Call Of Music – Le migliori OST – Unravel #1

Call of… Music: Unravel #1
In questa nuova rubrica andremo ad approfondire le colonne sonore più belle dei videogiochi, quelle speciali, quelle che meritano. Con una panoramica sul gioco in sè, ci addentreremo poi nell’aspetto più puramente sonoro, in un’analisi più o meno oggettiva delle OST.
Partiamo subito con una considerazione personale, ma condivisa da molti -distruggendo quindi subito l’analisi oggettiva di cui sopra: non ci si può non affezionare a Yarny. Non ci si riesce proprio. Insomma: la sua dolcezza, supera di gran lunga qualsiasi aspettativa.
Il gioco unisce alla bellezza e ai colori tipici dei paesaggi del nord Europa tutti i pericoli che la natura nasconde. E voi, il piccolo Yarny, appunto, siete un animaletto di lana rossa, la quale dovrà essere usata per interagire con l’ambiente circostante e superare i vari enigmi: riallacciare, così, i legami ormai persi di una famiglia di cui voi siete l’unico piccolo punto di incontro.
Concept di una delicatezza quasi commovente, e con una colonna sonora decisamente all’altezza.
Esattamente come la ricostruzione grafica, anche le varie tracks ascoltate durante i livelli richiamano alla mente ambientazioni celtiche.
L’assenza totale di parole pronunciate ha permesso ai due compositori, Frida Johansson e Henrick Oja, di dare voce a Yarny attraverso la musica: in svedese, l’atmosfera creata viene chiamata dolce malinconia, “vemod”, e mai espressione è stata tanto adatta per una qualsiasi soundtrack.
L’utilizzo di strumenti tradizionali e la localizzazione geografica folklorica permette un’immersione non solo nelle caratteristiche emotive del piccolo animaletto di lana, ma anche una visione globale degli altri personaggi che non compaiono effettivamente sulla scena, come i componenti della famiglia.
Forse Unravel, senza questa precisa OST, non sarebbe altrettanto magico.
Certo, scegliere un solo brano dei vari contenuti nel gioco sarebbe quasi impossibile e si cadrebbe inequivocabilmente nel soggettivo, ma come in tutto ciò che è arte è difficile scindere la soggettività dall’obiettività. Certo, talvolta coincidono, come in questo caso, in cui un gioco è così tanto apprezzato: forse quando vanno a fondersi emotività e capacità tecnica, è lì che nasce il capolavoro.
In ogni caso se proprio dovessimo sceglierne uno solo, il migliore tra le eccellenze potrebbe essere quella inserita nei credits finali. Un po’ perché è il finale, probabilmente, e questo è un gioco che ti riempe di sensazioni talmente belle e commoventi che la difficoltà sta spesso nel non commuoversi.
Ecco: forse il punto di forza di questa track in particolare è la carica emotiva e strumentale accumulata in precedenza attraverso pezzi più ritmati e concentrati in range bassi di note (come Mist in the Mire) o alcuni scarni e concentrati più su range medio-alti (Berry Mine). Ending Credits, chiamiamola così, ha al suo interno tutto questo: la storia, le parole non dette, l’emotività, il coraggio di Yarny, il lungo viaggio e l’avventura che ci attende.
Questo è ciò che succede quando si lascia parlare la musica: che si crea un gioco empatico, sensibile e quasi anacronistico. Semplicemente, dolcissimo.