Ragazzi di vita: Gifuni al Parenti, tra narratore e personaggio

Fabrizio Gifuni sul palco del Teatro Parenti di Milano sino al 15 novembre 2015, dilata, leggendole, le parole del libro di Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di Vita del 1955. Arriva sulla scena vuota e scura, illuminata solo da un fascio di luce che disegna un cerchio luminoso sul palco. Quasi un occhio chiaro e veggente al centro di una immensa cecità, quella che Pasolini aveva attorno a sè. E in quel cerchio, l’attore comincia il suo gioco di sconfinamento tra narratore e personaggio che tanto affascina il pubblico. Ora è Pasolini, che vede già il suo corpo morto, come quello di un gatto schiacciato da una ruota e sbruciacchiato per sfregio. Lui che si sentiva già morto, perchè incompreso.
Ora è il narratore che da corpo a questi ragazzi e alla loro vita, una vita squallida, vuota, fatta di espedienti, furti, prevaricazioni, prostituzione maschile e femminile, intrisa di morte e di un inesorabile darwinismo sociale “borghese”, sullo sfondo di una Roma ancora ferita dalla guerra.
Il pubblico è trasportato in un viaggio fantasmagorico, violento, grottesco, cinico, talvolta anche comico. Gifuni, sempre da solo in scena, entra ed esce dai personaggi. Il Riccetto, il Caciotta, il Lenzetta, il Begalone, il Piattoletta, una decina di voci diverse, si fanno materia sul palco, grazie alla voce, al corpo ed alla gestualità del bravissimo attore, che riesce perfino a farci sentire il cingolio di un vecchio carrarmato abbandonato a se stesso, quasi un ultimo rantolo di distruzione nel paesaggio desolato e desolante della periferia romana del primo dopoguerra.
Tutto arriva sul palco del Teatro Parenti: casermoni slabbrati, varechina e rifiuti nei fiumi, immondezza, panche disastrate, piazzale del mercato, tute unte degli operai, assenza di mezzi di trasporto. E ancora papponi, puttane, ladri, borghesi distinti, froci, ragazzi di strada, che si muovono in una Roma dove lo stato è assente. Ma, avvertiva già Pasolini preveggente, questo sciame umano brulicante non è solo dentro le borgate degradate; si infiltra anche al centro della capitale, vicino al cupolone, nelle strade eleganti del Pincio, a piazza del Popolo, al Gianicolo, lungo il Tevere, tra turisti e borghesi…
Davanti a questo vibrante spettacolo, mi tornano in mente altre parole di Pasolini : “Lei non ha capito niente perché lei è un uomo medio: un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista. Lei non esiste… Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione…”
Forse che le radici di Mafia Capitale, intesa come simbolo del degrado sociale, istituzionale e politico, affondano in questo substrato urbano di uomini medi?
Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, 20135 Milano
Per informazioni e prenotazioni: telefono biglietteria 02/59995206
Prezzi: Biglietti poltronissima 40€;intero I e II settore 32€;III settore 25€;under26/over60 18€; convenzionati 22,50€ (prevendita 1,50 €)
Orari: mer, ven h19.30 – gio h21 – sab h20.30 – dom h15.30