conserve. Talvolta indugia, con un’insistenza che può risultare stucchevole, sulla loro grande storia d’amore. Come quando immagina tra molti anni, Paolo, il suo compagno, seduto su una sedia a rotelle intento a guardare il campo di grano e lei ai suoi piedi, nell’atto di diluirsi nella natura, in una visione panica, tra grano, terra, erba.
Kilowatt Festival: Tre, ScenaMadre
Fresco, allegro, verosimile è Tre, di ScenaMadre, piccola compagnia ligure nata da Michelangelo Frola e Marta Abate. Una riflessione divertente su come l’economia ormai condizioni la vita della nostra società, anche della famiglia.
Lo spettacolo è per tutti e ruota intorno alle dinamiche genitori e figli adolescenti. Un labirinto di sedie ingombra il palco. Tra queste si muovono i due giovani genitori apprensivi e inesperti cercando di aprire varchi per il figlio. Rivaleggiano tra di loro per ingraziarsi l’adolescente; cercano di fargli spazio fisico, ma gli tolgono l’aria; prevengono i suoi bisogni rendendolo incapace di riconoscerli. I genitori non hanno fatto ancora i conti con il proprio passato.
Lui, figlio di separati ricorda i litigi dei genitori per la casa, libri, gomma da cancellare, zaino. Lei, sente talmente tanti rumori spettrali in soffitta, che sono stati costretti già una volta a cambiare casa. Ora si sono rivolti ad Amanda, una app che dà suggerimenti con voce suadente. È stata studiata e pensata per gli equipaggi di aerei che cadono per mancanza di comunicazione e subito dopo adottata da società. Ora che la famiglia si sta trasformando da primo nucleo sociale in una “family azienda”, Amanda dà validi contributi per arrivare al successo, annullando la complessità delle relazioni. E invita a cumulare punti per ritirare premi fantastici!
I protagonisti, i giovanissimi Giulia Mattola, di 28 anni, Francesco Fontana di 25 e Simone Benelli di 15 ci offrono tutta la loro freschezza e la loro scoppiettante energia.