Resident Evil 7 Biohazard il male è tornato

Resident Evil 7: Biohazard , il male è tornato
Si deve ammettere: la maggior parte degli appassionati aspettavano l’uscita dell’ultimo lavoro della Capcom, Resident Evil 7, con il coltello tra i denti, pronti a sferrare il colpo di grazia ad una serie che si era persa per strada già da molti anni. E invece no, si può ormai ben constatare, a più di una settimana dall’uscita del gioco, che questa volta acquistarlo non sarà una perdita di soldi e tempo.
Trama
Per la prima volta in assoluto vi ritroverete ad affrontare l’orrore nei panni di un comune cittadino, Ethan Winters che, dopo aver creduto la moglie Mia morta, in circostanze poco chiare, da ben tre anni, riceve proprio da lei un filmato in cui appare viva, ma in evidente stato di pericolo.
Ed è proprio sulle tracce di Mia che vi ritroverete catapultati in Louisiana, nel Bayou, più precisamente nella vastissima tenuta dei Baker dove, ad attendervi troverete dei sadici e violenti individui, il capofamiglia Jack, la mamma Marguerite, il figlio Lucas e la sorella Zoe (l’unico membro non ostile, insieme alla nonnina in sedia a rotelle che vi riserverà però simpatiche sorprese).
Ovviamente nella tenuta troverete anche Mia ma riuscire a salvarla sarà tutto tranne che semplice, anche grazie al lento districarsi del mistero che voi dovrete ricostruire pezzo per pezzo, come un puzzle, per riuscire a ricostruire la storia.
Per buona parte del gioco vi ritroverete quindi nella casa principale, braccati a più riprese dai vari elementi della famiglia che, oltre ad essere completamente pazzi, risultano infettati da un misterioso virus che gli conferisce abilità di rigenerazione e metamorfosi. E se questo non bastasse, andando avanti nel gioco, farete la conoscenza di altre creature mostruose i Micomorfi (ahimè) non molto variegati tanto quanto spaventosi.
Ritorno alle origini ma anche novità
Chi lo avrebbe detto al giorno d’oggi che, almeno nel campo videoludico, si potesse sentire un bisogno così forte di ritornare indietro nel tempo? Be’, Resident Evil 7 ne è la prova lampante avendo riportato in auge molti degli elementi che nel passato hanno contraddistinto e fatto la fortuna della serie.
Ritroviamo innanzitutto la possibilità di trovare delle safe-zone dove salvare i progressi, ma stavolta tramite un registratore di cassette e una cassa dove depositare gli oggetti che non sono utili allo scopo del momento, dato anche l’esiguo spazio a disposizione nell’inventario da sempre insufficiente per il trasporto di tutti gli oggetti.
Altro punto di rimando è rappresentato dai molti enigmi la cui risoluzione sarà fondamentale per poter andare avanti nel gioco: chiavi, schede, oggetti da ricomporre vi faranno compagnia fino alla fine. Le armi a disposizione del protagonista non hanno subìto molte modifiche, si parte infatti dal coltello fino a possedere un lanciagranate passando ovviamente per varie pistole e fucili; un problema che rimane è sempre quello delle munizioni, non così scarse come in altri titoli della serie, ma comunque sempre da spendere con parsimonia.
Parlando invece delle poche novità è inevitabile notare il cambio di prospettiva, si passa infatti a una visuale in prima persona, capace di far immedesimare il giocatore in maniera più profonda in uno scenario di terrore allo stato puro. Altre novità degne di nota sono: l’utilizzo di un dispositivo da polso per controllare lo stato della salute, la possibilità di attutire i colpi parandoli con le braccia, cosa che sarà molto utile nelle varie circostanze in cui ci troveremo sprovvisti di armi e in fine l’aggiunta di un tasto dedicato alla cura in tempo reale.
Un’altra cosa a cui non eravamo abituati è la presenza di alcuni VHS sparsi nella tenuta con i quali, tramite la visione, ci si potrà immedesimare nei panni del protagonista per vivere una breve parte della loro storia, che si rivelerà molto utile ai fini della nostra.
Le ambientazioni in generale risultano molto anguste, a tratti buie, ma si evince un grande lavoro sui dettagli per trasmettere al meglio il senso di oppressione che si percepisce costantemente, rendendo il gioco, se possibile, ancora più inquietante.
La grafica affidata al nuovo Re Engine riesce bene o male a svolgere il suo compito e in definitiva non ci sono molti appunti da fare sotto questo aspetto (anche se a fare i pignoli ci sarebbe da ridire qualcosa sulle textures non sempre omogenee).
Stesse problematiche di grafica ricorrono, anzi sono ancora più evidenti, se si gioca in modalità VR, ma risulta chiaro che se deciderete di giocare in questa modalità le sbavature grafiche saranno l’ultimo dei vostri problemi.
Conclusioni
Se la Capcom voleva riscattarsi c’è riuscita alla grande. Ha finalmente aperto la porta giusta che gli permetterà di ritornare con merito tra i titoli dei vari survival horror che oggi possiamo trovare in abbondanza sugli scaffali. E proprio come i zombie, a cui ci ha fatto appassionare da ormai vent’anni e più, ci auguriamo che questa “riesumazione” a nuova vita possa essere duratura e che ci conduca a sempre migliori esperienze di gioco. Come sempre in attesa del prossimo capitolo, vi auguriamo buon gioco.