Le serve di Jean Genet: quando il sogno divora il sognatore
Le Serve, la favola nera di Jean Genet, diretta da Giovanni Anfuso dal 3 al 15 ottobre 2017 al Teatro Grassi di Milano, prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto. Quello delle sorelle Papin, che nel 1933 a Le Mans, in Francia, a mani nude uccisero la loro padrona e sua figlia. Lo fecero in modo selvaggio, cavando loro gli occhi dalle orbite e colpendole a colpi di martello.
Ci si interrogò molto all’epoca sul perchè di tanta ferocia. Giovanni Anfuso continua a farlo, portandoci dentro la ferita della follia assassina. Essa avanza per tutto lo spettacolo, come attratta da una forza morbosa tra grandezza e persecuzione, schizofrenia e paranoia.
La pièce è un continuo teatro nel teatro, un gioco di specchi ma di quelli deformanti, che rimandano l’immagine come un cattivo odore, una putrida esalazione. L’immagine che lo sguardo sprezzante e disgustato di Madame rimanda a Le Serve che vi si specchiano, è la sola che esse hanno di se stesse. Per questo, pur vivendo tra loro in un’intimità quasi erotica, quando la vedono riflessa l’una nell’altra si odiano.
Ogni sera, durante l’assenza di Madame, si abbandonano ad una “Cerimonia”: è un rituale dove Claire indossa gli abiti, i gioielli, i gesti regali di Madame e Solange si trasforma in Claire. L’atto finale è l’assassinio liberatorio di Madame da parte di Solange. L’uccisione di Madame è, agli occhi delle due sorelle, l’unico atto capace di rendere loro la dignità e la celebrità rubate dalla vita e da Madame e farle cosi conoscere al mondo.
Dopo essersi piegate a pulire, strofinare, cucinare, tagliare le verdure, ora, nel ruolo di assassine si vedono dritte e salde, ammirate dalla scia di perdenti come loro: portieri, maggiordomi, servi.
I due piani sono sempre più confusi sino a quando, una sera, dalla cerimonia si passa al reale. Ma non sarà Madame a perire. La morte, in ogni caso, assicurerà, nelle loro menti malate, la celebrità.
La scena è elegante; vi campeggia un grande letto dalle lenzuola verde marcio. La carta da parati è dello stesso verde, quello che Steiner definisce immagine morta della vita. Su di essa verdi gigantografie di Madame, raffinata, sensuale, elegante. Cosi grande, da sembrare inarrivabile, irraggiungibile.
Bravissime le tre attrici: Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Vanessa Gravina.
Le Serve, bellissimo spettacolo carico di teatralità, mi ha lasciato un grande malessere. Ci leggo rimandi alla nostra epoca: malata dall’ossessione patologica di apparire ad ogni costo; marcata dal bisogno, tra il grottesco e il sublime, di lasciare un segno, anche se solo di morte, per liberarsi della frustrazione del nulla; ferita dal narcisismo imperante che si crede autogenerato. Io disporrò del mondo uccidendo, dice una delle due sorelle.
Penso ai fatti di Las Vegas di qualche giorno fa; alle morti, anche suicide, cui abbiamo assistito in diretta; alla macchina infernale che si mette in moto e dà visibilità a chi, nella morte, trova la celebrità sognata, alle “Cerimonie” ripetute per trovare come un pizzico di sacralità. Ai tanti sogni morbosi che finiscono col divorare il sognatore.
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio), dal 3 al 15 ottobre 2017
LE SERVE
di Jean Genet
traduzione Gioia Costa
regia Giovanni Anfuso
con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Vanessa Gravina
scene Alessandro Chiti
light designer Umile Vainieri
costumi Lucia Mariani
musiche Paolo Daniele
Per informazioni e prenotazioni: telefono 02/42411889, mail info@piccoloteatro.org www.piccoloteatro.org
Orario spettacoli: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16, lunedì riposo
Biglietti: platea 33 euro, balconata 26 euro
Durata spettacolo: 90 minuti