Soulstice – Il videogioco italiano in lotta contro Spettri e Corruzione

L’Italia è il quarto paese europeo per videogiocatori, nonché il settimo a livello mondiale. Italia popolo di videogiocatori, dunque, ma come si è messi invece a livello di produzioni videoludiche?
Molto dipende dalle possibilità economiche, spesso ridotte nell’industria videoludica italiana rispetto a quelle di altri paesi, anche a causa di una mentalità in contrapposizione con il trend che non favorisce gli investimenti nel settore.
Tuttavia, negli ultimi anni l’Italia sta comunque alzando la testa anche a livello di produzioni videoludiche. Soulstice, sviluppato da Reply Game Studios, è certamente uno dei videogiochi più ambiziosi prodotti nel Belpaese.
Soulstice è un videogioco action in stile Devil May Cry/God of War/Bayonetta: genere videoludico tra i più apprezzati ma non più così in voga al giorno d’oggi (nonostante l’arrivo imminente di Bayonetta 3).
Un titolo che sembrerebbe porsi il non facile obiettivo di correggere i difetti storici del genere, proponendo allo stesso tempo un’avventura narrativamente ben confezionata, visivamente molto gradevole, divertente e appagante nel gameplay.
Un’impresa paragonabile a quella delle protagoniste di questa storia: ci saranno riusciti?
Solstizio delle Anime
In principio, il mondo era soggiogato dal Caos.
Fu allora che i Custodi si manifestarono: la Portatrice della Fiamma, lo Scultore e il Giudice. I Triarchi combatterono la progenie del Caos e infine prevalsero.
Il Caos poteva essere esiliato, ma non distrutto…
…Perciò i Custodi filarono la propria essenza per intessere un Velo, del quale rimasero a guardia.
Il mondo era salvo. Ma era anche vuoto e privo di ogni significato.
Allora i Custodi si spinsero oltre il Velo.
Ghermirono il potere del Caos, conferendogli una forma e uno scopo.
Crearono la vita, e l’umanità fu la loro opera più perfetta.
Ma ogni essere vivente era destinato a udire il richiamo del Velo.
E fu così che al mondo venne la morte, ineluttabile antitesi della vita.
Il grande ciclo ebbe inizio.
Tuttavia, la brama del Caos non aveva limiti, ed esso cercò di disfare l’operato dei Custodi.
La progenie del Caos si scatenò, nuocendo ai Custodi e squarciando il Velo.
Interminabili orde di atrocità invasero il mondo…
…Portando all’avvento del Solstizio delle Anime
Feriti e deboli, i Custodi affidarono all’umanità la protezione del mondo.
Spronarono l’umanità a combattere il fuoco con il fuoco, la ferocia con la ferocia.
Ispirati dall’infinita saggezza dei Custodi…
…l’umanità ritorse il potere del Caos contro di esso.
Sacrificio e risolutezza portarono alla creazione di una stirpe sacra di guerrieri.
Tre lacerazioni nell’essenza dei Custodi…
…Tre poderose battaglie combattute e vinte dai campioni dell’umanità…
…Tre sacre città sorte su quei luoghi venerati.
Infine, il Solstizio delle Anime giunse al termine.
Tuttora, le tre città resistono salde inneggiando alla gloria dei Custodi.
Mentre il ricordo dei sacri guerrieri si è perduto nel tempo…
Ma se la carne mortale deve soccombere…
…Ciò che è immortale è destinato a rinascere.
Quanto appena riportato è l’intera introduzione di Soulstice, narrata a voce mentre viene mostrato un meraviglioso rosone raffigurante la storia del Sacro Regno di Keidas.
Si è scelto di riproporre l’introduzione scritta per il fatto che è l’unico modo in-game di conoscere per filo e per segno le origini del mondo di gioco, nonostante temi come i Custodi, il Velo e il Caos siano temi ricorrenti nel gioco.
Una grave pecca per un’avventura che, in verità, offre un’attenta componente narrativa.
La protagonista di Soulstice è una Chimera: una creazione dell’Ordine della Lama Cinerea, braccio armato della Triarchia, composta dalla Paladina Briar e dalla sua Ombra Lute, la quale è anche sua sorella minore. Una Chimera mal vista dall’Ordine per via della loro inesperienza, mancanza di disciplina, e soprattutto a causa del sangue corrotto di Briar.
Nonostante queste riserve, a Briar e Lute viene affidata una difficilissima missione nella Città Sacra di Ilden, colpita da una tragedia apocalittica: una Breccia nel Velo si è aperta nel cielo sopra la città, condannando gli abitanti alla morte o, peggio ancora, alla corruzione causate dalle forze del Caos riversate nel mondo terreno.
Partendo dalla zona portuale del loro approdo, Briar e Lute dovranno farsi strada fino alla sommità di Ilden, epicentro del Caos. Costrette a dover crescere combattendo gli orrori partoriti dalla Breccia e con pochi aiuti a disposizione, ma forti del loro legame che permetterà anche di superare i loro limiti tramite il potere della corruzione, pur lottando contro il pericolo di perdersi e diventare un essere malvagio.
Un rischio da dover correre per arrivare al cuore di un evento che sembrerebbe nascondere una verità ancor più oscura di quanto appare.

