Lo Straniero con il suo bagaglio leggero, al Teatro Franco Parenti

Al Teatro Franco Parenti di Milano dal 24 al 27 maggio 2016, Fabrizio Gifuni ha portato “Lo straniero“, il romanzo di Camus inserito nella tetralogia dell’assurdo. Gifuni ne fa una lettura recitata ed evocativa in prima persona, nel suo abito bianco di lino, che sa di estate, di profumi di fiori, di luce del sole talvolta abbagliante.
Sul palco, sulla destra, sopra un tavolo di legno piallato, un computer.
É da questo che escono brani musicali liberamente ispirati al romanzo che ogni tanto intervallano la recitazione: da Killing an Arab dei Cure a The Stranger dei Tuxedomoon. Al centro, aste di microfoni con altezze diverse sembrano tracciare linee divergenti che solo per caso si intersecano in un punto per poi riprendere il loro corso. I microfoni amplificano la voce di Gifuni che, cambiando tonalità, dialetti e registri, da vita ai pochi personaggi, che come le aste, incrociano per caso la vita del protagonista. Sulla sinistra, su un baule di legno, qualche vecchia valigia anni ’50 accatastata l’una sull’altra ricorda con che bagaglio leggero Meursault, lo straniero, attraversi la vita. In quelle valigie ci sono solo poche cose; il piacere sensuale per il corpo di Marie, stellate che gli inondano il viso, temperature dolci, profumi di fiori, sciabolate di luce, di sole quello forte che lo spinge a premere il grilletto ed ad uccidere un arabo, senza un vero motivo, rompendo l’equilibrio del giorno dove era stato felice.
Non c’è spazio per l’illusione, per il pensiero intellettuale, per la trascendenza, per scopi illustri, per la menzogna, per parole roboanti come il dolore, l’amore, tutte cose che gli provocano solo un sentimento di noia. Tutto ciò che accade è secondario e equivalente, senza senso o significato: “oggi la mamma è morta, o forse ieri, non so”, dice all’inizio del romanzo. In quelle valigie c’è quindi solo un sentimento profondo per la Natura che in se stessa racchiude la verità della vita, contrapposta alla morte da accettare senza l’illusione di un credo, di una vita oltre. Per questo, alla fine, guardando una notte stellata, gli sarà dolce morire, nonostante l’assurdità della condanna a morte emanata in nome del popolo francese, inflitta perchè non ha pianto al funerale della mamma, quasi che, ogni uomo che non pianga al funerale della propria madre, possa essere condannato a morte.
La morte sarebbe arrivata infatti in ogni caso; qui è stata anticipata solo da una condanna assurda, come assurdo è il rapporto tra l’uomo e il mondo. Gifuni, nella sua lettura recitata in prima persona, mostra, con tensione emotiva, non un relitto della società, ma un uomo nudo, autentico, che si identifica con la natura e paga con la morte la sua passione per la verità, la coerenza del suo essere che non si piega a mentire, a recitare il ruolo che la società vuole che reciti.
Lo Straniero
un’intervista impossibile
Reading tratto da L’Etranger di Albert Camus
con Fabrizio Gifuni
suoni G.U.P. Alcaro
ideazione e regia Roberta Lena
riduzione letteraria Luca Ragagnin
costumi Roberta Vacchetta
Produzione Il Circolo dei lettori di Torino
Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, 20135 Milano
Tel : 02 59 99 52 06; biglietteria@teatrofrancoparenti.it;
Sito : http://www.teatrofrancoparenti.it
mercoledì ore 19.30; giovedì ore 21.00; venerdì ore 19.30; sabato ore 20
Biglietti Intero 40€ – Under26/over60 18€
prevendita 1,50€