Belle case sostenibili

Tra le categorie concettuali più affascinanti del terzo millennio è sicuramente quella di “sostenibilità”, emersa negli anni ottanta del secolo scorso con riferimento alle problematiche eco-ambientali di utilizzo responsabile delle risorse naturali, oggi declinata anche in chiave culturale e artistica e addirittura in termini di stile di vita, connotando modalità comportamentali responsabili, un approccio alle scelte di consumo che tenga conto delle ricadute sociali, una scelta del “bello” che sia anche “buono”, che insomma perori un messaggio di equilibrata convivenza civile orientata al benessere collettivo contemporaneo e soprattutto delle generazioni future.

Il dibattito è accesso nelle varie arti e soprattutto nel cinema, da sempre il medium più condizionante dei gusti e dei comportamenti dei giovani, talché i più importanti festival di questo anno, da Cannes a Venezia, a Roma e a Berlino, promuovono film cosiddetti valoriali, da cui emerga un messaggio di edificazione sociale, nell’idea che tutte le arti hanno insite il dovere di trasfondere una bellezza di miglioramento collettivo, in linea con un’era post consumismistica sempre più martoriata dalle crisi finanziarie internazionali, la cui matrice principale è il disequilibriato rapporto dell’essere umano con i beni di produzione industriale.
Lo stesso dicasi per le altri arti “applicate”, come la moda, che oggi ricerca materiali sempre più eco-sostenibili e promuove linee e format stilistici sempre più confidenti con il sociale, il design, e qui gli esempi sono molteplici, basti notare come la parola “sostenibilità” compaia nella maggior parte degli stand del Salone del Mobile a Milano degli ultimi vent’anni, la fotografia, da sempre il medium più esposto nel documentare e promuovere battaglie sociali, l’architettura, in continua ricerca di spazi vitali sostenibili, rispettosi dell’ambiente naturale e urbano, nonché della dimensione ancestrale dell’individuo nel suo rapporto con il creato.

Anche la scultura e la pittura si muovono in tal senso, adottando modalità espressive sempre nuove che risentono dell’influsso invasivo delle nuove tecnologie, con produzioni artistiche che spesso derivano dal mondo digitale, sovvertendo le tassonomie classiche dell’arte, che si basano su tecniche e strumenti (tele, pennelli, scalpelli, etc.) sempre più desueti, mettendo in discussione secoli di critica, che su quelle tecniche e su quegli strumenti hanno basato gran parte del loro discorrere.
- Opera BOTTIGLIE IN MOVIMENTO di Roberto Rosso
Così nelle principali città italiane, e soprattutto a Milano, Roma, Firenze e Venezia, le nuove “belle case” portano in sé i suddetti canoni di sostenibilità, con arredamenti eclettici e originali, mix incredibili di antico e moderno, con opere d’arte dense di estetismi valoriali, che promuovono stili di vita a contatto con la natura e soprattutto rispettosi dell’ambiente e della mission ecumenica dell’essere umano, lontane dalle dissacrazioni del secolo scorso, bensì foriere ciascuna di una riflessione più profonda, di consapevolezze sociali sostenibili.
A fianco di un quadro di Lucio Fontana o di Augusto Bonalumi, troviamo quindi spesso opere di Paola Giordano, con suoi fiori che fuoriescono da città devastate dalle dinamiche contemporanee metropolitane, di Elia Festa, con i suoi virtuosismi digitali che interiorizzano il disagio sociale, di Max Marra, che ricerca nei materiali e nell’uso del colore bianco il viatico di salvataggio dell’umanità, di Roberto Rosso, con le sue non-fotografie che denunciano le manipolazioni digitali dell’era contemporanea, di Carlo Caldara, con i suoi mondi planetari interconnessi, di Marco Circhirillo, con i suoi multipli rivelatori delle infinite sfaccettature della personalità umana, di Giusy D’Arrigo, con le sue sculture spesso ispirate a un mondo naturale che chiede giustizia per i comportamenti umani, di Giovanni Ronzoni, Domenico Difilippo, Mario De Leo, Romano Boccadoro e di tanti altri.