La caduta di Ilden
Uno dei luoghi comuni del genere videoludico al quale appartiene Soulstice, è che si tratta di un genere di pura azione. In realtà questo genere di action offre spesso sessioni differenti di gameplay: prendendo ad esempio God of War (prima del suo restyling nel 2018), molti dimenticano o non sanno che la furia di Kratos è alternata da moltissime sessioni platform e puzzle.
Soulstice non ha molte sessioni di questo tipo, e le poche presenti non sono neanche particolarmente complicate (spesso sono anche secondarie). Tuttavia ha in comune con altre opere del genere il non essere un videogioco totalmente action, dimostrandolo nel suo caso con la presenza di diverse sessioni esplorative.
Queste fasi sono dedicate semplicemente alla distruzione di determinati oggetti dello scenario, dei superstiti condannati e inoffensivi, o dei giacimenti di residui della Breccia, al fine di raccogliere i punti esperienza spendibili nel negozio presente all’inizio di ogni capitolo o da Layton l’Osservatore, necessari per sbloccare le abilità e per l’acquisto di oggetti.
Tali oggetti sono raramente ottenibili anche durante l’esplorazione: limitati sia nella disponibilità che nel numero massimo trasportabile. Più comuni le cure, ottenibili anche tramite frammenti rilasciati dagli oggetti distrutti o dai nemici sconfitti, meno gli oggetti come l’Elisir della Chiarezza o il Siero della Tolleranza.
Le fasi di esplorazione possono anche nascondere trappole esplosive o imboscate nemiche, così com’è possibile imbattersi nelle Sfide.
Queste ultime sono squarci nel Velo che conducono Briar e Lute in un’arena ultraterrena, nella quale si dovrà, appunto, vincere sfide di vario genere per ottenere in premio uno degli oggetti più rari (o costosi) del gioco.
Le Sfide possono essere giocate anche dal menù principale, una volta sbloccate semplicemente accedendovi una prima volta, anche senza vincere.

