L’Uomo seme, la forza ancestrale, passionale e selvaggia delle donne
Sonia Bergamasco porta al Triennale Teatro dell’Arte di Milano sino al 21 gennaio 2018, il suo lavoro declinato al femminile prodotto insieme al Teatro Franco Parenti (Milano): L’uomo seme.
É tratto da un piccolo ed evocativo racconto dalle origini alquanto misteriose. Sembra infatti che sia stato scritto nel 1919 da una certa Violette Ailhaud, una donna francese pochi anni prima di morire.
Lei stessa lo avrebbe lasciato ad un notaio con la richiesta di consegnarlo ad una sua discendente donna di età compresa tra i 18 e i 30 anni nel 1952. 100 anni cioè dagli avvenimenti narrati nel libro, che è stato pubblicato da un piccolo editore ( Éditions Parole di Jean Darot) nel 2006.
In Francia è scoppiato un caso letterario visto che sembra che la scrittrice non sia mai esistita. Ed è uscito anche un bel film “Le semeur” di Marine Francen.
Come ha suggerito però l’editore, interrogato più volte sulla veridicità dell’autrice, compito di un editore è pubblicare bei libri.
E L’Uomo seme lo è.
Sonia Bergamasco riempie le parole del racconto col fremito, la sensibilità, la visone ampia e profonda del mondo femminile.
C’è un albero immenso sulla scena ( Barbara Petrecca).Ha un grande fusto, ma rami esili, senza foglie, né frutti, né semi.
É il simbolo del villaggio francese sperduto in Alta Provenza descritto da Violette Ailhaud, dove una comunità di donne si ritrova sola senza uomini, spazzati dalla repressione di Napoleone III nel 1852, dopo il suo colpo di stato contro la repubblica.
La guerra viene vista dalle donne in una dimensione universale: la vittoria non è di nessuno, le lacrime uguali per tutte le donne. Non c’è posto per eroismi o virtuosismi bellici.
Violette, appena sedicenne e promessa sposa e le altre donne del villaggio, dopo lo sgomento iniziale, si organizzano pacificamente: insieme lavorano la terra, pensano all’economia del villaggio. Non lasciano che il dolore trasformato in altro dolore diventi violenza. Cantano in coro, danzano insieme, attingendo a quel sapere antico e catartico, quasi mistico di donna, vestale della vita.
Per più di due anni, certe sere, quando il mistral soffia violento e le inebria più del vino rosso forte ed aspro della loro terra, cercano nel letto il piacere che fa vibrare i loro corpi di donne in attesa. E arrivano anche, da sole, a trovarlo, ma è sempre senza frutto.
Per sconfiggere quella paura di morte fanno un patto che va aldilà di ogni convenzione sociale, che sacrifica il loro ideale di amore esclusivo, unico. Una risoluzione animale, scaturita dall’istinto, mediata dalla ragione e attraversata da una tensione erotica: qualora arrivi un uomo nel villaggio, giacerà con la prima da lui toccata. Ma poi, ogni donna avrà il diritto di giacere con lui ed avere il suo seme nel ventre di donna.
Violette, sarà la prima e per lei L’Uomo seme sarà anche il primo amore. Ma con la saggezza di donna, presterà fede al patto, che prima di tutto è un patto di e per la vita.
Sonia Bergamasco racconta la storia di Violette, del suo desiderio femminile pervaso da una leggera isteria per la lunga attesa. E insieme racconta della forza delle donne, selvaggia, potente, passionale, della loro capacità visionaria, del loro amore per la vita, dell’odio per la guerra che disprezza la vita.
In scena insieme a lei Loredana Savino, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone danzano e cantano al ritmo delle stagioni, che si susseguono sul palco scandite dalle belle luci di Cesare Accetta.
L’Uomo seme è un bel lavoro corale, con un che di ancestrale, mistico, agreste.
Triennale Teatro dell’Arte, viale Alemagna 6, Milano
16-21 gennaio 2018, martedì-sabato ore 20.00, domenica ore 16.00
Racconto di scena ideato e diretto da: Sonia Bergamasco
Tratto da: L’uomo seme di Violette Ailhaud (traduzione di Monica Capuani)
drammaturgia musicale a cura di: Rodolfo Rossi
e del quartetto vocale Faraualla
con: Sonia Bergamasco, Rodolfo Rossi, Loredana Savino, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone,
Teresa Vallarella
scena e costumi: Barbara Petrecca
luci: Cesare Accetta
cura del movimento: Elisa Barucchieri
assistente alla regia: Mariangela Berardi
costumi realizzati presso: la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione: Teatro Franco Parenti/Sonia Bergamasco
si ringrazia per la collaborazione: Triennale Teatro dell’Arte e il Comune di Lucera
durata: 75’