I suoi occhi, l’Iran di Bozorg ‘Alavi

C’è l’Iran di Khomeyni, quello “canaglia” temuto dall’America, quello che si narra essere il vero nemico di Israele nell’attuale conflitto a Gaza e poi l’Iran conosciuto poco dall’Occidente: quello dei suoi artisti.
Ponte 33, in collaborazione con ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente) mette sul mercato editoriale una perla di narrativa da non perdere, I suoi occhi (Cheshmhayash), romanzo pubblicato nel 1952 e firmato Bozorg ‘Alavi, un’opera considerata un pilastro della narrativa persiana moderna.
Con un padre suicidato per bancarotta, il fratello esiliato in Russia e morto in un gulag, ad ‘Alavi inquietudine ed agitazione culturale scorrevano forte in vena: quattro anni di carcere con il gruppo de “I cinquantatré”, membro del partito comunista iraniano dal 1941 ed uno degli organizzatori del primo Congresso degli scrittori iraniani.
Iraniano di nascita, Bozorg passerà gran parte della sua esistenza lontano da Teheran e dalla sua terra natia, si stabilirà e lavorerà infatti in Germania.
In terra tedesca si occuperà di traduzione, dal persiano al tedesco, di opere persiane (saggistica e narrativa), volando in Iran poche volte dopo la Rivoluzione del 1979. Nel 1997, all’età di 93 anni si spegnerà a Berlino; una vita dedicata alla politica e alla letteratura ma con un solo romanzo messo alla luce: “I suoi occhi”.
Nel 1951 un colpo di stato rovescia Mossadeq, primo ministro fautore della nazionalizzazione del petrolio iraniano, un anno dopo ‘Alavi pubblica il suo romanzo.
Lo scrittore riesce a far ruotare l’intero racconto attorno ad un dipinto del famoso artista Makan, dalla tela intitolata I suoi occhi si struttura infatti il racconto della resistenza ed opposizione clandestina a Reza Shah da parte dello stesso pittore e della narratrice e protagonista Farangis.
Farangis, aristocratica dal carattere tanto complesso quanto affascinante, ripercorre il suo rapporto e la sua lotta politica a fianco di Makan attraverso l’eleganza e la maestria narrativa di ‘Alavi, capace di convincere il lettore che il binomio passione e rivolta non può che essere obbligatorio.
Come il dipinto di Makan, la scrittura di Bozorg ‘Alavi è un perfetto equilibrio di prosa mista a vera e propria poesia, si passa dalle sfumature leggere di un rapporto amoroso mai consolidatosi tra Farangis ed il pittore alle pennellate marcate rosso sangue di una rivolta figlia di sacrificio e passione.
Il romanzo di ‘Alavi è l’ennesima dimostrazione che la cultura persiana è un mondo assolutamente da riscoprire, studiare e preservare con cura. L’ottimo lavoro svolto da Ponte 33 ed Ismeo, attraverso la traduzione di Giulia Ansaldo, deve essere uno sguardo nuovo verso orizzonti che purtroppo, in questo momento storico, vengono offuscati dal fumo delle bombe.