Mika and the Witch’s Mountain – Consegnare pacchi per..diventare una strega?
L’estate è sempre un periodo dell’anno molto duro per noi videogiocatori. Il caldo non aiuta la nostra passione e spesso impegnarsi in titoli molto complessi o dall’alto tasso di sfida risulta ancora più difficile rispetto alle stagioni più fresche. A salvarci dalla polvere sulle console arrivano quindi i cosiddetti “cozy game”, ovvero quei titoli rilassanti che non richiedono un grosso impegno per essere affrontati.
La nostra scelta per concludere questa torrida estate videoludica è ricaduta su Mika and the Witch’s Mountain, un gioco sviluppato ed edito da Chibig in collaborazione Nukefist. Un studio che avevamo già apprezzato ampiamente in passato per un altro gioco rilassante e spensierato, Koa And The Five Pirates Of Mara, anche se in questo caso si parla di tutt’altro genere.
Le avventure di Mika sono state il giusto espediente per apprezzare nuovamente questo studio capace di regalare diverse ore di piacevole divertimento con uno stile unico che si può definire un giusto mix tra semplicità e colore.
In Mika and the Witch’s Mountain ci ritroveremo a dover superare il duro apprendistato di una giovane aspirante strega con un solo strumento a nostra disposizione: la scopa. Niente magia, se non in piccolissime dosi, e niente strani marchingegni o strane invenzioni, solo olio di gomito e tanta voglia di fare. Ma è possibile diventare strega solo svolazzando qua e là?
Mika and the Witch’s Mountain – La caduta
Qualche paragrafo più in alto ho azzardato definire lo studio dietro questo gioco con due sole parole, semplicità e colore, e andando con ordine direi di iniziare a spiegarvi perché la semplicità sta alla base di Mika and the Witch’s Mountain.
La scopa è un oggetto essenziale e imprescindibile per una strega, è presente anche nella copertina del gioco e nell’icona sulla Switch e sarà l’unico strumento a nostra disposizione in tutto il gameplay. Tuttavia verrà distrutta dopo pochissimi istanti di gioco.
L’avventura di Mika si apre infatti con un volo verso la futura insegnante Olagari sul picco del Monte Gaun la quale, di tutta risposta, getterà la bambina dal dirupo facendosi beffa delle abilità di volo di quest’ultima.
Uno schianto inevitabile che porterà diversi danni alla scopa e che farà sì che Mika dovrà impegnarsi a racimolare il giusto gruzzoletto per permettersi le riparazioni da Allegra, la tuttofare del villaggio, per poter tornare in cima al monte dalla sua nuova insegnante. Quale migliore lavoro se non quello di consegnare la corrispondenza in giro per l’isola per far soldi velocemente?
Iniziano così le missioni che accompagneranno tutto il gameplay di Mika and the Witch’s Mountain, tra una consegna e l’altra per tutti i territori che compongono l’isola intorno al Monte Gaun. Una struttura che non si può definire in altro modo se non semplice, no?
Nascosti dietro un semplice scambio di corrispondenza c’è tuttavia la vita del villaggio e di tutti i suoi personaggi. Amori non dichiarati, rapporti padre figlio difficili da gestire, la perdita dell’ispirazione e la cocciutaggine di voler scoprire l’ignoto a costo di rischiare di farsi male. Ogni personaggio che Mika incontrerà saprà insegnargli qualcosa, in un delizioso susseguirsi di scambio di favori e amicizie da consolidare.
Gameplay semplice ma non scontato
Mika and the Witch’s Mountain racconta il viaggio di Mika alla scoperta di se stesse e dell’isola e lo fa attraverso diverse mini missioni di consegna di corrispondenza. Con l’utilizzo della sua fidata scopa dovrà portare diversi oggetti per gli isolani, prestando attenzione allo stato della merce trasportata.
