Crash Bandicoot 4 – La recensione di un fan e pro gamer della saga

Stavolta possiamo dirlo davvero: Crash Bandicoot è tornato! Dopo vent’anni di videogiochi discutibili, il marsupiale arancione mascotte di PlayStation negli anni ’90, che insieme a Spyro sembrava potesse diventare un rivale storico di Super Mario, torna finalmente con un titolo degno della trilogia realizzata da Naughty Dog per PS1.
Di tutto ciò sono consapevoli anche Activision e Toys for Bob, i quali hanno deciso di cancellare cronologicamente tutte le avventure di Crash post Naughty Dog e ripartire con Crash Bandicoot 4: It’s About Time.
Un quarto capitolo, dunque, che è piaciuto ai fans fin dal primo trailer, dal quale già si poteva notare come stavolta gli sviluppatori siano riusciti a incanalare lo spirito della trilogia per PlayStation, proponendo quello che, in fondo, è un “more of the same”, ma ricco di novità.
È questo quello che volevano i fans, ed è questo che serviva a Crash Bandicoot, ma il gioco è davvero impeccabile?
Difficile esprimere un’opinione quando si è fan e pro gamer della saga, per tanto questa mia recensione tiene inevitabilmente conto di questo punto di vista
Crash Bandicoot 4: It’s About Time… and space
La trama di Crash Bandicoot è sempre stata semplice, e lo è anche stavolta, sebbene raccontata in maniera migliore tramite qualche cutscene.
Il gioco riprende esattamente gli eventi dopo Crash Bandicoot 3, quando il Dr. Neo Cortex fu imprigionato nel passato insieme al Dr. Nepharius Tropy, a causa della Macchina Risucchia-Tempo (o Vortice Temporale, come viene chiamato nel remake) creata proprio da quest’ultimo e distrutta da Crash Bandicoot.
Cortex brama vendetta ma sembrerebbe rassegnato, mentre N. Tropy prosegue i suoi tentativi di fuga, e grazie ai poteri di Uka Uka, lo spirito della maschera malvagio, riesce ad aprire un varco spazio-temporale per fuggire.
Nel frattempo, lo spirito della maschera Aku Aku spinge Crash verso il picco N.Sanity, dove sta accadendo qualcosa di oscuro. Lì scoprono il risveglio di Lani-Loni, una delle quattro maschere quantiche, che li avvisa di un grande pericolo: qualcuno sta aprendo dei pericolosi varchi spazio-temporali, perciò devono trovare le altre tre maschere quantiche e fermare chi sta generando questa follia.

Una trama semplice che fa il suo, esattamente come avveniva nei Crash Bandicoot di Naughty Dog. Si perde soltanto un po’ poco prima del finale, e almeno un paio di personaggi potevano essere scritti meglio.
I livelli di gioco sono selezionabili progressivamente tramite una world map, esattamente come nel primo Crash Bandicoot, ma stavolta non si tratta di passare da un’Isola Wumpa all’altra, bensì da un’epoca all’altra. Così facendo Toys for Bob ha trovato il modo di dare l’impressione di un mondo di gioco unito e allo stesso tempo muovere i protagonisti in luoghi molto diversi tra loro.
Si era parlato di oltre cento livelli in Crash Bandicoot 4, e in un certo senso è così: sono presenti 38 livelli normali, 5 livelli per le boss fight, e 21 livelli dei nastri flashback, i quali fanno rivivere una serie di sfide molto impegnative di quando Cortex testava le capacità di Crash (il tutto condito da commenti interessanti ed esilaranti di Cortex, e dalle musiche del primo Crash Bandicoot). Inoltre, ogni livello normale può essere giocato, da un certo punto della storia in poi, anche nella modalità N.Vertita, ed ecco dunque un totale di 102 livelli.
La grafica del gioco è realizzata con l’Unreal Engine 4, lo stile è cambiato ma il design dei personaggi è rimasto fedele a quello degli originali (tranne Tawna, volutamente cambiata per questioni di trama).
Crash si è innovato?
La saga di Crash Bandicoot post Naughty Dog è stata caratterizzata da brutte copie della celebre trilogia e da tentativi di innovazione poco riusciti. Toys for Bob, invece, è andata dritta al punto, facendo una scelta che avrebbero dovuto fare fin da Crash Bandicoot: L’Ira di Cortex, ovvero riproporre perfettamente il gameplay dell’era Naughty Dog.
Crash Bandicoot 4 è il platform 3D a scorrimento apprezzato negli anni ’90, con Crash in grado di eseguire gli onnipresenti salto e giravolta, e le mosse introdotte in Crash Bandicoot 2 (scivolata, panciata, camminata carponi). Corre, rompe le casse, raccoglie frutti Wumpa, e sconfigge nemici, anche con la protezione della maschera di Aku Aku.
Allora dov’è la novità? Nelle maschere quantiche, prima di tutto. Maschere che appaiono in un determinato momento di alcuni livelli e permettono di affrontare sessioni pensate appositamente per loro. Queste permettono a Crash di rendere materiali o immateriali casse e parti dell’ambiente, rallentare il tempo, fare una giravolta continua e più potente che gli permette persino di volare, e invertire la gravità.
Questa è una spiegazione in sintesi, ma i poteri delle maschere quantiche permettono anche di fare cose che mai avreste creduto possibili nella saga di Crash Bandicoot.

