Malamore: non c’è saltimbanco che non ami il suo re

Al Teatro Libero di Milano a Gennaio 2019 è andato in scena Malamore, uno spettacolo che ha ad oggetto la violenza del partner sulla donna.
Andrea Maria Brunetti firma drammaturgia, regia e musiche.
In scena, al centro del palco, un trono di pietra rialzato da terra; accanto, appeso ad una stampella, un regale abito da sposa; sulla destra, una scala appoggiata alla parete, dove in alto, c’è l’unica finestra; sulla sinistra un grande vaso con profumati girasoli e un giaciglio di paglia poco distante.
É qui che riposa il buffone di corte, con tanto di calzamaglia e cappello a due punte. Si alza inquieto, sentendo imprecare il re che dorme sonni senza riposo, popolati da cani randagi che lo vogliono divorare.
Comincia in toni fiabeschi e fanciulleschi Malamore. Il pubblico segue inizialmente divertito il dialogo talvolta in rima e apparentemente surreale dei due bravissimi attori, Luigi Guaineri, il potente re e Alessia Vicardi, il suo buffone. Il re ha freddo, e se il re ha freddo cala il freddo sul regno, per questo il buffone si appresta a portare coperte; il re vuole piangere e il buffone deve offrirgli lacrime, vuole ridere e il buffone deve offrirgli il riso.
Presto però la fiaba lascia trasparire altro: il regno della violenza domestica.
La delicatezza e brillantezza del testo unitamente alla bravura straordinaria dei due attori, accompagnano il pubblico per le varie tappe della stessa.
A ben vedere infatti, il buffone che avanza con la schiena piegata, con movimenti a scatti, quasi avesse paura di qualcosa di invisibile, con quella faccia ilare che cela una smorfia di terrore, non è un uomo, ma una donna. É la moglie del re che ha perso la sua identità, non ha più idee, non ha più forza. É soggiogata, umiliata, sopraffatta. Ha finto per tutta la vita, come il Re voleva, ha rinunciato a tutto: al suo amore, al suo sesso, alla sua vita.
Di notte dorme con gli occhi socchiusi, le palpebre non riescono mai serrarsi del tutto, tanta è la paura di uno scatto di ira, di violenza fisica, sessuale, verbale, psicologica da parte del re. Quello che poteva dare l’ha dato e quello che non voleva dare lui se lo è preso con la forza. Ora lei vorrebbe scappare, ma non può, perchè, paradossalmente “non c’è saltimbanco che non ami il re”.
Lui ha un bisogno costante di approvazione per colmare la sua fragile autostima; ricerca in modo spasmodico di controllare tutto della vita di lei per timore che la propria autorità sia messa in discussione; distrugge tutto ciò che ama, in primis la vitalità e l’autonomia della donna, da cui è attratto ma che vive come minaccia di abbandono.
L’umanità si assottiglia, non c’è spazio per colori, sentimenti, gioia
Il re da ordine che le campane smettano di suonare, colpisce con violenza quei girasoli profumati che lei con amore ha accudito, uccide la piccola figlia di sette anni perchè teme che la madre la metta contro di lui e che rivolga solo a lei il suo amore. La bestialità invade tutto “Ma questo regno è un canile! Siamo circondati dalle bestie randage! Uccideteli! Perché non li hai fatti ammazzare come ho ordinato?”, dice stizzito il re.
Ogni tanto sembra che la scena sia illuminata da speranze illusorie: forse il re può cambiare, forse la sua violenza può cessare; o si invertono, per un attimo, i ruoli di vittima e carnefice.
Ma poi ritorna il buio, il freddo, la morte.
Colpisce che sia un uomo a scrivere un testo che cela una grande sensibilità verso la donna e una profonda conoscenza dei meccanismi a spirale della violenza.
Malamore è una bella fiaba moderna per tutti, anche per bambini perchè, come disse Calvino, “le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere”.
Teatro Libero, via Savona 10, 20144 Milano
Tel 02 8323126 | biglietteria@teatrolibero.it
Malamore
drammaturgia, regia e musiche, Andrea Brunetti
con
Luigi Guaineri
Alessia Vicardi
disegno luci Francesco Speranza
produzione Effetto Morgana
Testo vincitore del Premio Flaiano 2006