La Confessione, la sconfitta nichilistica

Sino al 18 febbraio 2018, al Teatro Franco Parenti di Milano, Mino Manni restituisce, prima che con le parole, col suo corpo sofferente che trasmette sensazioni, paure, visioni di sé farneticanti, La Confessione.
É questo un capitolo censurato dei Demoni di Fedor Dostoevskij, dove il protagonista, Stavrògin, parla apertamente delle sue depravazioni e del suo abuso su una bimba che per la vergogna si toglie la vita.
La regia di Oliva si posa leggera su questa indagine del male. Che ha anche il pregio di far conoscere uno spazio ancora poco frequentato del Teatro Franco Parenti, la sala Treno Blu; uno spazio intimo, privo di palco, che amplifica la dimensione corporea di Manni, la sua risata psichica e malata, il suo sguardo arrogante, spettrale e perso al contempo.
Mentre il pubblico prende posto, lui è già li davanti, seduto su un letto singolo, coperto da una rozza coperta marrone, di quelle pesanti, usate per coprire cavalli. Una di quelle che fanno freddo solo a vederle. Lui tace, ma quel corpo già sperimenta, nel silenzio, la propria soggettività inquieta. Solo quando inizia a parlare, sembra però prendere coscienza di sé, dei suoi atti di libertà illimitata; e marca il confine tra sé e il mondo.
Il pubblico è a disagio per la sinistra attualità della confessione di Stavrògin. All’inizio il protagonista ha infatti l’ illusione di stabilire il limite, di forgiarsi da solo la propria identità. “D’un tratto, mi chiesi un’altra volta se potevo fermarmi; subito risposi a me stesso di sì, potevo fermarmi. Ma ho continuato”. La razionalità soggettiva invocata, sembra però abbandonarlo. O meglio, non serve ad illuminare i suoi conflitti interiori, la sua voglia di assoluto, la lotta tra bene e male. Credo nel demonio come persona, ma non in Dio, dice.
Mino Manni ci offre uno Stavrògin sofferente che segue la tensione demoniaca abbandonandosi alla voluttà e all’ebrezza dell’infamia, del pericolo e del delitto. E finisce col perdersi, scivolando in un nichilismo fatto di devastazione e morte, senza vergogna, né disperazione.
Un’ottima prova d’attore.
Ricordiamo che il Teatro Parenti ripropone quest’anno il “percorso” Dostoevskij con quattro spettacoli per riscoprire luci e ombre del grande scrittore russo: oltre a La Confessione, Delitto e Castigo, Il topo del sottosuolo e Il Giocatore.
Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano MI
7 – 18 febbraio 2018
LA CONFESSIONE
Il capitolo censurato dei Demoni
adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
da Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij
con Mino Manni
regia Alberto Oliva
produzione Teatro Franco Parenti
ORARI
mercoledì 7 febbraio h 21:15
giovedì 8 febbraio h 19:15
venerdì 9 febbraio h 20:30
sabato 10 febbraio h 21:15
domenica 11 febbraio h 18:00
martedì 13 febbraio h 20:45
mercoledì 14 febbraio h 21:15
giovedì 15 febbraio h 19:15
venerdì 16 febbraio h 19:15
sabato 17 febbraio h 19:30
domenica 18 febbraio h 15:30
PREZZO
intero > 15€
convenzioni > 12,50€
over 65/ under 26 > 12,50€+ diritti di prevendita
Informazioni
Biglietteria
tel. 0259995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.com