Cyberpunk 2077 anteprima

SUL FILO DEL RASOIO, ANCORA UNA VOLTA!
UN PO’ DI STORIA
A meno che non viviate sotto ad un sasso, a questo punto sarete probabilmente consci di una delle più grosse e succose novità arrivate dalla Gamescom: CD project Red ha finalmente mostrato al grande pubblico una demo gameplay del suo mastodontico Cyberpunk 2077!
Lo so, con ogni probabilità lo avrete già visto, ne avrete già letto e quindi non ho alcuna pretesa di essere tecnico né tempestivo in questo articolo. La verità è che questa “demo”, se possiamo definire semplicemente “demo” uno streaming di circa 47 minuti, è stata qualcosa di assolutamente sconvolgente, per me.
Piccolo retroscena: la mia politica di base nei confronti delle fiere videoludiche e dei trailer che vi vengono presentati è, generalmente, quella della totale diffidenza. E datemi torto, ma non credo che questo atteggiamento sia poi così ingiustificato (vero, Ubisoft?). Ulteriore retroscena: il Vostro Umile è un gran nerdone e, al fianco della passione per gli amati videogame, coltiva da ormai una decina di anni un vivo interesse per il gioco di ruolo cartaceo. E indovinate un po’ quale è stato il punto d’inizio di questo hobby, la gateway drug che lo ha irrimediabilmente stregato e spinto ad approfondire le sfaccettature di quel mondo fatto di schede e dadi? Dungeon&Dragons, forse? NEEEEEEP, risposta sbagliata! È stato proprio Cyberpunk 2020, il papà spirituale della prossima creatura degli sviluppatori di The Witcher (eddai, ragazzi, è l’argomento dell’articolo, prestate attenzione!).
BENTORNATI A CASA
Insomma, di cosa parla questo benedetto articolo? Parla di sorpresa, ricordi, speranze e timori. Sorpresa, per la facilità con cui questa demo ha distrutto la corazza della mia diffidenza: il tempo impiegato è stato di circa 7 minuti. Ovvero il tempo di mostrare in azione uno degli elementi più iconici del vecchio Cyberpunk 2020, il Trauma Team.
Un’ambulanza volante corazzata arriva sul luogo dove la protagonista ha appena massacrato una gang e salvato una ragazza gravemente ferita, ne scende un manipolo di “medici” scortati da mercenari pesantemente armati, caricano la paziente e via, verso l’ospedale più vicino. Bang, colpita e affondata, la diffidenza ha iniziato a lasciare spazio ad un senso di stupore e meraviglia che non ha fatto altro che aumentare nell’arco di quei 47 minuti.
E qui immagino alcune sopracciglia che si aggrottano perché, dopotutto, quel che si vede nel video non si distacca poi troppo da quel che il nutrito panorama dei giochi di ruolo digitali ci ha offerto negli ultimi anni. Approcci multipli per risolvere le situazioni? Già visto. Sistema di classe fluido che permette di personalizzare le skill del proprio avatar senza seguire un binario rigido? Bello, ma familiare.
Obiezioni legittime, ma che mancano il punto della questione: la demo Cyberpunk 2077 non mi ha colpito per ciò che mostra, ma per quello che rappresenta, ovvero una trasposizione apparentemente perfetta dell’ambientazione del manuale del suo illustre parente cartaceo.
In questi 47 minuti viene mostrata una sola, grande quest, divisa in tutte le classiche parti che compongono una sessione di Cyberpunk 2020, dal contatto con il…datore di lavoro, chiamiamolo così, all’acquisto dell’attrezzatura e degli impianti cybernetici nella clinica del nostro Bisturi di fiducia, passando per i poco amichevoli incontri con la corporazione Militech e l’ingresso nel covo di una banda di Booster, pazzi che si riempiono di metallo per trascendere i limiti della carne.
Perché, come ripeteva il manuale del 2020 praticamente ogni due pagine, “il Metallo è meglio della Carne”. Tutto fluido, senza asettici menù, né schermate di caricamento, l’azione non si interrompe mai, nemmeno mentre la protagonista si trova sotto i ferri nella clinica. Infatti, continua a chiacchierare allegramente con il dottore. Ora, scusate se è poco, ma mi ha profondamente colpito.
