The Lightbringer – Un platform… da più punti di vista

Un platform dagli elementi Zelda-like, puzzle ambientali ed elementi di narrazione peculiari non poteva che catturare la nostra attenzione, e infatti così è stato per The Lightbringer, titolo sviluppato da Rock Square Thunder e pubblicato da Zordix Publishing in data 7 ottobre 2021. Ma la caratteristica che più ci ha colpito è diversa da quelle già citate, che tuttavia hanno contribuito a farci apprezzare particolarmente l’avventura del Portatore di Luce.
Trama e… Punti di vista
L’intreccio narrativo è piuttosto semplice e ormai piuttosto rodato: il mondo in The Lightbringer è colpito da una entità oscura, in particolare le fonti di luce ed energia dette Monoliti sono state oscurate da questa corruzione sconosciuta, e le creature oscure girano ovunque indisturbate: compito del Portatore di Luce è proprio quello di sconfiggere questa entità e liberare i Monoliti, compito di cui precedentemente avrebbe dovuto occuparsi la sorella del protagonista, senza però alcun successo.

La sorella, dunque, ci accompagnerà nella nostra avventura sotto forma di spirito guida, dando indicazioni sui funzionamenti di base del mondo di gioco e sui pericoli ed ostacoli che dovremo affrontare. Tutto rigorosamente in rima, aggiungendo quella solennità che i toni colorati e saturi delle aree esterne potrebbero invece smorzare. D’altro canto, le aree più buie dei dungeon e degli ambienti al chiuso controbilanciano bene la luminosità, ricordandoci doverosamente del nostro compito da Portatore di Luce.
Oltre a ciò che ci viene detto dallo Spirito Guida, apprendiamo della lore del mondo di The Lightbringer tramite… La Lore! Questa si manifesta sotto forma di una campana chiamata, appunto, Lore da colpire per avere più informazioni sui Monoliti, sull’entità oscura e tanto altro. Le campane sono disseminate in tutti i livelli di gioco e sono, naturalmente, nascoste.
Nonostante le apparenze che possono mostrare inizialmente un mondo piuttosto lineare, infatti, le mappe di gioco sono ricche di angoli nascosti che andranno trovati tramite un sapiente uso della telecamera. Ed è proprio questo l’aspetto che ci ha colpiti di più: pur non trattandosi di una novità ground-breaking nel mondo videoludico, la combinazione del gioco di telecamera con le altre scelte di gameplay quali il completismo (sotto forma di gemme da raccogliere ad ogni livello), il movimento dinamico tipico del genere platform e gli enigmi ambientali di cui è costellato il mondo di The Lightbringer risulta in un mix finale che convince e che cattura il giocatore, portandolo anche a rigiocare più volte i livelli in cui ci si è persi qualche gemma, oppure a trattenersi più del necessario alla ricerca spasmodica di potenziali segreti.

Perché giocare a The Lightbringer?
Parliamo di un titolo che non ha troppe pretese: essendo facilmente definibile uno Zelda-like, per definizione non propone elementi o visioni particolarmente innovative. Si tratta comunque di un titolo che si lascia giocare con facilità, che per gli amanti del completismo ha molto da offrire e che può andar bene sia per una partita veloce che per esplorazioni più longeve.
Lo stile artistico di The Lightbringer, inoltre, merita una menzione speciale per diversi motivi, a partire dal protagonista stesso, che pur se senza volto risulta essere molto riconoscibile, passando per ambientazioni suggestive e che motivano a un’esplorazione approfondita, arrivando alle creature e ai Monoliti stessi, la cui prima apparizione come traguardo lascia la sensazione di raggiungimento di un obiettivo a cui, da videogiocatori, aneliamo costantemente e di cui mai potremmo stancarci.