Ocse: Italia quinta per pressione fiscale (42,6% nel 2013)

L’Italia è al quinto posto per quanto riguarda la pressione fiscale. Secondo l’Ocse, il rapporto tra entrate fiscali e Pil nel 2013 è lievemente calato nel 2013 rispetto all’anno precedente, dal 42,7% al 42,6%, mentre rimane superiore a quello fatto registrare nel 2000, quando era al 40,6%. Stando a quando si legge nel rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, il nostro paese si colloca al quinto posto per livello di pressione fiscale tra gli Stati per cui sono disponibili i dati dello scorso anno.
Nello specifico, le entrate fiscali italiane sono costituite per il 27% da proventi delle imposte sul reddito delle persone fisiche, per il 7% da tasse sui profitti delle aziende, per il 30% dai contributi sociali e previdenziali, per il 6% dalle tasse sulla proprietà, per il 26% dalle tasse sui consumi di beni e servizi e per il 4% da altri provvedimenti fiscali.
Sempre secondo l’Ocse, l’Italia ha un tasso di Iva superiore alla media, ma a ciò non corrisponde un risvolto positivo in tema di efficienza dei servizi. Il nostro paese, infatti, è considerato tra i meno efficienti in materia di performance del sistema. L’iva italiana, attualmente, è al 22%, mentre in media nei paesi Ocse è del 19,1%. Ma l’indice di efficacia del sistema di raccolta (che misura la forbice tra le entrate effettive legate all’Iva e quelle che sarebbero in teoria generate da un applicazione del tasso di Iva normale alla totalità dei consumi nazionali) è stabile a 0,38, quasi 0,2 punti al di sotto della media. Ciò dipende essenzialmente dal combinato di esenzioni e Iva agevolata da un lato, e di evasione e frode dall’altro. Di conseguenza, in Italia i proventi derivanti dall’Iva rappresentano solamente il 13,8% del totale delle entrate tributarie, mentre la media Ocse è pari al 19,5%.
In aggiunta, il nostro paese è in fondo alla graduatoria dei Paesi Ocse per quanto riguarda la capacità del sistema di far osservare le regole con equità: è quanto emerge dalla relazione del Cnel al Parlamento sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni. L’Italia è davanti solamente a Grecia, Turchia e Messico, con un indice di 0,56, contro una media Ocse di 0,71 punti. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro precisa, comunque, che la situazione è in lieve miglioramento: il nostro paese è passato, tra il 2013 e il 2014, dai 1.210 giorni di durata media della causa civile a 1.185.
Giuseppe Ferrara
10 dicembre 2014