La telecamera fissa durante le fasi d’esplorazione sembrerebbe essere impostata in modo tale da spingere ad apprezzare la direzione artistica del gioco, ambientato completamente nella città di Ilden tra zone portuali, ponti, mura, fogne, aree cittadine e palazzi.
La sofferenza provata in particolare da Lute nel vedere la devastazione di tutto ciò, alimenta l’empatia nei confronti della tragedia di Ilden, così come il modo cinematografico con il quale viene presentata ogni volta una nuova tipologia delle ventidue (esclusi alcuni boss) mostruose creature presenti nel gioco, alle quali sono dedicate anche le pagine del bestiario.
Quest’ultimo, assieme alle pagine descrittive riguardanti personaggi, armi e aree del mondo di gioco, viene accuratamente narrato e aggiornato dal punto di vista di Layton. L’Osservatore non è solo utile per il negozio, il potenziamento delle abilità, e il dono di nuove armi, ma offre anche dei dialoghi opzionali piuttosto gradevoli da ascoltare.
L’ambientazione di Soulstice è coerente, seppur peccaminosa nell’offrire la stessa palette cromatica per quasi tutto l’arco dell’avventura, con alcuni elementi degli scenari che tendono anche a ripetersi.
Per il comparto grafico, realizzato con Unreal Engine, è stato scelto lo stile anime nipponico, fortemente influente anche nella direzione artistica. Una scelta azzeccata anche per coprire eventuali limiti tecnici di produzione (si tratta di un videogioco Doppia A), seppur evidenziabili in alcuni frangenti, come qualche raro ma evidente pop-in delle texture e calo di framerate con gli stacchi della telecamera durante le cutscene (gioco testato su Xbox Series X).

Soulstice racconta una storia capace di fare empatizzare il giocatore con la caduta di Ilden e dei protagonisti di questa tragedia, creando anche diverse curiosità che verranno tutte svelate entro la fine dell’avventura.
Una storia ben narrata in modo classico, senza buchi di trama, con personaggi dalla buonissima presenza scenica, e dialoghi non particolarmente profondi ma tutt’altro che banali.
Ancora una volta gli italiani sembrerebbero aver trovato nel medium videoludico lo sfogo creativo che spesso non si riesce ad avere tramite altri media nel nostro paese.
La storica telecamera fissa? No…
Gli sviluppatori di Reply Game hanno saggiamente cercato di porre rimedio allo storico problema dei videogiochi action con telecamera fissa, ovvero alla mancanza di controllo che può causare l’avere una visuale bloccata.
Soulstice, semplicemente, presenta la telecamera fissa solo in fase di esplorazione, per poi passare alla visuale in terza persona durante le fasi di combattimento, con tanto di possibilità di aggancio automatico dei nemici (utile anche per visualizzare la loro barra della salute)

Tuttavia le scelte del team di sviluppo non sono esenti da difetti. Ad esempio, la bontà delle due visuali alternate porta con sé il problema di far sapere al giocatore esattamente se aspettarsi o meno una battaglia, e per quanto queste diventino sempre più appaganti, impegnative e avvincenti, si ha spesso la sensazione di volerne qualcuna in più, specialmente nella prima parte dell’avventura.
Inoltre, la visuale in terza persona durante il combattimento non risolve tutti i problemi, in quanto può risultare comunque problematica nelle battaglie con più nemici a schermo quando si combatte in un’area ristretta, rendendo macchinosa anche la gestione della telecamera e del bersaglio automatico.
Coesione e sinergia
Così come nella storia, anche nel gameplay le protagoniste di Soulstice sono Briar a Lute, nonostante vengano impartiti comandi d’attacco e di movimento soltanto alla sorella primogenita.
Difatti, la coesione tra le due sorelle è importante al punto tale da essere una vera e propria feature di gioco.
Indicata in alto a destra dello schermo, la Coesione aumenta portando a segno gli attacchi, con un incremento e una stabilità differenti in base ai colpi inflitti con la Vendicatrice Cinerea, ovvero gli attacchi primari, o con una delle diverse armi secondarie (sei in totale, sbloccabili con il procedere dell”avventura)
D’altro canto, la Coesione diminuisce se Briar riceve colpi, e potrebbe ripartire da zero subendo colpi particolarmente potenti. È qui che entra in gioco Lute, con le sue capacità difensive attivabili semplicemente premendo il tasto segnalato dall’indicatore in prossimità dei nemici, quando questi si apprestano a sferrare un attacco contrastabile.
Il tipo di azione difensiva di Lute dipende dalla tempistica e/o dalla tipologia di attacco dei nemici. Inoltre, la sorellina di Briar è anche in grado di attaccare automaticamente durante le battaglie, sferrando colpi spirituali.
Tramite Lute è possibile anche il comando di attivazione dei Campi di Evocazione e di Esilio, fondamentali sia in fase di esplorazione per rendere tangibili i giacimenti cristallini da distruggere (e per attivare o disattivare determinate trappole), sia in battaglia per rendere vulnerabili i nemici che rientrano nella categoria degli Spettri e dei Posseduti.
Tuttavia mantenere attivo un Campo aumenta l’Entropia, indicata in alto a sinistra dello schermo: se questa dovesse raggiungere il massimo, Lute scomparirà per qualche secondo, lasciando Briar priva del suo supporto.
A questo problema si può anche porre rimedio tramite alcune abilità sbloccabili di Lute: ben più interessanti di quelle di Briar. Difatti, se le abilità della Paladina (ben più costose) consistono nello sbloccare combo per le armi secondarie e migliorano la padronanza con esse, la sua Ombra possiede tre diversi alberi delle abilità, ed è possibile persino rimuovere le abilità sbloccate ogni volta che si vuole, recuperando così i punti spesi.

