Street Fighter, Assassin’s Fist. Dal videogioco al piccolo schermo

Quello che fino a qualche anno fa era considerato un mondo di nicchia e di interesse parziale, oggi è forse uno dei più importanti e in crescita esponenziale: il mondo nerd.
La trilogia di Christopher Nolan su Batman e la serie Tv Gotham, due trilogie dedicate a Spiderman distanziate da appena cinque anni, Ant-Man e Deadpool, una decina di film sugli X-Men, L’uomo d’acciaio e Batman vs Superman, Suicide Squad, Civil war, The Avengers. Campioni di incassi e budget enormi sono dedicati a trasposizioni da fumetti o videogiochi. Nel 2016 uscirà un film dedicato alla saga Assassin’s Creed e un altro che racconterà la storia dell’universo di Warcraft.
Di pari passo procede l’evoluzione dell’uso di internet e sempre più persone si affidano allo streaming per seguire senza vincoli film e soprattutto serie tv, un altro mondo che sta esplodendo per diffusione e investimenti.
Street Fighter, Assassin’s Fist si inserisce in un contesto decisamente fertile per essere apprezzata. Lo stesso prodotto, anche solo ipotizzato dieci o quindici anni fa sarebbe risultato ridicolo; oggi è un prodotto credibile e serio.
Il videogioco di Street Fighter è probabilmente il picchiaduro più famoso e celebre, insieme a Mortal Kombat e Tekken. Una generazione intera è cresciuta coi suoi personaggi e ha passato con loro ore e ore. Adesso i protagonisti della saga, Ryu e Ken, tornano nel piccolo schermo con quello che sembrerebbe un esperimento molto riuscito: una web series di soli sei episodi, dal minutaggio ridotto di venticinque minuti.
Un budget molto basso, pochi attori e molta lungimiranza hanno permesso a Joey Ansah e Christian Howard, registi, sceneggiatori, produttori e interpreti, di ottenere abbastanza visualizzazioni e successo da procedere con un sequel che narrerà le origini di altri personaggi della saga.
Street Fighter, Assassin’s Fist racconta la storia di Ryu e Ken, della loro amicizia e competizione, del loro addestramento e di come hanno conosciuto l’arte marziale Ansatsuken. Tramite vari flashback viene inoltre mostrata la storia del loro maestro Gouken e soprattutto la nascita del demone Akuma, personaggio molto amato dai fan della saga videoludica.
Questo format è vincente. Il titolo è di interesse per i nostalgici, azione e leggerezza sono dichiarate, ma l’ambientazione allegra e spensierata si alterna con un’altra oscura e cupa che stupisce e intriga.
Il minutaggio è quello tipico delle sitcom e appena sei episodi sono il numero giusto per non abbandonare l’opera.
Impossibile non vedere questa breve web series, arrivata in Italia grazia a Netflix, per chi ama la saga; ma è consigliabile anche a chiunque voglia approcciarsi a un prodotto leggero e gradevole, senza troppe pretese.