Il Giardino delle Esperidi: focus sugli spettacoli per bambini
Il Giardino delle Esperidi, il festival itinerante tra i boschi e i borghi dei comuni del Colle Brianza, ideato e diretto da Michele Losi, (24 giugno – 4 luglio 2021) si è appena concluso. Ha offerto incontri, teatro, musica, danza, poesia.
Uno spazio importante è stato dedicato anche ai bambini di ogni età, da quella prescolare all’adolescenza ed è una bellissima opportunità per i genitori per passare del tempo di qualità insieme ai loro piccoli.
Il Giardino delle Esperidi: Nina e il mare, sonorità, gioia e libertà
Con Nina e il Mare per esempio di ScarlattineTeatro, Giulietta De Bernardi e Francesca Cecala con la regia di Anna Fascendini, si rivolgono ai piccolissimi. A causa del maltempo, hanno allestito il loro spettacolo gioioso e giocoso pensato all’aperto, nella palestra di Ello. Vi hanno costruito un angolo di mondo luminoso, chiaro e sonoro, che riproduce l’interno di una nave di legno, con tanto di albero maestro e ponte.
Le due bravissime attrici, snodate e dinoccolate, tra mimo e movimenti circensi, navigano, prendono il sole, pescano pesci di tutti i tipi, fanno alzare il vento e il mare. Ad ogni movimento dei loro corpi vibranti, che hanno una organicità corporea sorprendente, ad ogni loro azione e emozione, corrispondono suoni.
Le parole sono infatti assenti. In quel microcosmo troviamo infatti lunghe catenelle metalliche, uno xilofono, piatti di batteria, uno scacciapensieri e un flauto, tutti mossi o suonati dalle attrici per creare un universo giocoso e accogliente, capace di creare stupore. Quando poi scendono a terra, offrono le lunghe “cime sonore metalliche” ai piccoli bambini.
Che, attratti dal “diverso” entrano a tal punto nel gioco da invadere con la leggerezza che solo loro hanno, il palco e continuare, in autonomia, il gioco delle catenelle. Lo spettacolo offre gioia e libertà.
Angeli di Terra: dopo la tempesta andiamo per arcobaleni
ScarlattineTeatro propone anche un altro spettacolo più di ricerca, per bambini un po’ più grandi: Angeli Di Terra, di Anna Fascendini e Diego Dioguardi. Anche qui le parole sono assenti. Lo scenario è cupo: c’è una grande macchina fatta di ferraglia che produce suoni meccanici, ma è anche capace di auscultarne altri, “i respiri delle cose” e riprodurli.
L’apparecchio, costruito con l’aiuto di Matteo Lainati, viene usato in scena da Anna Fascendini e Stefano Pirovano, che si muovono come una coppia di sopravvissuti, con fattezze umane, ma movenze da uccelli, una sorta di mutanti meccanici che però conservano lo stupore per la vita e il suo respiro.
Maneggiano, setacciano terra e acqua, con cui alla fine i bambini meno timorosi, quelli che hanno superato “il non so”, giocheranno. I costumi sono della fantasiosa Stefania Coretti: grossi occhiali da aviatore, galosce di gomma e pantaloni corti. La drammaturgia della poetessa Giusi Quarenghi, non poteva non regalare ai bambini, nonostante lo scenario di incertezza, un finale fatto per “andare per arcobaleni” . Alla fine infatti, quelle due creature a tratti spaventevoli e quella macchina da inventore pazzo, “coveranno” una piccola pianta, che diventerà un albero, un Angelo della Terra.
La produzione di questo lavoro poetico che forse però richiede la mediazione di adulti, è di ScarlattineTeatro e Campsirago Residenza. La ricerca è stata realizzata presso il Terrain D’aventure de Chemin de Pierrefleurs a Losanna.
Il Gatto con gli Stivali: le emozioni hanno un nome, nominiamole!
Per bambini già più grandi dai 4/5 anni è Il Gatto con gli stivali, una produzione di Campsirago Residenza con la regia e drammaturgia di Marco Ferro. Avevamo già parlato della sperimentazione omonima e molto ben riuscita per forza creativa, creata in pandemia per e con i linguaggi digitali (Il gatto con gli stivali) sempre da Marco Ferro.
Ci ha stupito quindi questo nuovo Gatto con gli Stivali presentato al Festival che abbandona del tutto i dispositivi digitali e torna all’incanto del teatro, in una riscrittura che si ispira alla versione di Basile, e cala la fiaba nella contemporaneità, in una discarica alle porte di una grande città, dove tutto sembra più credibile.
L’attrice Soledad Nicolazzi, è sola sul palco. I pochi oggetti sulla scena, si trasformano in magici cilindri da cui ne fuoriescono altri: le cassette di legno diventano capanni della discarica, il secchio di plastica, una sorta di buco nero dove finiscono i personaggi, il cappellino dà vita al protagonista rimasto orfano, delle scarpe da calcio si trasformano in un gruppo di ragazzini urlanti che tirano al pallone. C’è anche una fodera da occhiali nera e rigida: la sua chiusura a scatto rimanda ad una bara che si chiude inghiottendo la vita. Ed una dentiera quasi sempre chiusa, rappresenta un re taciturno.
Il racconto procede con ritmo, incanto, fantasia, intelligenza. Qui il teatro diventa anche narrazione e le emozioni hanno un nome ed il bambino può cominciare a riconoscerle: paura, solitudine, sconforto, tristezza, rabbia, invidia, ma anche coraggio, amicizia. Ne risulta un piccolo gioiello per grandi e piccoli.