Una ragazza lasciata a meta’, frammenti di un naufragio

Il cuore comincia a torcersi dalle prime parole. Un frullatore interno risucchia intestino e polmoni mentre le foglie secche, preludio di un rigido inverno e di un labirinto inestricabile di relazioni, scricchiolano sul palco.
Una ragazza lasciata a metà, lo spettacolo in scena al Teatro Out Off dal 3 all’8 aprile 2018, con Elena Arvigo che cura anche regia e elaborazione drammaturgica, è denso, freddo, entra, scuote, vi insegue. Non vi lascia scampo.
Come non ha scampo quel flusso di coscienza della protagonista del romanzo omonimo di esordio di Eimear Mcbride, irlandese, classe 1976.
È una giovane donna senza nome, neanche ventenne. Cerca di narrare la sua vita troppo dolorosa e incompiuta. Per farlo, deve ricordare, avvicinandosi e allontanandosi dai ricordi ancora taglienti. Elena Arvigo li racconta a pezzi. Ha una gonna corta e stivali neri e affonda con disagio e rabbia, i pugni stretti nelle tasche del giubbotto nero spostandosi da un leggio all’altro, dando voce ai diversi personaggi del romanzo. .
Usa frasi, parole, punteggiatura, che restano a metà, in un dissolvimento atomico verbale che sembra portare al dissolvimento vitale. É come se le parole si vendicassero con violenza del peso a loro dato e in un flusso vagamente joyciano, travolgano tutto.
C’è il tumore del fratellino, salvato ma rimasto cieco e zoppo, l’abbandono del padre, la solitudine nella loro casa del male, l’incapacità della madre di occuparsi dei due bambini, il suo pregare continuamente obbligando i bambini a farlo.
La religione, sempre presente come giudizio, costrizione, punizione, non offre possibilità di redenzione. Forse solo nella blasfemia c’è un qualche rituale liturgico. La ragazzina ha tredici anni, quando lo zio abusa di lei. Le resta un sentimento freddo, mentre il liquido bianco le sgocciola sulla coscia.
Da allora cerca nel sesso la sua redenzione. Lo fa con tutti in modo compulsivo con rabbia e violenza. Va all’università e lascia quella casa che, come l’Irlanda di Joyce, imprigiona, fa scattare trappole (“quando un’anima nasce, scrive Joyce, le vengono gettate delle reti per impedire che fugga”).
Ma niente può cancellare il sentimento di inadeguatezza, la violenza domestica, l’incapacità della mamma di occuparsi dei figli, l’incomunicabilità.
Solo il legame con il fratello ha qualcosa di puro, di vero e quando questo si spezza non resta che il flusso gelido delle acque del lago, che si confonde con il flusso di coscienza narrativo.
Una ragazza lasciata a meta’
di Eimear Mcbride
traduzione Riccardo Duranti
TEATRO OUT OFF, via Mac Mahon 16, Milano
3 – 8 aprile 2018
da martedì a venerdì ore 20.45; sabato ore 19.30; domenica ore 16.00
con Elena Arvigo
regia e elaborazione drammaturgica Elena Arvigo
allestimento Alessandro Di Cola
disegno luci Manuel Molinu
luci Manuela Giusto