L’altra grande novità sono i nuovi personaggi giocabili. Oltre alla possibilità, come avviene anche nella Crash Bandicoot ‘N’ Sane Trilogy, di scegliere liberamente tra Crash e Coco in ogni livello, in Crash Bandicoot 4 esistono livelli appositi per Tawna, Dingodile, e persino il Dr. Neo Cortex.
Ognuno dei nuovi protagonisti possiede diverse abilità, e ogni livello a loro dedicato è studiato appositamente per mettere alla prova il giocatore con queste nuove abilità. È interessante, inoltre, il modo in cui la storia di questi personaggi va ad incrociarsi con quella di Crash e Coco.
Non mancano livelli con la presenza di veicoli, ma è il grinding sui tubi la più presente tra le nuove meccaniche di gioco. Inoltre i livelli sono più lunghi, e possono cambiare improvvisamente sessione di gameplay, a differenza del passato in cui vi erano sessioni alle quali venivano dedicati interi livelli.
Crash Bandicoot 4 è difficile?
Al giorno d’oggi Crash Bandicoot è considerato un videogioco difficile. Un’affermazione discutibile per chi, come me, è cresciuto negli anni ’90, quando la difficoltà di Crash Bandicoot era abbastanza all’ordine del giorno (considerando anche l’aver provato le console antecedenti la PlayStation, con titoli ancor più impegnativi), e da pro gamer della saga posso dire che la difficoltà di Crash Bandicoot 4 è più o meno in linea con quelli degli altri capitoli, se non fosse per alcuni livelli degli ultimi due mondi che possono risultare davvero ostici.
Il gioco diventa particolarmente difficile a una condizione: quando si tenta di ottenere tutte le gemme. Stavolta ci sono ben 228 gemme normali, quattro gemme colorate, e altre 228 gemme della modalità N.Vertita, la nuova modalità che permette di rigiocare ogni livello specchiato e con un diverso stile grafico (e non solo) per ognuno dei mondi di gioco.
Un numero così elevato di gemme è dovuto al fatto che se ne possono ottenere sei per ogni livello (più altre sei nella modalità N.Vertita). Abbiamo le gemme ottenibili rompendo le casse, stavolta ben quattro suddivise per percentuale di casse distrutte: 40%, 60%, 80%, e 100%. Queste sono le più difficili da ottenere, perché con i livelli più lunghi è aumentato moltissimo anche il numero di casse presenti, che supera abbondantemente le 100 unità, e spesso anche le 200 o addirittura le 300.
Poi c’è la gemma per aver completato il livello morendo non più di tre volte (alla quale si affianca la reliquia per aver completato il livello senza morire) e infine la gemma nascosta da qualche parte nel livello.
Se il completismo non fa per voi, potrebbe interessarvi l’estetica: ottenere tutte le gemme di un livello sbloccherà nuove skin per Crash e Coco (alcune sono ottenibili anche in maniera più semplice). La modalità N.Vertita aiuta molto in questo caso, dato che il numero di gemme richiesto per sbloccare le skin somma le gemme di entrambe le modalità di gioco.

