La Regione Lazio sfratta i bambini di Peter Pan onlus. Decisa l’opposizione: “Fateci continuare a sognare”
Oggi vi racconterò una storia. E’ una storia che vive di sogni e di speranze, una storia le cui radici affondano nello spirito di solidarietà e di sacrificio di persone che decidono di consacrare la propria vita ad un progetto, perché in esso vedono la loro più completa realizzazione, come persone prima che come professionisti. E’ la storia di persone speciali perché “umane”, di individui che si sentono felici solo quando sono gli altri ad esserlo, che compiono del bene senza necessariamente aspettarsi qualcosa in cambio. Perché amore è proprio questo: saper regalare sorrisi e gioire degli stessi che ci vengono restituiti, donare senza attendere il momento in cui verremo ripagati dello stesso amore dato. Così, c’è chi si dedica agli altri solo di facciata, perché è bello vantare di darsi al volontariato, facendo da sponsor ad iniziative che, in realtà, neanche si conoscono a fondo; e c’è chi, al contrario, ne fa il proprio impegno quotidiano, lottando ogni giorno, con massimo coraggio ed estrema dedizione, affinché la cose possano realmente cambiare. Io, questi ultimi, amo definirli angeli. E, alcuni, angeli lo sono diventati davvero. Angeli che però continuano a vivere grazie all’opera di altri che trovano la forza di andare avanti, operando anche e soprattutto nel loro nome.
C’era una volta la “Peter Pan onlus”, un’associazione nata a Roma il 16 novembre 1994 per volontà di un gruppo di genitori e parenti di bambini malati di cancro. L’associazione, insignita della Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica dal 2004, mira ad un solo obiettivo: mettere a disposizione dei bambini e delle famiglie colpite dalla malattia tutto l’aiuto ed il supporto necessari per l’intero iter delle terapie. Si pensi che, dal 2000 ad oggi, ad essere accolte sono state ben 600 famiglie di bambini in cura presso gli ospedali “Bambin Gesù” ed il policlinico “Umberto I ” della Capitale. E, giornalmente, “LA GRANDE CASA” di Peter Pan riesce ad ospitare, in maniera del tutto gratuita, fino a 33 nuclei familiari, de-ospitalizzando bambini italiani e stranieri costretti a trasferirsi per ricevere più adeguate cure presso i reparti onco-ematologici di Roma.
C’era una volta Peter Pan ed i suoi 195 volontari che lavorano in equipes, organizzando giochi, campi estivi, gite ed attività ricreative per “aggiungere vita ai giorni”. Peter Pan lavora da sola, grazie al supporto di un piccolo staff professionale, e con il solo aiuto economico dei proventi derivanti da privati e dalle iniziative promosse dall’associazione stessa. “E’ un posto fantastico” – ci racconta Giulia, giovane sostenitrice dell’associazione e figlia dell’amato e compianto prof. Montuoro, anch’egli attivissimo partecipe, nonché promotore, dell’associazione. “Giunti al polo d’accoglienza di Peter Pan, sembra quasi di essere fuori Roma. L’aria è buona; si passa, di colpo, dal trambusto della città alla quiete di un posto magico. Qui i bambini possono davvero sentirsi a casa e le loro famiglie scambiarsi una mano, condividendo paure e speranze. I volontari, poi, li aiutano a non sentirsi soli.”
C’erano una volta Peter Pan, il suo forte e coraggioso presidente, Giovanna Leo, ed il suo meraviglioso direttore, Gian Paolo Montini, uomo dal cuore immenso. C’erano una volta la mamma di Alice, di Giulia, di Khaled. Donne disposte a tutto per i loro bambini, perché “non esiste iena più violenta di una madre che lotta per il proprio figlio”.
Come tutte le favole, però, gli antagonisti non tardano ad arrivare. Difatti, lo scorso 30 gennaio, l’ente assistenziale IRAI, Istituti Raggruppati Assistenza Infanzia (ente dipendente dalla regione Lazio col quale l’associazione aveva precedentemente stipulato un contratto di comodato degli immobili in cui risiede la stessa Peter Pan) emette un bruto protocollo che sfratta i bambini oncoematologici dalla loro casa di Roma. In una nota dell’IRAI si legge: “[…] In assenza di una proposta concreta di poter giungere ad un accordo, si chiede di liberare l’edificio di via san Francesco di Sales entro e non oltre i dieci giorni a decorrere dalla presente lettera, al fine di consentire alla scrivente istituzione il rientro in possesso del bene […]”.
La reazione dei media e dei sostenitori della Peter Pan non si è fatta attendere. Lo scorso 8 febbraio è stata indetta una conferenza stampa a cui sono intervenuti anche l’assessore De Palo ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che così commenta: “Quando ho appreso la notizia, sono rimasto senza parole. Non è possibile che una norma, seppur nazionale, possa essere applicata in maniera così fredda e cieca. Vi garantisco che il Comune è dalla parte delle famiglie e dell’associazione, e vi assicuro che Peter Pan potrà continuare a perseguire il suo intento benefico.”
In data 11 febbraio i rappresentanti dell’associazione Peter Pan hanno incontrato il presidente dell’ente IRAI, Roberto Crescenzi, per un confronto tecnico interlocutorio. Dal sito dell’associazione apprendiamo che non si è ancora giunti ad una concreta soluzione del problema e che si dovrà attendere l’insediamento della prossima Giunta per sperare che si possa intraprendere il percorso più adeguato.
“Nel frattempo Peter Pan onlus continuerà a fare il massimo sforzo per sostenere con le proprie forze l’onere dell’indennità di occupazione versata regolarmente” – afferma il direttore Montini.
Come nelle più belle fiabe, noi speriamo che il lieto fine possa presentarsi al più presto. “L’amore è parte della cura” recita lo slogan della onlus Peter Pan. Noi, prendendo in prestito una citazione dall’omonimo cartone animato Disney, aggiungiamo: “Non fateci smettere di sognare, perché solo chi sogna può imparare a volare.”
Il tuo aiuto è parte della cura!
Eleonora La Rocca
12 febbraio 2013