Alcuni oggetti risulteranno più fragili di altri oppure non si potranno bagnare durante il tragitto per non essere rovinati in modo irreparabile. Altri invece dovranno essere consegnati in breve tempo e non potranno stare al sole, come un gelato appena fatto dal gelataio.
Ogni trasporto avrà delle clausole e il tempo e le condizioni finali influenzeranno il giudizio che gli isolani daranno a Mika sul suo taccuino.
Ad onor del vero ci è capitato davvero poche volte di dover ripetere una consegna o di ricevere un giudizio negativo per quest’ultima, ma dopotutto la competitività non fa parte dello spirito di questo titolo.
Oltre alle missioni principali che serviranno per progredire per la storia e faranno guadagnare a Mika abbastanza soldi per migliorare di volta in volta la sua scopa fino a riuscire a volare fino alla cima del monte, sparse per tutta l’isola saranno nascosti diversi collezionabili o missioni secondarie. I primi servono a sbloccare costumi ed abbellimenti per la streghetta, mentre le altre per aggiungere un livello di sfida maggiore a tutto il gioco.
A differenza delle missioni principali, pensate proprio per sfruttare i vari poteri sbloccati dalla scopa di volta in volta e che segneranno sempre la destinazione di consegna aprendo la mappa nel menu, per le missioni secondarie e i collezionabili tutto è in mano al giocatore, sia il trovare a chi restituire gli oggetti trovati sia come e dove risolvere gli enigmi ambientali con le cose trovate.
Difetti e imperfezioni
Passiamo però a quello che è il lato forse meno riuscito di Mika and the Witch’s Mountain. La seconda parola chiave usata ad inizio articolo è il colore, questo perché il mondo di gioco è coloratissimo e davvero rilassante nelle sue palette. Una scelta che sembra piacere molto e che richiama molto i vecchi giochi della software house, ma che questa volta sembrava mancare di qualcosa.
E quel qualcosa è la musica. Se proprio dobbiamo trovare un difetto alle avventure di Mika questo risiede sicuramente nel comparto artistico, che risulta davvero piacevole alla vista ma che sembra mancare delle note giuste ad accompagnarlo. Una scelta stilistica che forse voleva ricalcare il mood del viaggio in solitaria, della crescita personale della ragazza durante le fatiche di un impresa inaspettata ma che, agli occhi di un giocatore, sembra essere una mancanza.
Arrivati a questo punto bisogna quindi tirare le somme e valutare Mika and the Witch’s Mountain nella sua interezza. Da amanti di Chibig e delle sue produzioni abbiamo apprezzato molto l’opera al netto di qualche scelta stilistica che forse poteva essere approfondita maggiormente.
Abbiamo sorriso nel trovare la protagonista di Koa su una spiaggia dell’isola come se fosse una semplice turista e abbiamo svolazzato piacevolmente tra le correnti del Monte Gaun per consegnare merce e scoprire tutti i rapporti tra i vari isolani. Tuttavia per tutto il nostro viaggio sembrava mancare qualcosa.
La musica non troppo azzeccata ha forse incentivato questo pensiero ma quando ci siamo trovati ad aver preso dimestichezza con il volo e con la possibilità di portare molti oggetti alla volta, ecco che il gioco arriva ai suoi titoli di coda, lasciando quell’amaro in bocca tipico di quel videogiochi che sembrano aver qualcos’altro da dire ma non trovano il giusto spazio.
Ed è un grosso peccato perché le atmosfere che si respirano in Mika and the Witch’s Mountain sono davvero interessanti e spensierate, ma la scarsa durata del titolo, la sua eccessiva semplicità e la mancanza di una colonna sonora ispirata ci fa mettere il bollino del “consigliato con riserva” sul titolo.
Se siete alla ricerca di un videogioco breve, colorato e rilassante, sicuramente troverete pane per i vostri denti nel viaggiare con la scopa insieme a Mika ma ci rendiamo conto essere un gioco non adatto a tutti i videogiocatori.