Blades of Fire – Da un’altra epoca con pregi e difetti

MercurySteam è una software house nota per l’aver sviluppato videogiochi particolarmente apprezzati seppur non tra i più famosi in assoluto. Tra i più celebri risultano sicuramente i due Castlevania: Lords of Shadow e il più recente Metroid: Dread.
Anche la loro nuova opera, Blades of Fire, potrebbe benissimo rientrare in questa categoria, anche se potrebbe non essere il solo marketing il motivo per cui non viene elevata al pari di altre più famose.
Chi ben comincia…
La regina Nerea ha lanciato un incantesimo sul regno che ha trasformato l’acciaio in pietra, lasciando il prezioso metallo a disposizione solo di armi e armature dei propri soldati, impedendo così un’opposizione alla sua tirannia.
Aran de Lira, un uomo che se ne sta in disparte a tagliare la legna, si ritrova a dover impugnare la sua ascia di ferro (non di acciaio, come viene subito fatto notare) per combattere contro i “cani della regina”, dovendo anche difendere l’abbate Dorin e il suo giovane protetto Adso.
Nonostante la vittoria, Aran non riesce a salvare la vita dell’abbate, ma ottiene ciò per cui lui e Adso lo stavano cercando: una spada d’acciaio e, soprattutto un Martello dei Forgiatori.
Grazie all’artefatto magico ricevuto, Aran è in grado di accedere alla Forgia degli dei e creare tutte le armi necessarie al suo scopo: raggiungere la capitale e uccidere la regina, liberando il regno dagli oppressori che lui e Adso incontreranno lungo il cammino.
Se tale prefazione può sembrare striminzita, è per il fatto che il racconto completo non aggiunge molto a quanto appena detto.
Il principale difetto narrativo di Blades of Fire sta nel raccontare poco e male la sua storia, salvo poi offrire un ricco codex con tutte le informazioni necessarie. Una scelta decisamente opposta alla regola “Show, don’t tell” e che appare pigra.

Un giocatore particolarmente interessato alla narrazione potrebbe restare colpito negativamente dall’inizio dell’avventura in Blades of Fire, con il rischio che possa limitarsi all’esperienza della demo messa a disposizione sugli store digitali.
Un peccato per un videogioco con un mondo che diventa sempre più affascinante con il prosieguo dell’avventura, che spinge infine il giocatore a interessarsi effettivamente delle informazioni presenti nel codex, ma con uno storytelling che continua a risultare superficiale.
Di che metallo sei?
Andando oltre la componente narrativa, si può comunque apprezzare Blades of Fire per altri elementi, seppur anch’essi abbiano un rovescio della medaglia tutt’altro che trascurabile.
Si tratta di un videogioco basato fortemente sulla forgiatura delle armi, con tale componente proposta in una maniera molto dettagliata.
Aran, il protagonista, è un grado di forgiare nuove armi alla Forgia degli Dei, accessibile da ognuna delle incudini che fungono da checkpoint.
Ogni arma va innanzitutto progettata attraverso numerose scelte: forma dell’impugnatura, della parte impattante, e materiali usati per ogni parte dell’arma. Ognuna di queste componenti va a influenzare i danni inflitti, la robustezza dell’arma, il vigore necessario, e il costo di riparazione.
Una volta avviata la forgiatura, l’arma va completata con la battitura del ferro caldo. Anche in questo caso viene data la possibilità di lavorare sull’intensità del calore, e su dove e come colpire il ferro caldo con il martello, al fine di ottenere le stelle che indicano il numero di possibilità di riparare l’arma.

Migliore è il lavoro svolto con i tentativi a disposizione, maggiori saranno le riparazioni disponibili. Un elemento tutt’altro che trascurabile, dato che le armi in Blades of Fire si usurano facilmente durante il combattimento, seppur sia possibile ripararle pressoché immediatamente durante l’azione, a patto di possedere i materiali necessari.
Tuttavia, non è possibile riparare un’arma in caso subisca una rottura, ed è qui che entrano in gioco le stelle guadagnate durante la forgiatura. Sacrificare una stella permette una riparazione all’incudine; terminate le stelle dell’arma, questa non sarà più riparabile e utilizzabile in caso di rottura.
L’unica possibilità con un’arma rotta irreparabile è quella del riciclo, sempre all’incudine, al fine di liberare spazio e recuperare risorse. L’arma si può pur sempre forgiare nuovamente, anche scegliendo di saltare il minigioco della forgiatura e ripartire direttamente con le stelle guadagnate in precedenza.

