Objection! Sale LAN e diritto all’aborto tra qualunquismo e populismo

“Ti chiedi mai se quello che stai facendo aiuta, contribuisce, o almeno entra in relazione con quelle realtà? Anche solo nel cercare di rendere lo spazio intorno a te un po’ meno ostile alle loro istanze?”
Questa domanda è tratta dal racconto a fumetti “La Dittatura Immaginaria”, ad opera di Zerocalcare, pubblicata sulla rivista Internazionale nel maggio 2021 e riproposta nel suo ultimo libro “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”.
Con questa domanda, il noto fumettista romano suggerisce di chiedersi, quando si decide di intraprendere una lotta a favore di una giusta causa, se l’intervento in questione sia in grado di dare un aiuto concreto. In caso contrario, potrebbe non essere un intervento particolarmente positivo…
Una domanda che in molti casi bisognerebbe porsi anche nel settore videoludico, caratterizzato per lo più da branding (come avviene ormai in troppi settori giornalistici) ma non del tutto privo di giornalismo di inchiesta.
Una domanda protagonista del nuovo numero di “Objection!”, perché le inchieste potrebbero non dare i risultati auspicati.
Dietro le quinte a che pro?
Negli ultimi anni, sono divenute piuttosto popolari le inchieste videoludiche del giornalista Jason Schreier.
Tali inchieste trattano un tema molto interessante e diverso dal solito, ovvero la situazione dei lavoratori nell’industria videoludica, portando così alla luce problemi che non dovrebbero lasciare indifferenti.
Ormai noto è il problema del crunch time: gli straordinari lavorativi, spesso abusati, per portare a termine un gioco entro un periodo prestabilito. Un problema tale che, spesso, dopo aver termino terminato il lavoro per un videogioco Tripla A, porta molti sviluppatori a dedicarsi a tutt’altro tipo di opere, se non addirittura di settore.
Jason Schreier ha denunciato particolarmente il crunch time trattando i problemi di CD Projekt per lo sviluppo di Cyberpunk 2077.
Di recente, grazie ai suoi rapporti nel settore (elemento che colpisce nelle sue inchieste, assieme alla precisione nel citare le fonti) Schreider ha diffuso una comunicazione di Jim Ryan, presidente e CEO di Sony, riguardante il tema del diritto all’aborto, tornato in auge dopo una bozza trapelata su di un sito americano, riguardante la volontà della Corte Suprema di voler negare tale diritto negli Stati Uniti.
Dopo la netta presa di posizione di Bungie, recentemente acquisita da Sony, a favore del diritto all’aborto, Jim Ryan ha inviato una mail agli studi Sony chiedendo di non prendere una posizione netta sull’argomento, al fine di rispettare le opinioni di tutti.
Una mossa che lascia più di qualche sospetto sul pensiero di Sony a riguardo, andando in contrasto con la libera espressione di alcuni temi importanti vista nelle loro esclusive, come l’omosessualità in The Last of Us.
Tale atteggiamento potrebbe mettere a rischio il rapporto di Sony con i propri studi e con i propri clienti? Probabilmente no, ed è questo il punto focale del discorso.

Il lavoro svolto da Jason Schreier è encomiabile, ma a cosa sta contribuendo? La conoscenza del crunch time e dei retroscena su Sony e il diritto d’aborto sta anche sensibilizzando l’utenza?
Sicuramente sono situazioni da non sottovalutare, tenendo conto, per esempio, delle precedenti ripercussioni del caso di molestie in Activision Blizzard, ma non va sottovalutata nemmeno la notevole differenza che, purtroppo, determina l’ignorare o meno situazioni del genere: l’offerta presente sul mercato.
Ad esempio, il crunch time veniva denunciato da Jason Schreier anche in casa Naughty Dog prima del lancio sul mercato di The Last of Us Parte II (che subì anche due rinvii della data di lancio), ma dopo l’arrivo del gioco le uniche polemiche sono state qualcosa di molto discutibile, mentre il titolo si può oggettivamente considerare un capolavoro assoluto.
Al contrario, il lancio di Cyberpunk 2077 è stato disastroso a causa di una pessima ottimizzazione, soprattutto su console old gen. Un Tripla A tanto atteso che fallisce in questo modo è stata l’occasione perfetta per illustrare determinati retroscena, ma a che pro?
Una storia vecchia come il mondo, ascoltata in diversi ambienti: i prodotti del caporalato, la reale situazione di molti lavoratori Amazon, ecc. Situazioni continuamente criticate, ma basta che il prodotto sia buono per avere il cliente sempre disposto a chiudere un occhio.
Lo stesso caso di Activision Blizzard avrebbe sicuramente fatto rumore a prescindere, ma avrebbe anche portato la società nella situazione pre-acquisizione di Microsoft se tutto ciò non fosse stato accompagnato da diversi problemi nelle produzioni videoludiche?

