Il Dio di Roserio, metafora della vita, della lotta, della prevaricazione
Il paesaggio, il lago, i giardini, l’erba, un cane, i fiori gialli, il rettilineo, le gambe delle mucche, le macchine luccicanti, le montagne che si fanno più piccole. La drammaturgia si può spalancare a forme di scrittura non pensate per il teatro.
Come Il Dio Di Roserio, racconto che segna l’esordio di Giovanni Testori nel 1954, in una lingua cubista, scomposta, tanto che lo stesso Calvino, che pur amava il testo, consigliò di ridurne le arditezze. E che Fabrizio Gifuni ha portato al Teatro Franco Parenti di Milano, dal 3 al 6 maggio 2017.
Un monologo materico, una lingua cruda che mischia italiano a dialetto, un artista, Gifuni, che non dà forma, ma la diventa con ogni parte di sé. Una serata di gran Teatro per potenza scenica e magnetica.Sulla scena uno sgabello, un leggio e, in fondo sulla destra, una bicicletta a terra.
É quella del gregario di Dante Pessina. Entrambi figli di un’Italia padana e proletaria del primo dopoguerra, sognano il riscatto nel ciclismo.E Pessina, astro nascente, soprannominato dio di Roserio per il motore che ha nelle gambe, pur di arrivare primo e passare cosi da dilettante a professionista lasciandosi alle spalle la miseria, non esita a spingere fuori strada il gregario. Che per l’incidente, resterà in uno stato precomatoso per il resto della sua vita. E ci racconta ora, mischiando gli attimi prima e quelli dopo l’incidente, col corpo e con la voce di Gifuni, l’ultima sua corsa.
Il ciclismo, grande passione di Testori, come metafora della vita, della lotta, della prevaricazione. Quella corsa da Como a Milano, è anche lo spazio temporale in cui il gregario avverte la metamorfosi di Pessina: da compagno di corsa ad assassino.
Gifuni corre tra le case che si rovesciano sulla strada, scarta le rotaie che gli vengono incontro, con un gesto della mano si lascia dietro le piante che si piegano su di lui, si diluisce, per un attimo, nelle note di jazz, si asciuga il sudore misto al fango. Passa dalla luce del lago, che lo costringe a strizzare gli occhi, all’ombra scura dei castagni, ma fa in tempo a vedere, in frazioni di secondo, gli occhi di Pessina che si affossano come caverne, il suo volto diventare livido e smorto; guarda il suo corpo di ossa e muscoli fasciati dalla maglia gialla dimagrire, come se l’aria lo stesse divorando; sente il suo respiro profondo, come uscito da una gola di ferro, posarsi sulle sue spalle.
E poi, improvvisamente, mentre l’afa sulla testa pesa, ecco la mano del Pessina, una zampa animale che si avvinghia su di lui per farlo cadere e correre cosi, da solo, verso il traguardo.
Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Il Dio Di Roserio
di Giovanni Testori
con Fabrizio Gifuni
produzione Solares Fondazione delle Arti
ORARI
mer, ven h 19.45
gio h 21.00
sab h 20.30
PREZZO
intero: prime file 40€ / II e III settore 32€ / IV settore 25€
over65/under26: II, III, IV settore 18€
convenzioni: II, III settore 22,50€ / IV settore 1
INFO
biglietteria@teatrofrancoparenti.com tel. 02 59995222
BIGLIETTI