Molto dettagliati anche i combattimenti, durante i quali Aran non solo può cambiare velocemente l’arma impugnata, ma anche passare da un tipo di attacco a un altro. Ad esempio, una spada può sferrare quattro tipi di attacchi diversi d’affondo, oppure passare a quattro attacchi di taglio.
In base ai colpi inflitti e ricevuti, l’usura dell’arma avviene su componenti diverse: gli attacchi di affondo consumano la punta della lama, quelli di taglio consumano il filo, e le parate consumano l’asta.
Cambiare il tipo di arma o di attacco è fondamentale anche in funzione dei nemici, le cui debolezze sono suddivise non solo per tipi di attacco ma anche per parti del corpo. Un nemico potrebbe essere resistente o corazzato contro gli attacchi alti e bassi, ma debole contro gli attacchi laterali.
Anche la gestione della fisica in combattimento è molto precisa: negli spazi stretti, un attacco può colpire i muri e non andare a segno, così come alternare i tipi di attacco in sequenza giova alla fluidità dell’azione.
I problemi in tutto ciò si possono riassumere nel ritmo di gioco e nel bilanciamento della difficoltà, nonostante quest’ultima offra tre livelli selezionabili in qualsiasi momento.
Il gameplay delle armi in Blades of Fire è piuttosto originale e allettante, ma il ciclo continuo di usura, rottura, riciclo e riforgiatura, con l’aggiunta della meccanica che fa perdere l’arma in uso in caso di sconfitta, può facilmente risultare tedioso, per quanto lo si possa padroneggiare con il progredire nel gioco.
L’arma perduta può essere recuperata tornando nel luogo in cui si è caduti, anche se l’indicazione sulla mappa e sulla bussola potrebbero non bastare, in quanto un altro difetto di Blades of Fire è che pur offrendo ambientazioni valide estese sia in orizzontale che in verticale, queste risultano un po’ troppo ramificate e fanno correre il serio rischio di perdersi.

Non aiuta neanche il posizionamento dei nemici, che troppo spesso arrivano alle spalle in maniera fastidiosa mentre si sta fronteggiando qualcun altro, in un videogioco dove nemmeno il sistema di cura è così permissivo all’inizio, quando si sta per lungo tempo con sole tre unità di cura, ripristinabili soltanto riposando a un’incudine (la quale tuttavia ripristina anche i nemici sconfitti).
A complicare ulteriormente questo sistema di cure, ci si mettono i nemici che spesso contrattaccano troppo rapidamente dopo un secondo colpo (come già visto in The First Berserker: Khazan) al punto da essere quasi impossibili da evitare. Va bene che Blades of Fire non vuole essere troppo frenetico, se però costringe a dare un colpo alla volta nei combattimenti appena un po’ più impegnativi, si rompe il ritmo.
Blades of Fire è di un’altra epoca
Blades of Fire è un videogioco che sembra provenire da un’altra epoca. Questa affermazione non intende additare il titolo di MercurySteam per meccaniche di gioco vecchie o per una grafica attempata, anzi il Mercury Engine 6, nonostante i suoi limiti, fa un lavoro egregio con il comparto tecnico, specialmente durante i filmati.
Non c’è alcun elemento che possa far sembrare Blades of Fire un videogioco attempato, mentre ce ne sono molti che fanno tornare alla mente l’epoca in cui qualsiasi categoria di videogioco poteva permettersi di sperimentare, sia per una questione di costi che di possibilità ancora da scoprire.
L’ispirazione di quest’opera ai più recenti capitoli di God of War è palese, ma il sistema di combattimento e le meccaniche riguardanti le armi fanno sì che possa distinguersi dalla massa.
Tuttavia i videogiochi puntano a essere sempre più raffinati, la critica e l’utenza sono diventate sempre più minuziose, e soprattutto i negozi vengono arricchiti continuamente di nuovi prodotti tra cui scegliere, spesso anche in maniera più agevole di quanto si possa pensare (sconti, abbonamenti, rimborsi, ecc.)
Non tutti potrebbero avere la pazienza di andare oltre i difetti di Blades of Fire, impattanti fin dall’inizio, soprattutto chi dà maggior peso alla componente narrativa.