Crearsi il proprio culto – Honey, I Joined A Cult

Honey, I Joined A Cult è tra gli ultimi arrivati in casa Team17, sviluppato da Sole Survivor Games e disponibile su Steam in accesso anticipato. Si tratta di un Resource Manager il cui scopo non sarà quello di gestire una fattoria né le vite di cittadini qualsiasi, ma bensì di creare da zero un culto religioso.
Ma perché creare un culto?
La nostra storia inizia… dalla fine: veniamo a conoscenza di una setta preesistente proprio nel momento in cui sta per essere smantellata, a seguito di un blitz della polizia e delle proteste dei manifestanti all’esterno del complesso. Il leader del culto si da’ quindi alla macchia e decide di rifare tutto daccapo, assumendo una nuova identità e imbastendo una setta del tutto nuova.
È qui che la palla passa a noi: starà a chi gioca decidere tutto, da qui in poi, a partire dalla divinità che i fedeli dovranno servire e riverire fino alla posizione di ogni elemento decorativo nella zona che ci verrà assegnata. Poi sarà il momento di reclutare adepti e seguaci: i primi avranno vari compiti da svolgere come pulire, fare ricerche e curare sale ricreative, mentre i seguaci potranno frequentare i luoghi di culto e, qualora la fede dovesse essere sufficientemente elevata, potranno poi decidere di unirsi come adepti.
E tutto questo nasce dalla divinità a cui il nostro protagonista è realmente devoto: il dio Denaro. Ebbene sì, pur se con un pizzico di blasfemia, l’obiettivo ultimo della ricchezza smodata è il vero motore della storia di Honey, I Joined A Cult. Ma dove ci porterà questa caccia all’opulenza?

Gameplay e companatico
Trattandosi di un gestionale, tutti gli elementi principali del genere sono presenti: il giocatore può avere accesso in ogni momento alle statistiche e condizioni di tutti gli adepti; creare, spostare e decorare tutti gli spazi; organizzare le giornate degli adepti e del leader ordinando i compiti per priorità; mandare gli adepti in missione per conto della setta; e così via.
L’aspetto più interessante di Honey, I Joined A Cult è sicuramente l’ampio spazio che viene dato al giocatore, oltre che per le azioni già citate, per crearsi una propria lore nel gioco: la personalizzazione del culto permette infatti di modificare nome della divinità, aspetto, soprannome degli adepti e della reliquia principale, permettendo quindi un’immersione totale nel mondo di gioco anche grazie a un prologo molto sbrigativo e ampiamente adattabile a qualsiasi sottotrama si decida di creare in seguito.

Lo humor certamente non manca, a partire dai dialoghi dei personaggi nelle scene iniziali e dai testi presenti nel gioco, dal tutorial alle varie voci nei personaggi, oggetti e missioni. In questo, la localizzazione italiana pur se presente rimane un po’ indietro, in quanto in certi punti una traduzione diretta rallenta i tempi comici e fa perdere alcune sfumature. Per questo motivo, ai fini della recensione il gioco è stato testato in inglese in modo da cogliere l’umorismo come inteso dagli sviluppatori e sceneggiatori.
Gestionale che muove i primi passi
Trattandosi di un early access, il gioco è tuttora sottoposto a patch a seguito delle segnalazioni dei giocatori e dai vari test in corso; al netto di qualche bug di circostanza, il titolo è assolutamente godibile e fluido, senza impedimenti di sorta.

Per i neofiti del genere Resource Manager, può essere un po’ ostico addentrarsi nei vari menu di gioco in Honey, I Joined A Cult: nonostante il trailer sia piuttosto dettagliato nelle fasi iniziali e accompagni il giocatore senza lasciare nulla al caso, ci si ritrova con un HUD che, pur se personalizzabile spostando le varie finestre di dialogo, potrebbe risultare un po’ sovraccarico di statistiche, opzioni di acquisto e di missioni da gestire. Per i giocatori più navigati, ma anche solo per chi ha avuto un minimo di esperienza con giochi più mainstream del calibro di The Sims, ciò non rappresenta un problema, ma solo una piccola sfida da superare.
Conclusioni
Se in termini di gameplay non ci siano grandi novità rispetto ad altri titoli appartenenti allo stesso genere, ciò che distingue Honey, I Joined A Cult dai suddetti è la combinazione di uno stile artistico spiritoso e colorato con una narrazione, pur se limitata ai testi nelle varie finestre di gioco e a qualche dialogo occasionale, altrettanto vivace, animando un gameplay ripetitivo per definizione e rendendolo costantemente avvincente.
Quale divinità servirete in Honey, I Joined a Cult?