Videogiochi – Sono davvero così nocivi?

Quante volte abbiamo letto o sentito di critiche contro i videogiochi e la loro nocività, in giro se ne sentono di tutti i colori: i videogiochi causano perdita di vista, ansia, riducono la soglia dell’attenzione o, semplicemente, ci rimbambiscono.
La maggior parte di queste assunzioni sono chiaramente sbagliate e frutto di ignoranza sull’argomento, i videogiochi non solo sono innocui, ma addirittura benefici sotto certi aspetti e in alcuni casi vengono utilizzati in campo medico e riabilitativo.
Con questo articolo non si vuole giustificare l’abuso di videogiochi, ricordiamo che il troppo stroppia: la dipendenza da videogiochi esiste e stare davanti ad uno schermo per lunghi periodi di tempo ha sicuramente i suoi effetti negativi…quindi videogiocate responsabilmente.
Un allenamento inusuale
Molti studi sono stati condotti sugli effetti dei videogiochi e sulle capacità cognitive di chi li utilizza quotidianamente portando alla luce risultati che sono a dir poco sbalorditivi.
Partiamo con la cosa più controintuitiva: incredibile ma vero alcuni tipi di videogiochi aiutano la vista.
Ciò è stato dimostrato da esperimenti nei quali gruppi di persone, composti da videogiocatori e non, sono stati sottoposti a vari test riguardanti la vista (partendo dalla tabella di Snellen al riconoscimento di figure in varie condizioni ), i risultati hanno portato alla luce che i videogiocatori hanno una percezione visiva migliore rispetto a chi non videogioca. Questo è dato dal fatto che in alcuni titoli il riconoscimento di determinate figure e forme è la chiave tra la vittoria e la sconfitta (basti pensare agli sparatutto, dove identificare un nemico il prima possibile può portare lo scontro a proprio vantaggio), il videogiocare è quindi un costante allenamento che porta l’occhio ad essere più sensibile e preciso.
La vista non è l’unico aspetto che beneficia dall’utilizzo dei videogiochi, chi guadagna la maggior parte dei vantaggi è il nostro cervello. Vari test hanno dimostrato che i videogiocatori abituali hanno una migliore coordinazione occhio-mano, capacità di eseguire più attività contemporaneamente (multitasking) e di elaborazione di immagini (come riconoscere la stessa forma ruotata oppure tracciare il movimento di varie figure).
L’aspetto incredibilmente interessante è che per godere di questi benefici non è necessario essere videogiocatore di lunga data. È stato infatti dimostrato che piccole dosi di gaming (ad esempio una decina di ore spalmate in 2 o 3 settimane) migliorano leggermente, ma comunque in quantità misurabile, le abilità cognitive e visive del soggetto in questione, perdurando anche per lassi di tempo che possono arrivare a settimane.
Una “nuova” medicina
Negli anni gruppi di medici e ricercatori hanno infatti iniziato ad utilizzare questo medium per aiutare i loro pazienti e persone meno fortunate, creando minigiochi ad hoc oppure prescrivendo sessioni di gaming su titoli specifici.
SnowWorld è un piccolo progetto VR ideato da Hunter Hoffman e David Patterson per aiutare il ricovero di vittime di ustioni. La base del gioco è molto semplice: il giocatore si trova a girovagare in un mondo innevato con la possibilità di lanciare palle di neve ai personaggi che incontra, un concetto tanto semplice quanto efficace a distrarre i ricoverati dal dolore provocato dalle loro ferite. L’immersione totale data dal dispositivo VR porta i pazienti in un mondo in cui il caldo è assente riducendo nettamente il dolore provato durante le procedure mediche; in alcuni casi i pazienti hanno dichiarato che la riduzione del dolore data dalla distrazione del gioco è maggiore rispetto all’assunzione di dosi di morfina.

Talvolta al posto di creare esperienze su misura i medici prescrivono l’utilizzo di determinati titoli come Tetris o altri giochi di “pattern matching” (titoli in cui bisogna identificare schemi nelle figure a schermo, oltre a Tetris si possono citare Candy Crush o Puzzle Bobble) i quali hanno la capacità di ridurre i sintomi dello Stress Post Traumatico se giocati durante il periodo immediatamente successivo all’evento scatenante.
Questi giochi infatti stimolano le parti del cervello interessate all’elaborazione delle immagini degli eventi vissuti impedendo la loro sedimentazione e l’immagazzinamento nella memoria a lungo termine, riducendo sintomi come incubi e flashback.
Un progetto molto interessante è quello portato avanti dal creatore di Aim Lab Wayne Mackey e il direttore del “Rehabilitation Innovation, Mount Sinai” a New York, David Purtrino.
Aim Lab è un software gratuito ideato per allenare la mira negli FPS. Rispetto agli altri software dello stesso genere, la creazione di Wayne Mackey si distingue per il suo alto grado di personalizzazione, è infatti possibile cambiare le configurazioni di Aim Lab andando a replicare la maggior parte dei sistemi di mira degli FPS competitivi in mercato.
David e Mackey si sono conosciuti durante una conferenza di e-sport e hanno deciso di unire le forze per cercare di aiutare i videogiocatori meno fortunati, dando vita a delle iniziative che mirano alla riabilitazione e al miglioramento delle abilità di pazienti affetti da disturbi motori più o meno gravi.
Grazie anche all’utilizzo di periferiche personalizzate, David e Mackey hanno creato allenamenti specifici per ogni loro paziente, andando a creare programmi di riabilitazione ad hoc per ognuno di essi da accostare alla classica riabilitazione in ospedale. In questo modo il duo di ricercatori ha dato ai loro pazienti la possibilità di allenarsi ovunque divertendosi, aiutandoli non solo da un punto di vista fisico e neurologico, ma anche mentale, dando vita al primo team e-sport composto interamente da tetraplegici, i Quad Gods.

Per concludere, il nostro passatempo preferito non è così nocivo e problematico come si dice in giro, al contrario, i videogiochi, se utilizzati responsabilmente, possono aiutarci a migliorare aspetti della nostra mente fungendo da allenamento quotidiano.