Idealismo vs Realismo – Yin e Yang videoludici
Alcuni videogiochi cercano di ricalcare la realtà, altri se ne infischiano delle leggi che regolano il mondo in cui viviamo, mentre altri ancora stanno a metà: prendono ciò che serve dal reale e dall’ideale.La contrapposizione di elementi realistici e irreali all’interno dei videogiochi è molto interessante, porta il giocatore ad interfacciarsi con elementi fantastici come protagonisti super forti in grado di respawanare ( ricomparire dopo essere stati sconfitti) infinite volte che devono compiere azioni mondane come lavare i piatti o fare un parcheggio ad S.
Ma come, non posso portarmi dietro 18 spadoni?
Il realismo nei videogiochi viene utilizzato in svariati modi: per sfruttare le conoscenze base dei giocatori, aumentare l’immersività e aggiungere meccaniche complesse per enfatizzare determinate azioni.
Il primo concetto è molto semplice, i videogiochi prendono per assodato molte delle leggi che regolano il nostro mondo: la gravità ci tira verso il basso, il fuoco brucia e una randellata in testa è sicuramente poco piacevole. Questo serve per avere una base di informazioni solida che il giocatore, tecnicamente, possiede ancora prima di avviare il gioco per la prima volta. Anche la questione immersività è abbastanza immediata: più i mondi che esploriamo e le azioni che compiamo in essi sono vicini a quello che viviamo nella vita reale più ci sentiamo immersi nell’esperienza di gioco.
Il punto più interessante è quello che riguarda le meccaniche di gioco che prendono spunto dalla realtà. Questo tipo di design serve a creare frizione in alcune sezioni di gioco, in modo da enfatizzare una determinata azione o aspetto dell’esperienza. Per esempio, scassinare attivamente una serratura in Skyrim è sicuramente più lungo e complesso, ma soddisfacente, rispetto a cliccare il pulsante “tira il dado” e sperare in un numero alto su Baldur’s Gate. Creare meccaniche con elementi realistici può cambiare radicalmente l’esperienza di gioco: i titoli appartenenti al genere survival horror non sono altro che giochi action che limitano le risorse del giocatore e creano frizione rendendo i protagonisti lenti e, talvolta, un po goffi.
Un modo tramite il quale è possibile aumentare considerevolmente il grado di realismo all’interno di un’esperienza videoludica, oltre ad asset (modelli 3d, suoni e immagini) iper realistici e meccaniche e azioni verosimili, è collocare il focus dell’esperienza sul mondo di gioco invece che sul giocatore.
Mi spiego meglio. Se ci si trova a navigare un mondo progettato appositamente per soddisfare determinati elementi di gioco (oggetti posizionati per creare sezioni platform o i convenientissimi magazzini di munizioni prima di una boss fight) il realismo viene a meno, mentre esplorare ambienti progettati indipendentemente dalle abilità del protagonista e ignorando la necessità di ricalcare alcuni elementi del gameplay aumenta il livello di realismo percepito. Lo stesso discorso può essere fatto con le interazioni del videogioco, se la maggior parte delle interazioni ruota o dipende dalle azioni del giocatore l’esperienza di gioco risulta più artificiale e meno autentica.
Ma l’aggiunta di meccaniche più o meno ispirate alla realtà, talvolta, può risultare deleterio all’esperienza di gioco. Come abbiamo detto prima, le meccaniche realistiche aggiungono frizione all’azione su schermo, quindi devono essere dosate con garbo, soprattutto se cozzano con l’esperienza di gioco, un esempio lampante lo si può trovare nei giochi Bethesda, dove la meccanica del peso trasportabile risulta solamente fastidiosa e in contrasto con la grande quantità di oggetti trovati in giro.
D’altro canto, se si decide di fare del realismo l’elemento predominante di un videogioco si sfocia nei titoli di simulazione, dove è normale aspettarsi meccaniche lente e complesse che, al limite del possibile, ricalcano la realtà.
Un vero protagonista non dorme mai
L’idealismo invece, al contrario del realismo, sfrutta la sospensione dell’incredulità del giocatore per rendere l’esperienza videoludica più comoda, fruibile e spettacolare.
Molte delle meccaniche che possono essere definite idealistiche servono per rendere l’esperienza di gioco più fruibile e inutilmente frustrante: punti di salvataggio, viaggio veloce, veicoli super resistenti e personaggi totalmente privi di bisogni fisiologici; tutti questi aspetti surreali sono universalmente riconosciuti come utili, se non fondamentali, in molti dei videogiochi in mercato.
L’idealismo serve anche per trasmettere specifiche sensazioni ed emozioni al giocatore. Saghe come quelle di Doom o Batman hanno degli aspetti totalmente a favore del giocatore (nemici eccessivamente stupidi o protagonisti mostruosamente forti ed atletici) per rafforzare la power fantasy di star controllando una vera e propria macchina da guerra.
Al contrario del realismo, l’idealismo in un videogioco si ottiene quando si punta il focus sul giocatore e la sua esperienza di gioco: meccaniche comode e utili a livello di gameplay o che rafforzano elementi narrativi ed ambienti progettati su misura per il giocatore (in entrambi i capitoli di Ghostrunner i livelli sono ambienti che, casualmente, sono progettati per essere navigati da un ninja cyborg con abilità specifiche).
Ovviamente se il focus dell’esperienza è eccessivamente collocato sul giocatore si possono incorrere in problemi, la sospensione della realtà ha un limite che se infranto potrebbe rovinare l’esperienza di gioco, a meno che non si voglia creare un prodotto con una natura arcade o comunque molto incentrato sul gameplay. In questo caso l’eccesso di elementi idealistici è totalmente accettato, basti pensare alla stragrande maggioranza dei titoli Boomer Shooter o la maggior parte dei titoli Nintendo, dove il gioco mette in chiaro fin da subito che si è davanti ad un’opera di fantasia in tutto e per tutto, portando il giocatore ad essere più tollerante verso ogni tipo di stramberia.
Le giuste quantità
Finora si è parlato di realismo e idealismo come se fossero due realtà distinte, ma non è così. Combinare elementi di queste due realtà può dare vita a design caratteristici che vanno a cambiare radicalmente la natura di un titolo.Come potete vedere qui sotto, in questa bellissima infografica che ho intitolato “linea realismo-idealismo” ho voluto illustrare alcuni esempi utili per illustrare come questi due aspetti sono intrinsecamente legati.
L’unione di questi due aspetti è utile per bilanciare il videogioco in relazione al design scelto. La saga di Resident Evil, per quanto abbia molti elementi surreali, implementa elementi realistici per far risaltare l’elemento survival voluto dagli sviluppatori: la scarsità delle risorse trovate e l’inventario limitato sono elementi caratteristici del gameplay della IP (intellectual property) Capcom.
Un altro esempio, opposto al precedente, lo si può trovare nella saga di Grand Theft Auto, in cui le regole di un mondo realistico sono state riprogettate in favore del giocatore.
Il bilanciamento di elementi reali e fantastici all’interno di un titolo è un fattore che cambia radicalmente l’esperienza di gioco in favore di un gameplay più realistico e verosimile o, al contrario, in grado di trasmettere fantasie esplosive e sopra le righe.
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