Il qualunquismo e il populismo non si ripagano con la stessa moneta
E’ passato un anno e mezzo dal terremoto scatenato da Cyberpunk 2077, ma quanto è cambiato, da allora, di tutto quello che non va nell’industria videoludica? Quali passi concreti sono stati fatti, in questo mondo ancora in difficoltà post pandemia caratterizzato da diversi rinvii delle date di lancio?
Il lavoro encomiabile di Jason Schreier ha effettivamente smosso qualche coscienza, oppure ha solo creato una schiera di fan che vanno a scontrarsi sul web con i difensori di CD Projekt?
Un caso preoccupante è stato l’attacco hacker subito da CD Projekt circa un anno fa, il quale portò al furto dei codici sorgente dei suoi videogiochi e di tutti i suoi documenti aziendali.
La preoccupazione sta nelle richieste fatte dagli hacker, i quali hanno minacciato di inviare il tutto ai loro contatti nel giornalismo videoludico.
Lungi dal voler accusare Jason Schreier o altri giornalisti di aver organizzato l’attacco, ma è chiaro come l’intento degli hacker fosse quello di minacciare di screditare ulteriormente la software house polacca.
Lo stesso Schreier, in seguito, ha affermato che i ritardi sul programma di patch e sviluppo di Cyberpunk 2077, e su quello di altre opere di CD Projekt, è stato dovuto anche all’attacco hacker subito Che il suo lavoro encomiabile abbia finito addirittura a fare altri danni dove già ne sono stati fatti troppi?

Il potere dei social permette molto facilmente di diffondere informazioni, pertanto è bene farsi delle domande sull’obiettivo da raggiungere quando si comunica, tenendo conto anche di eventuali conseguenze.
Un altro esempio recente è il caso denominato LAN-Gate, denunciato da EsportPalace, noto locale di gaming, bar e ristorazione di Bergamo, tramite un video TikTok nel quale viene mostrato e dichiarato che la loro sala LAN, assieme a tutte le sale LAN e i centri di simulazione italiani, sarebbero stati chiusi.
La colpa era di un esposto da parte dell’imprenditore Sergio Milesi, proprietario di sale di slot machine, all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la quale ha ritenuto illegale e sequestrato la loro sala LAN prima di far visita a tutte le attività di questo genere in Italia.
In seguito, si è sparsa la notizia secondo la quale oltre al danno ci sarebbe potuta essere la beffa, perché lo stesso Sergio Milesi, dopo aver fatto chiudere tutte le sale LAN d’Italia, avrebbe chiesto informazioni per poterne aprire di proprie.
Tuttavia, leggendo l’esposto di Sergio Milesi evince come la situazione fosse diversa da quanto raccontato da EsportPalace, nonché decisamente meno tragica e maliziosa.

