5 buoni motivi per vedere Chicago Fire
Chicago Fire è una serie della NBC che ha esordito in America nel 2012, creata da Michael Brandt e Derek Haas, già colleghi nella produzione di “2 Fast 2 Furious”.
Il telefilm si compone allo stato attuale di tre stagioni, di cui solo la prima disponibile in italiano. Di seguito, cinque valide ragioni per cominciare a seguirlo!
1- L’originalità della trame e della sua struttura.
Chicago Fire affronta le dinamiche di una città problematica, dove le baby gang imperversano e i cittadini necessitano di punti fermi nella loro insicurezza. Tra questi svetta la Caserma 51, contesto nel quale si muovono i nostri protagonisti: il Comandante Boden, i Tenenti Matt Casey e Kelly Severide, i paramedici Gabriela Dawson e Leslie Shay e tutti i loro compagni. La trama si articola in una folta serie di sfide, problematiche ed avvenimenti che trovano la loro risoluzione nell’arco temporale di alcune puntate lasciando poi il passo a nuove tematiche. Nessuna questione viene strascicata fino allo sfinimento come talvolta accade, inducendo lo spettatore a perdere interesse per una vicenda ridondante. I personaggi vengono spinti sempre oltre i loro limiti e anche nel cambiare, la loro personalità non è mai snaturata completamente.
2- I personaggi secondari.
Mouch, Cruz, Otis, Clarke, Antonio, Donna: un sostanzioso manipolo di personaggi definibili “secondari” circonda il nucleo centrale. Affezionarsi a loro è questione di poche puntate: non vengono infatti lasciati in ombra e, con tempistiche azzeccate ed equilibrate, trovano il loro spazio nella storia. Così facendo abbiamo modo di conoscerli uno ad uno e di legarci a loro. Sono il giusto mix di risate e momenti di riflessione che, spesso e volentieri, riesce anche a commuovere. Questo perché, oltre il loro lavoro e l’immagine per lo più divertente che ci propongono, di volta in volta ci viene mostrato qualche stralcio della loro quotidianità. L’altro risvolto della medaglia, insomma, e non solo l’uniforma da pompiere.
3- La suspense ben dosata.
Nella serie non manca mai una giusta dose di suspense: né troppa né poca, è dosata al punto tale da tenerti incollato allo schermo ma non forzato così tanto da essere eccessivo e perdere senso. Il tema centrale, poi, ovvero l’attività del pompiere, rendere molto verosimili gli avvenimenti e non appare quindi come un forzato tentativo di dare energia ad una storia altrimenti statica.
4- L’amicizia tra Leslie Shay e Gabriela Dawson, nonché la loro personalità.
Leslie e Gabriela, i paramedici dell’ambulanza 61, sono l’emblema di una forte amicizia e di altrettanto solide personalità. Quasi complementari ma di tempo stesso molto simili, nonostante gli scontri dettati dalla loro testardaggine, Shay e Dawson non si abbandonano e non si voltano le spalle. Offrono un’immagine lontana dallo stereotipo, che si fonda su tanta forza quanta sensibilità e risulta non solo credibile ma anche molto verosimile. I dubbi le uniscono nel tentativo di estirparli e allo stesso modo la gioia fatta per essere condivisa. Hanno ambizioni, lavorative o di vita, che le portano a rimboccarsi le maniche per vederle realizzate. Sono due donne determinate e coraggiose che non hanno paura di esporre le loro fragilità per affrontarle… meglio se insieme.
5- L’incontro-scontro tra Matt Casey e Kelly Severide.
Matt Casey e Kelly Severide non sembrano il essere molto in sintonia in un primo momento. Entrambi sono Tenenti, uno a capo del camion 81 e l’altro della squadra di soccorso 3 e rispecchiano quella che sembra essere una comune e solida rivalità tra questi due settori dello stesso ambito lavorativo.
La loro, però, è una strada lunga che ci permette di indagare un altro lato della vita di un pompiere: quella di aver perso un compagno. E’ questo l’avvenimento che li unisce e al tempo stesso li divide. Il loro rapporto merita l’attenzione dello spettatore, soprattutto per le lezioni che esso è in grado di impartire nel suo svilupparsi. Accade così di volervi vedere collaborare sempre più spesso, anche quando le loro storie proseguono senza incrociarsi.
Francesca Aliperta
3 ottobre 2014