“Quartett” di Müller al Piccolo Teatro Grassi
Quando la “maschera” è il volto che svela l’abisso dell’uomo
“Un moralista intento a descrivere gli abissi dell’immoralità al fine di mettere in guardia l’umanità”. Così parlava di sé Pierre Choderlosde Laclos, autore, nel 1782, de “Le relazioni pericolose”, romanzo in forma epistolare che narra le libertine avventure del Visconte di Valmont e della Marchesa di Merteuil, ex amanti che sfidandosi in un sottile e perverso gioco, si consumano in uno stile di vita dissoluto, cinico e corrotto nei costumi e nell’animo, scegliendo le vittime da sacrificare sull’altare del loro piacere vissuto fino alle estreme conseguenze.
Esattamente duecento anni più tardi, il drammaturgo tedesco HeinerMüller scrive la pièce teatrale Quartett, che dell’opera di Laclos conserva la struttura, asciugando il numero dei personaggi e scegliendo un linguaggio molto più netto e crudo.
Al Piccolo Teatro Grassi di Milano, fino al 16 febbraio, il regista Valter Malosti ripropone la versione di Müller, di cui è anche brillante interprete insieme all’ottima Laura Marinoni; la narrazione si svolge in una grigio-claustrofobica-metafisica stanza di ospedale in un’era post-moderna indefinita, dove le parrucche settecentesche indossate dal Visconte e dalla Marchesa sono le uniche tracce che riconducono i protagonisti alla loro originale epoca storica. Dei quattro personaggi principali, restano in scena Valmont e Merteueil che si scambiano i ruoli fra di loro e con le due “vittime”, la giovane vergine Cécile, nipote della Marchesa (che riserverà soprese in quanto a spregiudicatezza) e la religiosissima Madame De Tourvel, sposa fedele e innamorata che Valmont, su pressioni della Marchesa, riuscirà infine a sedurre spingendola al suicidio.
Sul palco la materia sono i corpi, ora liberati da ogni ipocrisia, pudore e sovrastruttura, ora feriti a morte, come dopo una guerra, merce di scambio e strumento di piacere spregiudicato e insidioso. Malosti e Marinoni, abili interpreti che passano con naturalezza da un ruolo all’altro, si sfidano in un crescendo di dialoghi spesso intensi, sebbene non sempre coinvolgenti e dal ritmo altalenante, sostenuti dall’interessante ricerca sonora e musicale curata da G.U.P Alcaro, che si inserisce come un terzo personaggio, una voce narrante esterna, inquietante ed evocativa.
Le premesse e le aspettative sono quelle di una messinscena che maneggia una materia scomoda e disturbante, che rimesta nel torbido e che viene attraversata dai due protagonisti, per essere però stemperata, a tratti, da toni da commedia che sciolgono la tensione a discapito dell’indagine più profonda sui personaggi.
La morte e la caducità, con la perdita della sensualità, aleggia come vera minaccia e vero spettro che costringe i due amanti a guardarsi dentro: La Merteuil, bloccata nel suo letto d’ospedale, è l’immagine del canto del cigno di una spietata istigatrice alla seduzione, vittima e carnefice della sua stessa ambizione di apparire , imprigionata, come Valmont, in una maschera che cela l’anima fino all’ultimo, svelando il prezzo, amaro, di una vita non tanto immorale quanto incapace di instaurare legami e relazioni autentiche. Il finale riserva una sorpresa che regala allo spettacolo una chiave di lettura inaspettata e lascia allo spettatore un interessante spazio di riflessione.
di Aglaia Zannetti
7 febbraio 2013
di Heiner Müller
da Le relazioni pericolose di de Laclos
nuova versione italiana Agnese Grieco e Valter Malosti
con Laura Marinoni, Valter Malosti
regia Valter Malosti
dramaturg Agnese Grieco
suono e live electronics
G.u.p. Alcaro
luci Francesco Dell’Elba
scene Nicolas Bovey
costumi Gianluca Falaschi
assistente alla regia Elena Serra
Fondazione del Teatro Stabile di Torino