Boardwalk Empire, con la 5° stagione si conclude la serie: meno male!
Boardwalk Empire è un bella serie tv che debuttò nel 2010 sul celebre canale statunitense HBO.
Debutto alla grande, con un immenso attore quale Steve Buscemi come protagonista, Martin Scorsese alla regia del pilota e produttore assieme a Mark Wahlberg.
Oltre Steve Buscemi la serie vanta la presenza di Michael Pitt, Stephen Graham, Shea Whigham e Bobby Cannavale che vince anche un Emmy come miglior attore non protagonista nella terza stagione.
La trama racconta i fatti dell’America degli anni ‘20 travolta dalla mafia italoamericana, in particolare quella guidata da Al Capone e Lucky Luciano che all’inizio della narrazione sono solamente dei ragazzi che vogliono emergere nel mondo del crimine organizzato e con lo scorrere degli episodi conquisteranno sempre più potere fino a divenire delle leggende.
Il protagonista è però Enoch “Nucky” Thompson, boss mafioso e politico corrotto che sfrutta la legge del proibizionismo per vendere alcolici illegalmente divenendo ancora più ricco con questo enorme business.
Continuamente ci saranno dei conti da saldare, qualcuno che non paga il pizzo, altri boss che pretendono appalti e delicati equilibri di potere criminale che non devono essere minati.
Mescola quindi talentuosamente realtà e fiction offrendo un grande prodotto e una attenta ricostruzione storica.
Regia ben fatta, personaggi caratterizzati e approfonditi, fantastiche musiche degli anni ‘20 assolutamente appropriate, un cast stellare parlando di una serie televisiva.
Sembrerebbe una serie che non può fallire, ma alla conclusione della terza stagione, qualcosa si rompe. In verità già la terza stagione fatica a scorrere, ma il personaggio di “Gyp” Rosetti interpretato da uno strepitoso Bobby Cannavale regge sulle spalle l’intera stagione.
Quello che sembra, per le ultime due stagioni, è una carenza di idee nella sceneggiatura che ci propone situazioni macchinose, irreali e forzate. Personaggi che escono dai loro ruoli e dalla loro psicologia, idee interessanti non sviluppate. Da notare il trattamento pessimo riservato al personaggio di Richard Arrow, assolutamente discutibile e deludente, soprattutto dato il gran lavoro che si era fatto su di lui nelle stagioni precedenti.
A conferma di questa critica arriva la quinta e ultima stagione, che a differenza delle precedenti conta solamente otto episodi anziché dodici. Inoltre gran parte del minutaggio viene “sprecato” per insulsi flashback che levano spazio ad avvenimenti fondamentali che anziché essere visti ci vengono solamente raccontanti. La visione del passato non aggiunge niente alla storia, è ormai tardi per cambiare le carte in tavola e mettere sotto una diversa luce determinati personaggi che hanno già intrapreso una strada ben definita nelle stagioni precedenti. Al contrario i grandi cambiamenti del presente sono accennati, poco approfonditi e sbrigativi.
Un epilogo assolutamente deludente per una serie che almeno all’inizio era da considerare tra le più meritevoli in assoluto.
Valerio Dilo
20 marzo 2015