Avere tempo: la vera sfida per l’uomo moderno

Pascal Chabot, filosofo e docente presso l’Institut des Hautes Etudes des Communications Sociales di Bruxelles, nel suo saggio di cronosofia Avere tempo, edito per Treccani, offre una riflessione filosofica sul bene più prezioso a nostra disposizione: il tempo.
La sensazione di non avere abbastanza tempo è senz’altro viva in ognuno di noi ed è, da sempre, oggetto di approfondimento per molti filosofi. Ciò che Chabot riesce a fornire ai suoi lettori è una divisione in quattro regimi temporali che non necessariamente si susseguono e che spesso si scontrano: il Fato, il Progresso, l’Ipertempo, la Scadenza.
Il Fato
Tutto nel mondo antico passava per il Fato: esso era sovrano inesorabile, insuperabile ed ineluttabile. E se il Fato è padrone, la Natura è il suo grande Intendente. Infatti, gli antichi attraverso l’osservazione della natura erano in grado di cogliere l’immagine del divenire e di piegarsi ad essa.
“Chiunque osservi la natura sa che è la grande padrona del tempo, o più precisamente del divenire, perché nulla in lei è astratto, tutto è fasi e processi.”
Il Progresso
Questo regime temporale, per Chabot, ha inizio già nel XV secolo e rappresenta una mentalità in rivolta. L’uomo non è più inerme di fronte agli esiti del Fato: egli è parte integrante del processo temporale. Ha inizio, in questo regime, un graduale ma dirompente processo di rottura della civiltà con il Fato. L’uomo del Progresso nel presente vede opportunità: il mondo è incompiuto, egli deve completarlo con la sua creatività. Inoltre, l’invenzione dell’orologio pone la Natura in una nuova posizione in cui l’uomo non è più un osservatore della sua grandezza.
“La misurazione del tempo ci costringe a ripulire ed espellere tutto ciò che potrebbe ricordarci la sua origine soggettiva spontanea.“
L’Ipertempo
Il regime temporale dell’immediatezza, della routine, del conto alla rovescia. Le cinque caratteristiche dell’Ipertempo sono l’onnipresenza del tempo, la visione quantitativa, l’ingiunzione, il conto alla rovescia e l’immediatezza. Insomma, il regime temporale che caratterizza il presente dell’uomo moderno, in cui un minuto vale un minuto e la concezione del tempo è senza dubbio di carattere quantitativo. Chabot conia un nuovo verbo in grado di cogliere la nuova sfumatura temporale dell’Ipertempo: presentificare. Nell’immediato, il presente è tutto e il futuro non è poi così lontano. Il tempo è scandito dall’ansia della prossima azione ancora da compiere. In questa nuova visione, l’Ipertempo si scontra con il Fato, radicato nella saggezza del passato, e con il Progresso, mosso da una spinta verso il futuro. Per il filosofo francese:
“Vivere secondo l’ora significa obbedire a questa precisa lista di compiti che i nostri schermi ci ricordano a richiesta, permettendoci un controllo estremamente raffinato del futuro spazio-temporale.”
La Scadenza
La catastrofe è annunciata, non abbiamo più tempo. L’inevitabile corso dell’Ipertempo è la scadenza: i ritmi frenetici e lo sfruttamento della natura ci hanno condotto alla consapevolezza, ormai radicata da decenni, che il futuro non è più certo. Il tempo diviene così antagonista dell’uomo e non della Natura poiché la scadenza non riguarda la vita sulla Terra, ma una certa vita, quella umana. Senza girarci intorno, il filosofo francese ne è certo:
“Non avere più molto tempo è la formula con cui dobbiamo vivere.”
Il consiglio di Chabot: pensare in 4D
Chabot non considera di certo i quattro regimi temporali come un susseguirsi di inevitabili tappe; nella sua concezione possono coesistere più regimi temporali alla volta. Sicuramente, adesso, ci troviamo nella fase della Scadenza.
“Perdono il giorno nell’attesa della notte e la notte nel timore dell’alba.”
Lo diceva Seneca nel De Brevitate Vitae, in età imperiale, eppure sono parole attualissime che descrivono bene il disagio dell’uomo moderno. Per sopperire al senso di angoscia dell’Ipertempo, che si tramuta poi in Scadenza, bisognerebbe fare ricorso alla pazienza del Fato e alla voglia di futuro del Progresso. La nostra società, per sopravvivere, deve essere in grado di mescolare i tempi e di imporre la volontà umana.