Call of Music – Life is Strange

Eccoci di nuovo per la nostra consueta rubrica sulle migliori OST per videogiochi!
Dopo esserci occupati a luglio del gioco che più ha fatto arrabbiare i giocatori di mezzo mondo negli ultimi tempi, Cuphead, oggi voglio totalmente cambiare onda e raccontarvi della meravigliosa OST di Life is strange.
Avventura grafica del 2015, uscita ad episodi dal gennaio di quello stesso anno, è uno dei giochi più acclamati dalla critica e ha avuto una gestazione di circa due anni in cui gli sviluppatori sono andati a visitare alcuni luoghi della Pacifico Nord-Orientale, per rendere più realistica possibile l’ambientanzione.
La trama, relativamente complessa, racconta la storia di una ragazza, Max, capace di tornare indietro nel tempo e cambiare il corso degli eventi in determinati checkpoint del gioco. Le scelte eterogenee che il giocatore fa influenzano il gioco sia a breve che a lungo termine, e non sempre una scelta che ha un ottimo impatto nei successivi 5 minuti si rivela quella più corretta dopo un capitolo.
L’intensa emotività del gioco non traspare tuttavia solo dalle tematiche trattate- sempre con grande attenzione e delicatezza- ma nasce in massima parte anche dalla colonna sonora, curata da Jonathan Murali, frontman del gruppo francese Syd Matters.
Il CD della OST era incluso nella limited edition del gioco uscita nel gennaio del 2016 con una decina di giorni di differenza tra America e Europa; alcuni brani sono stati composti dallo stesso Murali, ma molte canzoni sono state comprate su licenza seguendo lo stile indie-folk e sono considerate come il 50% buono dell’esperienza di gioco: tra i brani comprati figurano Alt-J, Mud Flow, Angus&Julia Stone e molti altri.
Vorrei però soffermarmi su quella che è a mio parere l’emblema del gioco, non solo perché prima traccia, ma per tutta una serie di motivazioni che andremo a sviscerare or ora: To all of you, proprio dei Syd Matters.
https://www.youtube.com/watch?v=jOxnoDi9IYg&t=512s
Inserita proprio all’inizio del gioco, nel momento in cui Max esce dalla classe e si infila le cuffiette nelle orecchie -così come un po’ tutti abbiamo fatto durante gli anni del liceo- rispecchia perfettamente lo spirito del gioco e segue passo passo il genere comune della playlist di questa OST. L’indie-folk è qui il protagonista assoluto di suoni acustici, malinconici ma rilassanti, con ampio utilizzo di chitarre e voce.
Ma è il testo la vera chicca di questo brano. Critica mirata alla società americana, racconta di come in realtà tutta la cultura occidentale sia basata su stereotipi: nel mondo del cinema, in particolare con riferimento a Hollywood, e tramite il largo utilizzo della chirurgia plastica, più in generale, tutti possiamo avere uno splendido sorriso, ma nessuno avrà mai una vera personalità finché ci pieghiamo a rinchiuderci nei ruoli sociali in cui gli altri si aspettano di vederci.
Praticamente, la prima canzone ci conduce su una panoramica di uno dei messaggi principali che Raoul Barbet e Michel Koch, i direttori, hanno voluto instillare goccia a goccia durante tutto il gioco e che Jonathan Murali ha magistralmente ricalcato passo passo in ogni pezzo.
Un gioco emotivamente coinvolgente, il cui sviluppo dei personaggi è magistrale e con una colonna sonora che anche scardinata dal contesto resta un’ottima playlist per quelle giornate autunnali particolarmente malinconiche in cui non riusciamo proprio a smettere di pensare che vorremmo essere da tutt’altra parte.
Cuffie nelle orecchie e immergetevi volentieri in voi stessi.