Il Padre, l’invisibile camicia di forza

Lavia è tornato a Milano, al teatro Elfo Puccini dal 15 al 25 febbraio 2018, con Il Padre di Strindberg. E come sempre il suo teatro incanta. Per qualcuno, è strutturato, impostato, architettato secondo stilemi classici. Eppure, eppure…come mai arriva sempre potente e sempre attuale?
Il Padre èun dramma scritto nel 1887, prima del burrascoso divorzio con la prima moglie, mentre la Svezia si sta trasformando, la ferrovia comincia a collegare i luoghi, l’industrializzazione avanza e nascono i primi movimenti delle donne (Suffragette).
Probabilmente questa pièce può essere letta anche come la paura del drammaturgo, considerato misogino, per queste donne che avanzano nella società e nella sfera privata. Egli vi disegna infatti il punto di arrivo di questa guerra tra sessi per il potere, per il passaggio dal patriarcato al matriarcato: è la pazzia, la denigrazione, l’interdizione, la camicia di forza per l’uomo.
La donna appare come un vampiro che succhia dall’uomo soldi ma anche potere, slancio vitale. É l’antagonista per antonomasia. Lavia però pur rispettando scene, costumi e dialoghi, la rende attuale: un conflitto tra due fragilità incapaci di accettarsi come tali e per questo in tensione continua per nascondersi e mostrarsi forti.
La scena, imponente, si apre nell’elegante studio ottocentesco del capitano. Un manto di velluto rosso, drappeggiato come un mare in tempesta capace di sconquassare, distruggere, ricopre il suolo. Il grande divano, le sedie e le poltrone sono privi di una gamba e appoggiati, rovinosi, su un lato. In un angolo, sulla destra, sopra una cassa di legno, un telescopio. Una pendola si ostina, beffarda, a scandire il tempo. Dalla grande vetrata sullo sfondo si vede infuriare una tempesta di vento, pioggia e gelo.
Il capitano è seduto al suo scrittoio. É abituato a comandare l’esercito, a dare ordini, ad essere obbedito. Ma in casa non ha potere, circondato com’è da quattro donne: moglie, suocera , balia e figlia. Forse per questo si ostina a non togliersi la sua uniforme con tanto di gradi e mostrine: vuole mantenere, se non il potere, il segno dello stesso.
Ora che lui vorrebbe sottrarre la figlia quasi adolescente dalle spirali materne per farla studiare e assicurarle un futuro autonomo, si trova la moglie come antagonista. Lei vuole il potere sulla figlia. Per legge è il padre che deve decidere il futuro dei figli. Ma chi può provare la certezza della paternità?
E se ti sono stata infedele? gli sussurra la moglie all’orecchio. E questo dubbio avanza corrosivo come il tarlo della gelosia nell’animo del Moro di Venezia. L’incertezza della paternità lo scaraventa nell’incertezza della vita.
Si accorge delle manipolazioni della moglie; di come lei, mediocre, lo abbia ostacolato anche nelle sue scoperte scientifiche; di come lo abbia screditato agli occhi dei colleghi. Ma non riesce a liberarsi da quell’amore tossico e scivola nella pazzia.
Lui, mai accettato dalla sua stessa mamma, oppresso da sua sorella, lui, che ha preso una malattia venerea al primo incontro con una donna, ha cercato nella forza, nell’esercito, nel comando, quella corazza che sperava poterlo proteggere dalle ombre della vita e dalle donne.
Ma quella uniforme ora gli viene tolta. Tornato debole come un bimbo, chiuso in una camicia di forza non fa più paura. E la moglie, fiera, esclama abbracciando la figlia: “figlia mia, tutta mia, solo mia”.
Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano –
Martedì / sabato ore 20.30, domenica ore 16.00 – Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – Prezzi: Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50 www.elfo.org15/25 febbraio | sala Shakespeare
Gabriele Lavia
Il padre
di August Strindberg
con Federica Di Martino
e con Giusi Merli, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Anna Chiara Colombo, Ghennadi Gidari, Luca Pedron
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
regia Gabriele Lavia
produzione Fondazione Teatro della Toscana