Viaggio nella storia dei videogames #3
VIAGGIO NELLA STORIA DEI VIDEOGAMES #3
Videogames Dedicated System
Nello scorso episodio abbiamo parlato di OXO!, Tennis For Two e Spacewar! Tre giochi che nel decennio che va dal 1950 al 1960 hanno rivestito un’importanza fondamentale all’interno del nascente settore dei videogiochi. Proseguiamo dunque il nostro viaggio e cominciamo ad avvicinarci sempre più a quella che viene definita l’epoca d’oro dei videogames!
La prima Console da gioco
Era il 1966, ed un tale Ralph Baer diede vita a Chase, videogioco noto per una caratteristica in particolare: esso poteva utilizzare come terminale video una comune televisione, e, pertanto, associabile al concetto ancora sconosciuto di Console. Ma i suoi esperimenti non finirono qui. Baer realizzò subito dopo un videogioco a due giocatori chiamato Bucket Filling Game e che a sua volta rappresenta il primo gioco multigiocatore utilizzabile su TV. Sullo schermo della TV doveva però essere posta una pellicola colorata che simulava la silhouette di un secchio, i due giocatori tramite un solo comando a testa dovevano riempire o svuotare il secchio, competendo l’uno contro l’altro.
I tempi erano dunque maturi per un ulteriore passo avanti, e fu così che Baer ed il suo team assemblarono l’emblematica Brown Box (attualmente in esposizione presso il National Museum of American History a Washington), la prima vera console da gioco della storia. Ma la Brown Box non raggiunse mai il mercato… O almeno non con questo nome!
Brown Box, la prima console della storia
Magnavox Odyssey
Gli sforzi di Baer non furono vani, e da quel 1968 in cui il suo Brown Box prese forma, iniziarono una serie di lunghe trattative con l’azienda Magnavox.
Durante gli anni seguenti la macchina venne leggermente rivista e migliorata, così finalmente, nell’Agosto del 1972 venne commercializzata la prima vera Console: il Magnavox Odyssey, che rimase ufficialmente in commercio fino al 1975.
Il suo funzionamento era totalmente differente dalle console che conosciamo, ovviamente a causa delle limitazioni tecniche dovute al periodo di sviluppo. Il Magnavox Odyssey era un ibrido di componenti analogiche e digitali, ma il suo creatore preferiva definire la macchina come digitale, poiché i segnali elettronici scambiati fra le varie componenti interne erano in codice binario. Dal punto di vista meccanico inoltre questa console non necessitava di microprocessore ne di memoria.
Magnavox Odyssey
Quasi un gioco da tavola
La macchina era alimentata a batterie, mentre i controller erano di dimensioni molto grandi ed oltre ad un pulsante di reset, vi erano due manopole poste ai lati (una controllava i movimenti in verticale ed una quelli orizzontali). Le cartucce, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non contenevano dati. Esse infatti fungevano da “ponte”, ossia quando venivano inserite andavano semplicemente a modificare i circuiti logici interni, producendo quindi un risultato video differente.
Vi erano 6 cartucce differenti concepite per il Magnavox Odyssey, ed ognuna di queste conteneva al suo interno due modalità di gioco differenti, per un totale di 12 titoli giocabili, tra cui: Tennis, Wipeout, Baseball, Cat & Mouse, Roulette, Fun Zoo, Bascketball, Invasion e pochi altri.
Essendo una console tecnicamente molto limitata, la Magnavox decise di vendere la macchina da gioco includendo una serie di pellicole colorate da applicare sul monitor per arricchire la qualità visiva dei giochi (ma compatibili solo con 2 tipologie di TV), dadi, fiches e fogli per segnare i punteggi, proprio un ibrido tra un videogioco ed un classico gioco da tavola insomma!
Interessante il fatto che fu proprio su Magnavox Odyssey che venne creata la prima pistola ottica della storia, ma che, a causa di problemi dovuti agli alti costi di produzione e a problemi tecnici dati dall’incompatibilità di alcune TV dell’epoca ed ai problemi derivanti dai differenti tipi di illuminazioni presenti nelle abitazioni, questo accessorio non vide mai il mercato.
Alcuni accessori contenuti nella confezione del Magnavox Odyssey
Riscontro commerciale
Il Magnavox Odyssey ebbe un buon successo, ma non ebbe mai il riscontro sperato, questo a causa di alcuni motivi determinanti che minarono la scalata della console. Infatti il pacchetto base contenente console, accessori e le 6 cartucce aveva un prezzo di ben 100 dollari, una spesa molto alta per l’epoca. La console poi veniva venduta esclusivamente nei negozi ufficiali Magnavox, avendo quindi una distribuzione limitata. Inoltre molti consumatori decidevano di rinunciare all’acquisto perché, a causa della poca chiarezza e delle pochissime campagne pubblicitarie organizzate da Magnavox, il pubblico era convinto che per giocare fosse necessario acquistare anche un televisore Magnavox.
Una delle pellicole presenti nella confezione del Magnavox Odyssey applicate alla TV
Anche per oggi ci fermiamo qui, ma la nostra parentesi sul Magnavox Odyssey non si ferma qui, anzi, non mancate il prossimo appuntamento, nel quale parleremo del declino di questa macchina, dei successivi modelli e finalmente vedremo entrare in scena due colossi quali Atari e Nintendo!