Un elemento nuovo che potrebbe non piacere ai pro gamers di Crash Bandicoot, è l’ombra dei personaggi durante il salto diventato un vero e proprio indicatore (così come l’indicatore di alcuni attacchi ad area dei nemici).
Una scelta poco da puristi, ma giocando alla Crash Bandicoot ‘N’ Sane Trilogy ci si accorge come un gioco originariamente pensato per essere giocato con le frecce direzionali, potrebbe risultare leggermente impreciso se giocato con l’analogico.
Inoltre, alcune sessioni di salto in Crash Bandicoot 4, soprattutto sessioni con le maschere quantiche, richiedono ben più del vecchio puntino nero leggermente sfocato che era l’ombra del protagonista.
In ogni caso, si può benissimo cambiare nelle impostazioni e tornare a giocare con l’ombra normale.
Un’altra novità del genere è la possibilità di spostare la telecamera, tramite la levetta analogica destra, quel poco che basta per sbirciare, e controllare eventuali passaggi non visti o casse mancate. Una piccolezza, certo, ma in passato era necessario saltare a caso quando sfuggiva qualcosa di nascosto nel livello.
Crash Bandicoot 4 è perfetto?
Come detto all’inizio, Crash Bandicoot 4: It’s About Time è tutto ciò di cui avevano bisogno Crash e i suoi fans fin dalla trilogia di PlayStation. Ci sarebbe stato poco e niente da dire sul gioco, se non fosse per il fatto che va un po’ a perdersi nell’endgame.
Oltre al fatto che la difficoltà nei livelli degli ultimi due mondi è davvero elevata, trattandosi di una difficoltà artificiale, l’aver reso molto più difficili le side quest non è del tutto giustificabile.
Difatti, in Crash Bandicoot 4 è presente un finale sbloccabile quando si completa il gioco al 100%, esattamente come nella trilogia di Naughty Dog, e anche un altro sbloccabile completando il gioco al 106%. Quest’ultimo è davvero difficile da sbloccare, in quanto richiede di raccogliere qualsiasi gemma e reliquia del gioco, comprese le reliquie di platino, il premio più prestigioso delle prove a tempo nonché complicatissimo da ottenere.
Da fan e pro gamer della serie, mi vien da pensare che molti giocatori potrebbero aver voglia di mollare su alcune sfide che in passato avrebbero tranquillamente accettato, pur consapevoli dell’impegno richiesto (e una di queste sfide potrebbe anche essere il completamento della storia principale).
Toys for Bob ha cercato di bilanciare la difficoltà tramite la possibilità di accumulare facilmente decine e decine di vite nei vari livelli, in modo tale da rendere pressoché impossibile il Game Over (anche se, così facendo, torna poco utile anche la nuova possibilità di scegliere tra modalità Moderna o Retrò).
Una scelta che è possibile notare anche nei Round Bonus: in passato erano un modo per ottenere vite (e rompere le casse mancanti del livello) senza rischiare di perderle in caso di morte, ora invece non solo non è semplice rompere tutte le casse del Round Bonus, ma alcuni di questi sono proprio difficili da completare. Il ragionamento in questo caso è simile a quanto detto prima: i Round Bonus non fanno perdere vite in caso di morte e si può ripartire dall’inizio ogni volta, quindi non dovrebbe essere un problema rischiare di doverli ripetere più volte.
In realtà il Game Over non sarebbe neanche un problema (non stiamo mica parlando di gettoni ai cabinati arcade), lo è invece dover ripetere decine e decine di volte determinati tratti di un livello. Toys for Bob non ha calcolato il rischio di frustrazione, impossibile da ripagare anche con un’infinità di vite.

Non si può dire quanto Crash Bandicoot 4 riuscirà a impattare sul mondo videoludico rispetto alla storica trilogia di Naughty Dog: sono passati molti anni, la concorrenza è agguerrita, non è più un’esclusiva PlayStation, e la saga ha commesso troppi passi falsi negli anni per far sì che i gamers tornino ad amare Crash come negli anni ‘90.
Non c’è dubbio che questo sia comunque un ritorno ai fasti di un tempo e un nuovo punto di partenza per la saga. Toys for Bob ha restituito Crash Bandicoot al mondo videoludico, ora potrà anche permettersi di evolvere la saga, ma ci sarebbe un’altra richiesta a riguardo: avendo sviluppato anche la Spyro: Reignited Trilogy, Toys for Bob potrebbe concederci Spyro 4?