“Il Museo Immaginato” di Philippe Daverio
L’eccentrico Philippe Daverio, il critico con il farfallino, lo conoscono in tanti. Per lo meno gli appassionati della sua trasmissione “Passepartout” nella quale con discorsi confidenziali e privi di prosopopea spiega l’arte. Anzi, racconta storie d’arte. Con il medesimo stile amichevole, come ci prendesse sottobraccio per portarci a prendere un caffé, Daverio ci accompagna a visitare il suo museo virtuale. E dunque perfetto.
“Il Museo Immaginato” è il libro nel quale il critico compone un percorso ideale attraverso le stanze di una villa neoclassica dove in ogni ambiente colloca i quadri che lui reputa più consoni all’ambiente stesso. Dunque sceglie e non subisce come chi entra in un museo ed è costretto a percorsi artistici che altri hanno predisposto. Così, come per ogni occasione ci vuole l’abito adatto, per ogni stanza ci sono le immagine più appropriate, non però scontate, poiché l’autore ci avverte che trattasi di “percorso da saltimbanco nel quale ci si concede la libertà delle associazioni … e un esercizio moralista che si arroga il compito di offrire un’ipotesi di ordine”.
Le affermazioni di Daverio sembrano paradossali, ma valgono entrambi.
Si parte, ovviamente dall’Anticamera e via via si attraversano il Pensatoio, la Biblioteca, il Grand Salon, la Sala da Pranzo, le Petit Salon, la Sala da Gioco, le Cucine, la Grande Galerie, le Camere da Letto, la Camera della Musica, la Chiesa e il Giardino, riconoscendo nelle immagini ciò che abbiamo imparato nei libri di storia dell’arte ma ai quali, nel testo, è stata aggiunta la piacevolezza dell’aneddoto svelato, la leggerezza della lezione anti-accademica, la simpatica, piccola irriverenza nei confronti di quanto è stato aulico fino a ieri. Daverio nel libro non scrive, ci parla, ci dice: “ ..siete autorizzati ad andarvene per tornare domani in quanto così propone la metodologia dello Slow Museum.”
Nella Sala da Pranzo, Philippe appende ben quattordici tele, delle quali ci mostra e c’insegna la disposizione nelle consuete planimetrie che accompagnano e chiudono i vari capitoli. Nel lato lungo colloca la grandiosa tela delle “Nozze di Cana” di Paolo Veronese accompagnata da trofei di frutta e fiori tra i quali la celebre “Canestra” del Caravaggio. Splendide nature morte di fiamminga precisione si ritrovano nelle Cucine dove sembrano siano stati ammassati tutti i pesci, il pollame, gli ortaggi, i formaggi, la frutta, pronti per allestire il “Pranzo di Babette”.
Segue la Grande Galerie o Balconata, lungo corridoio dedicato ai ritratti. Papi, cardinali, nobildonne, cavalieri, famiglie reali, portano la firma di Piero della Francesca, El Greco, Rembrandt, Lotto, Van Dyck, Goya, Velazquez; collezionarli non costa nulla, ricordiamoci che il museo è virtuale.
Daverio ce lo racconta nel suo volume come ci mostrasse la sua casa, additandoci qui un paesaggio, là un nudo, laggiù una “still life”, dipinti per i quali ci ricorda che la “scelta delle opere esposte non è altro infine che la conseguenza inevitabile di gusto, di memoria, di capriccio e di spazi. La prossima volta farò meglio”.
Autore: Philippe Daverio Titolo: Il Museo immaginato Editore: Rizzoli Pagine: 352 Prezzo: 35,00 euro Anno prima edizione: 2011
Cinzia Albertoni
1 febbraio 2013