Ma a cosa serve la Coesione? Raggiungere il massimo grado di questa statistica in combattimento permette di concludere una combo con un attacco sinergico, ovvero un potentissimo attacco con tanto di danno ad area.
Non esattamente la Spartan Rage di Kratos, essendo difficile raggiungere il livello massimo di Coesione in combattimento, specialmente nelle prime fasi di gioco con meno nemici e meno dimestichezza con i comandi: più facile vincere senza attacchi sinergici in questo caso.
A semplificare il processo per l’attacco sinergico può pensarci una delle abilità avanzate di Lute, la quale permette di eseguire questo attacco raggiungendo lo stesso livello di Coesione necessario per attivare una capacità ben più interessante ma pericolosa: il Furore.
Si tratta del potere scatenato dal sangue corrotto di Briar, il quale permette alla Chimera di sferrare attacchi velocissimi e devastanti per un breve periodo, al termine del quale è possibile chiudere con un attacco finale: potentissimo, ma con un contraccolpo sulla barra della salute.
Ben più pericoloso è lo stato di Follia che si scatena attivando il Furore con pochi punti salute rimanenti. In questo stato Briar è incontrollabile e sferra attacchi in automatico: starà al giocatore tentare di riprendere il controllo tramite Lute, seguendo le indicazioni sullo schermo. In caso di fallimento, sarà Game Over.
Furore e Follia diventeranno disponibili avanzando nella storia.

Soulstice mantiene anche quel pizzico di stile arcade che tanto si addice al suo genere, espresso nel suo caso dal punteggio al termine di ogni battaglia e di ogni capitolo. Il punteggio, così come l’emblema in premio, viene determinato dal tempo, dai danni inflitti e da quelli subiti, e premia anche con dei residui cristallini a fine livello.
Reply Game come Briar e Lute
L’ambizione di Reply Game nella realizzazione di Soulstice è palese. Un’opera che non sfigurerebbe nel confronto con alcune produzioni con alle spalle anche grossi publisher, ma la strada per raggiungere il traguardo è stata probabilmente più tortuosa dell’avventura di Briar e Lute.
Un’opera che non si risparmia nell’offrire un buonissimo gameplay, la giusta longevità, e il miglior comparto tecnico possibile con i mezzi a disposizione, impreziosendo il tutto con una buonissima narrazione e con il tentativo di svecchiare alcune meccaniche tipiche del suo genere.
Purtroppo, ogni elemento di spicco del titolo in questione ha, oggettivamente parlando, il suo rovescio della medaglia.
Un po’ come Briar e Lute, in lotta contro la progenie del Caos e contro la corruzione presente dentro la sorella maggiore, Reply Game ha dovuto accettare diversi ostacoli per arrivare alla meta.
Vale la pena per un videogiocatore intraprendere questo viaggio? Se non si arriva ad essere particolarmente severi con alcuni problemi che possono palesarsi, come la gestione della telecamera in alcune battaglie, o una struttura di gioco che si prende i suoi tempi, assolutamente sì.