Avendo ricoperto il ruolo di Game Master in diverse sessioni del gdr da tavolo, questa demo mi ha stupito per un motivo al contempo semplice da dire, ma complesso da spiegare. Cercherò di fare del mio meglio, e spero davvero di riuscirci.
Dunque: Cyberpunk 2077 è incredibilmente, e sottolineo incredibilmente, fedele all’idea di Night City che la mia mente ha costruito partendo dai dettagli forniti dal manuale classico. OK, ha sicuramente un piglio più futuristico, ma dopotutto, al 2020 ci siamo quasi arrivati e della mia monokatana Kendachi, del mio innesto oculare e del mio auto-shotgun Arasaka non si vede traccia; mentre, d’altro canto, fra gli esempi di fantatecnologia del 2020 c’erano cose ormai assolutamente banali quali i cellulari e la possibilità di collegarsi alla Rete praticamente ovunque (anche se per i collegamenti neurali dei Netrunner ci stiamo ancora attrezzando, pare).
Ma, al di là di qualche aggiustamento di “bioscultura” per dare al mondo cyberpunk di Night City un’aria credibile rispetto al nostro tempo (pure nel futuro gli anni 80 sono finiti e non li rivogliono indietro), quasi ogni singolo elemento mostrato mi ha fatto pensare “wow, è esattamente come lo immaginavo”! E non parlo tanto di aspetto visivo, ma di feeling: Night City è proprio come veniva descritta nel gdr da tavolo, caotica, sempre attiva, pericolosa.
La varietà di modi per far del male, o peggio, ai propri avversari che viene mostrata riflette perfettamente un altro dei “comandamenti” del vecchio Cyberpunk, quello per cui se si pensa pericoloso, allora si è pericolosi. Tante possibilità, azione frenetica, carne e metallo che schizzano via dopo essersi beccati il colpo di uno shotgun… questa è la perfetta trasposizione della FSS (la Febbre del Sabato Sera, il simpatico nomignolo dato al capitolo dedicato ai combattimenti di Cyberpunk:2020), e senza dover consultare alcuna tabella né dover fare calcoli. Non male, dai.
E ADESSO, CHE SUCCEDE?
Siamo davanti ad una lettera d’amore che i ragazzi di CD project Red hanno scritto col cuore in mano, indirizzandola ad un gioco di ruolo al quale tengono evidentemente moltissimo. La cura quasi religiosa con cui questa demo è stata assemblata mi fa emozionare, certo, ma non posso fare a meno di sentirmi, come detto sin dal titolo, sul filo del rasoio.
Oltre che un omaggio al glorioso sottotitolo del Sacro Manuale, questa frase rappresenta appieno i miei sentimenti attuali verso il gioco: da un lato, soffro di un caso di hype che mai avevo sperimentato dopo aver visto un trailer o un reveal fieristico; dall’altro ho mille dubbi. È vero, questa corsa nella Matrice di Cyberpunk:2077 è stata fantastica, ma si tratta pur sempre di un frammento di qualcosa di molto più grande.
Come sarà il resto? Manterrà gli stessi standard mostrati? Magari li migliorerà addirittura? O si rivelerà una grossa bolla di sapone, un piccolo paradiso accalappia-nostalgici in un mare di bug e noia? Ci hanno mostrato Solitari (leggasi, mercenari) e Netrunner (hacker, per i non bilingue), ma saranno introdotte classi più particolari come il mitico Rocker, il Reporter e l’infame Corporativo?
Solo il tempo ce lo dirà. I ragazzi di CD project Red godono di un’ottima reputazione, del resto ampiamente meritata, e hanno dimostrato di essere degli autentici artigiani del gdr videoludico. Se ci sono dei Netrunner in grado di arrivare in fondo ad un’operazione così complessa, sono probabilmente loro. Io nel frattempo sto qui, a ricordare inseguimenti, sparatorie, innesti, droghe (oh, in gioco, non chiamate la polizia), tradimenti, gloriosi successi e spettacolari fallimenti.
E quando il gioco uscirà, sarò ancora una volta là, per le strade di Night City. Sul filo del rasoio, chombatta.
Articolo di Danilo Riccio