Ue: Italia a favore ingresso Turchia

L’Italia si è detta a favore dell’ingresso della Turchia nell’Ue, approfondiamo la questione per capire cosa ciò comporterebbe e quali sarebbero i pro e i contro di un suo ingresso nell’Unione.
Quest’oggi l’inviato speciale del ministro degli Esteri per il Medio Oriente ed il Mediterraneo, Maurizio Massari, ha affermato, nel corso dei colloqui sull’ingresso della Turchia nell’Ue, in corso ad Ankara, che l’Italia è ”sponsor” dell’ingresso della Turchia nell’Ue.
Affermazione importante quella di Massari che lascia ben intendere l’intenzione sempre più concreta di far entrare la Turchia all’interno dell’Ue. Il suo ingresso non solo farebbe aumentare il numero di cittadini europei in maniera considerevole ma offrirebbe la possibilità di “relazionarsi” con alcuni paesi mediorientali attraverso un diverso canale comunicativo e rappresentativo. Basti pensare alle questioni Iran e Siria, due nazioni dove gli equilibri economici e sociali sono fortemente scossi in questi mesi da differenti cause ma dove in entrambi i casi l’Unione Europea sta cercando di intervenire per evitare che anche l’economia comunitaria ne possa risentire. La Turchia sarebbe quindi fondamentale per garantire una più efficiente politica di vicinato con i paesi mediorientali più geo-politicamente vicini.
Ricordiamo ai nostri lettori che la Turchia è membro della N.A.T.O. ed aveva fatto domanda per entrare nell’U.E. nel 1987, solo nel 1999 venne riconosciuta come candidata e da allora si sta valutando se la nazione stia prendendo la giusta strada per rispettare le richieste e le caratteristiche necessarie per entrare nella comunità europea. Difatti sono molte le questioni controverse che dividono in due i membri UE sull’ingresso di Ankara nella comunità.
Ad esempio la pena di morte è stata eliminata solo pochi anni fa, nel 2004; è stata condotta una riforma della giustizia (ma c’è ancora molta strada da fare); si sta cercando di attuare una politica di protezione delle minoranze (questione dei curdi), e c’è più controllo dei militari, in che senso?
La Turchia è uno stato secolare, ovvero dove i militari da sempre godono d un grande potere civile poiché in passato erano l’argine di controllo delle ali islamiste più conservatrici, ora il loro potere sta diminuendo, ma di certo da questo punto di vista le differenze con gli altri paesi dell’Ue sono molte.
Altra questione è quella geografica. Difatti basta guardare una cartina geografica per notare come la Turchia sia più asiatica che europea: accettare nell’Ue questa nazione a cosa porterebbe? Allora perché non accettare anche la Siria o i paesi del nord Africa?
Domande a cui è difficile rispondere e che lasciano ben riflettere su quanto sia controverso ed incerta la futura conformazione dell’Unione Europea.
Infine ricordiamo che l’ingresso della Turchia dovrà esser approvato da Cipro, già stato membro e che ha visto occupata la parte nord della sua nazione proprio dalla Turchia. Si tratta della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord: una repubblica auto-proclamata e non riconosciuta dalla comunità internazionale formatasi nel 1983, in seguito all’occupazione dall’esercito turco avvenuta nel 1974. Insomma un’altra questione da risolvere per far si che la Turchia possa entrare a far parte dell’Ue senza accendere ulteriori conflitti o attriti internazionali.
Sul versante economico la Turchia negli ultimi hanno ha visto un notevole miglioramento, ma non è di certo ancora ai livelli medi degli stati membri europei.
Sicuramente ci sarà ancora molta strada da fare per un ingresso della Turchia nell’Ue, nel frattempo vi abbiamo dato qualche informazione che speriamo sia utile per farvi capire perché da oltre 20 anni questo stato preme per entrare a far parte dell’Ue e perché la stessa UE ci stia pensando così a lungo. Intanto il lavoro di uomini come quello di Maurizio Massari continua ed è fondamentale per per far avanzare il dialogo tra Unione Europea e Turchia.
E.F.
6 febbraio 2012