Difatti, le sale LAN controllate sono state soltanto quattro, tre delle quali sono state chiuse. L’unica che ha superato il controllo, WeArena, è inquadrata come “parco d’intrattenimento” e deve sottostare a regole diverse.
Il punto focale dell’esposto riguarda proprio le regole riguardanti le sale LAN nei confronti di altri tipi di punti in cui è consentita l’installazione di apparecchi senza vincita in denaro, ovvero le sale giochi tradizionali che rientrano anche tra le attività secondarie di Led S.r.l., la società di Sergio Milesi.
In pratica, Milesi ha presentato l’esposto all’ADM domandando come mai le sale LAN non debbano sottostare alla normativa delle sale giochi tradizionali pur presentando servizi molto simili, facendo l’esempio di un simulatore di guida: per montarne uno in sala giochi bisogna rispettare determinate regole e tassazioni, mentre una sala LAN può benissimo eludere tutto ciò semplicemente assemblando un qualsiasi simulatore ad uso domestico.
La stessa ADM ha poi precisato che qualsiasi attività di fiere e sale LAN non è pregiudicata se svolta nel rispetto delle regole di settore, confermando così l’esagerazione della notizia diffusa.

Il video su TikTok di EsportPalace ha il merito di aver reso popolare questa importante situazione per uno dei nuovi settori dell’industria italiana, la quale ha subito un incidente di percorso a causa di un vuoto normativo che, a detta di Alessio Cicolari di Esport Palace, potrebbe creare problemi a molte altre sale LAN italiane.
Difatti, le attività colpite dall’esposto di Milesi sembrerebbero essere in continuo contatto con il Monopolio di Stato per cercare di risolvere la situazione in modo chiaro.
Allo stesso tempo però, si è trattata anche di un’esagerazione che ha scatenato un’ondata di qualunquismo e disinformazione su quella che è la reale situazione delle sale LAN.
Partendo dall’evidente falsità secondo la quale, con questa situazione, non si sarebbero più potute svolgere fiere in Italia. Gli autori del video di TikTok dovrebbero essere a conoscenza del fatto che fiere come quelle da loro citate non sono composte esclusivamente da sale LAN, anzi. Inoltre, avranno pensato alle visualizzazioni di chi è interessato alle fiere per altri motivi, e alla loro reazione di fronte a un’affermazione del genere?
Si potrebbe anche pensare che se è vero che WeArena ha superato il controllo dell’ADM grazie alla categoria “parco d’intrattenimento”, vien difficile credere che servizi simili nelle fiere, o nei negozi d’informatica, rientrino nella stessa situazione delle sale LAN.
Che dire poi dell’eventuale danno d’immagine a Sergio Milesi?Il proprietario di Led S.r.l. è stato fatto passare come il solito vecchio, tra l’altro avido dei soldi ricavati dalle slot machine, in contrasto con le nuove generazioni e i nuovi settori dell’industria, quando in realtà ha presentato un esposto sulle normative delle sale LAN per via delle sue sale giochi tradizionali.
Un eventuale interesse di Sergio Milesi sull’apertura di sale LAN dopo la vicenda LAN-Gate è da vedersi solo in ottica di un chiarimento normativo, fino a prova contraria, anche perché le sale LAN nel resto d’Italia, al contrario di quanto pronosticato da Esport Palace, sono ancora in attività.

Un esempio da seguire potrebbe essere il caso di Andrea Cangini, il senatore che nel presentare al TG1 il suo libro “Coca Web”, ha scatenato le ire dei gamers paragonando l’uso dei videogiochi alla dipendenza da cocaina.
Il seguente caso ha visto prima l’indignazione per il paragone azzardato, poi delle risposte concrete al senatore, ed infine lo stesso Andrea Cangini ospite sul canale Twitch di Ivan Grieco per un confronto con altri content creators videoludici. Niente attacchi al diretto interessato né fake news per screditare.
Uno dei problemi al giorno d’oggi è il non accorgersi che ad atteggiamenti qualunquisti o populisti si risponde erroneamente alla stessa maniera, finendo semplicemente a creare forme opposte di apparenza: è il contenuto che conta, non la forma.
Il confronto diretto con Andrea Cangini nel canale di Ivan Grieco è stato un aiuto molto importante per la vicenda citata in precedenza. In situazioni così importanti e delicate, il confronto permette di ottenere più informazioni possibili al fine di creare un contenuto utile alla causa.
Citando nuovamente “La Dittatura Immaginaria” di Zerocalcare, stavolta nella forma più “sporca” del linguaggio di Michele Rech: “Senza il confronto con gli altri, ci possiamo fare solo le pi**e.”