La vita piena di vita: intervista a Dominique Rimbaud
Dominique Rimbaud e suo marito Luigi Biscozzi, famoso tributarista scomparso due anni fa, hanno condiviso per oltre quaranta anni la passione per l’arte e il collezionismo. Ciò li ha portati negli anni a collezionare opere d’arte contemporanea, che coprono un arco temporale che va dagli anni ’50 agli anni ’80. Nel febbraio del 2018 esse sono confluite nella Fondazione Biscozzi Rimbaud, con sede a Lecce, da loro costituita e finanziata interamente.
Oltre ad ospitare la collezione, la Fondazione è concepita come un “centro per le arti”, con una biblioteca specializzata nelle arti visive contemporanee, due sale studio, spazi per la didattica e stanze per mostre temporanee. C’è anche una grande terrazza che ha in sé la propensione all’apertura, pensata per eventi particolari.
La Fondazione è un regalo alla città di Lecce da parte dei coniugi Biscozzi Rimbaud. “ Ho un debito di riconoscenza nei suoi confronti, ha detto Luigi Biscozzi; mi ha dato la sua bellezza e una base scolastica che mi ha consentito di proseguire gli studi a Milano”.
Abbiamo incontrato telefonicamente Madame Dominique Rimbaud, francese, Presidente della Fondazione Biscozzi Rimbaud.
In primo luogo arriva la sua voce. Dritta, sicura, piena, con un timbro caldo e un ritmo fluido, lo stesso che sembra avere la sua vita.
Cosa ha portato suo marito, uomo di numeri e tributarista affermato, a rivolgersi all’arte e perchè proprio all’arte moderna e contemporanea?
Il caso, risponde tranquilla. E sempre il caso ha guidato parte delle nostre vite, prima che la razionalità prendesse il sopravvento. Certo, alla base c’è sempre stata una sua, nostra, grande curiosità intellettuale, che poi è l’elemento comune a tutti i collezionisti. Ma è il caso ad aver avuto un peso importante.
Il caso, “la bonne fortune”, ritorna spesso nella nostra conversazione, quasi che, sentendo lei il mio bisogno di illudermi che tutto sia spiegabile, mi voglia fare un regalo. Mi sussurra infatti, come solo una Grande Dame sa fare, un piccolo grande segreto: il caso si presenta inaspettatamente, ma bisogna saperlo afferrare, cogliere, capire i segnali della vita, senza farsi troppe domande, pensieri, elucubrazioni. Dargli spazio significa aprirsi all’esperienza, allentare il controllo, fidarsi delle proprie sensazioni, poter disegnare tracce narrative diverse.
Cercavate un messaggio particolare nell’arte?
È difficile ricostruire a posteriori la nostra vita. Quando si vive si vive, non si cerca un senso o un messaggio. Abbiamo inseguito cose belle che ci dessero non felicità, sarebbe troppo, ma serenità, gaiezza. I religiosi si interrogano, cercano un messaggio. I Fratelli Goncourt lo hanno fatto, scrivendo il loro diario, con le loro idee, le loro critiche, i messaggi sull’arte. Noi no. Quando si vive pienamente non si scrive un diario. Non ci si interroga sul passato. Non è possibile.
Come è cambiato il mercato dell’arte?
Dopo il crollo nel 1991 del mercato dell’arte, con la chiusura di centinaia di gallerie e le quotazioni degli artisti contemporanei calate drasticamente, l’aspetto speculativo ha preso il sopravvento. Ho l’impressione che oggi si acquisti per investimento e dunque per rivendere poi. Così però il mondo dell’arte non evolve perchè nessuno aiuta più i giovani a crescere, emergere, ricercare, sperimentare. Non è una critica, sottolinea, ma una constatazione condivisa più volte anche con mio marito.
La nomina di manager alla direzione di Sotheby’s e Christie’s va letta in questo senso?
Credo di si. Non ci sono più galleristi con il loro sistema di valori, parallelo a quello del mercato e non necessariamente allineato con esso. Se nel mercato le esigenze speculative prevalgono, non c’è più spazio per il mecenatismo che è alla base dello sviluppo dell’arte.
Cosa è Lecce per lei e come ha accolto l’amministrazione la vostra idea della Fondazione?
Lecce è la patria di mio marito, luogo di bellezza e tesori nascosti non solo barocchi. È la città che mi ha accolto, dove ho avuto la fortuna di trovare amicizia, fondamentale nella vita di ciascuno e ancora di più nella grande età. Lecce è anche la città che ha accolto con benevolenza il progetto artistico della Fondazione. L’amministrazione comunale ha da subito capito l’interesse pubblico della stessa, per la città, il territorio, la comunità. E ci ha sostenuto moralmente. Al resto abbiamo pensato noi.
Lei è il Presidente della Fondazione. La giovane generazione continuerà la tradizione?
È troppo giovane, non posso rispondere per lei. Posso solo dire che l’interesse di accrescere la collezione c’è, ma al momento le spese sostenute non lo consentono.
É stato un piacere incontrare anche se solo telefonicamente Madame Dominique Rimbaud. Le sue parole piene di gratificazione e piacere per la pienezza del suo progetto di vita insieme al suo sguardo positivo sul mondo, sono un omaggio alla vita stessa.
Fondazione Biscozzi | Rimbaud
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